I mercati in rialzo dopo i primi risultati dell'Eurosummit anti-crisi
Iniziata la seconda giornata di lavori al Consiglio Europeo di Bruxelles, dopo un
“tour de force” durato tutta la notte. Dopo i lavori del Consiglio, infatti, ieri
sera i leader dell’Eurogruppo hanno raggiunto una serie di importanti intese. Il servizio
è di Salvatore Sabatino:
Ci è voluta
un’intera notte, ma alla fine l’intesa è arrivata, quella sull'intero pacchetto di
misure, incluso il piano crescita da 120 miliardi. In sostanza i leader europei hanno
detto sì alla proposta italiana di uno scudo anti-spread a protezione dei Paesi vulnerabili.
Ma il pacchetto apre pure alla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del
fondo europeo salva-Stati. L’imperativo, dunque, era di rassicurare i mercati e l’obiettivo
è stato raggiunto, almeno a guardare i mercati europei, che stamattina corrono. Il
balzo più deciso è stato in apertura quello di Madrid, + 3,23%; ma in salita sono
pure i listini di Milano, Parigi e Francoforte. La ventata di ottimismo era passata
anche per le piazze asiatiche, e alla Bce con Mario Draghi che, attraverso il presidente
del Consiglio Europeo Van Rompuy, comunica di aver accettato di servire da agente
per i fondi Efsf/Esm, il fondo salva stati e quello straordinario. Questo implica
che l’Istituto di Francoforte potrà acquistare e vendere bond. Effetto positivo anche
sullo spread con il Btp-Bund attestatosi a quota 420.
''E' stato un Consiglio
europeo di successo, su tutti i fronti'' ed e' servito anche a ''stabilizzare i mercati
finanziari''. Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel a Bruxelles. Sull’effetto
benefico che l’intesa europea ha avuto sui mercati internazionali, e sull'importanza
dei risultati raggiunti, Salvatore Sabatino ha intervistato Giacomo Vaciago,
docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – Di vertici,
ne abbiamo fatti tanti. Qui c’è un messaggio positivo: l’impostazione italiana-spagnola
è stata accolta, c’è la firma “Merkel” sotto questo accordo, lunedì lo leggeremo con
cura e vedremo quanto sia discrezionale e quanto sia condizionato, quanto sia automatico
questo impegno ad evitare tassi di interesse assurdi.
D. – Bisognerà vedere
anche quale sarà la reazione delle banche centrali …
R. – Assolutamente sì:
cosa ne pensa la Bundesbank, e così via. Perché di solito tocca alle banche centrali
difendere un certo livello di tassi. Qui abbiamo la novità, che sarà un fondo ad hoc,
cosa di cui non ci sono precedenti.
D. – Questo che cosa determinerà poi, in
pratica?
R. – In pratica determinerà di nuovo un gioco complesso, perché ciascuno
deve fare la sua parte. Draghi dovrà coordinarsi con il Fondo e assieme dovranno decidere
se e quando intervenire, e come. Quindi, i giochi si complicano ma certamente c’è
un supplemento di intervento sui mercati che dovrebbe calmare le paure.
D.
– L’assetto istituzionale europeo, così come lo vediamo oggi, potrà supportare questi
cambiamenti o sarà necessario ritoccare anche le istituzioni?
R. – Ci vogliono
più istituzioni che abbiano missioni loro. Questa teoria che 17 governi, quando serve,
sono come fosse un governo solo, abbiamo visto in questi anni che è un fiasco. I 17
governi hanno 17 popoli, 17 parlamenti, 17 orizzonti temporali del loro mandato diversi
… Non siamo stati nemmeno capaci, ancora, di dire che ogni governo dura come gli altri
…
Come si possono definire i risultati raggiunti nella notte a Bruxelles?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà:
R. – Direi positivi,
soprattutto perché si è sbloccata la linea d’inflessibilità della Germania. Ci sono
tre decisioni. Una è offensiva, ma molto limitata: il piano da 120 miliardi per la
crescita dell’eurozona non è che una goccia nel deserto dell’attuale diffusa recessione
europea. Poi abbiamo la seconda, che è difensiva, ma anche offensiva: le banche dell’eurozona
possono essere adesso ricapitalizzate, senza che questi soldi siano calcolati nel
debito pubblico – è una vittoria decisiva soprattutto per la Spagna, che era nell’angolo,
ma in prospettiva anche per altre banche europee, francesi, tedesche, italiane e così
via – difensiva per le banche e offensiva per le imprese e le persone, se un po’ di
questi soldi arriveranno sull’economia e sulle famiglie.
D. – Queste intese
raggiunte a Bruxelles quanto serviranno a calmierare i mercati e a creare più stabilità?
R.
– Qui viene fuori la terza, decisamente difensiva, e anche la più controversa delle
decisioni, perché si è deciso che il fondo salva-Stati dell’Unione Europea, il nuovo
FM, il meccanismo speciale, intervenga in maniera automatica, nel caso in cui gli
spread di una nazione virtuosa superino una determinata soglia, che non è ancora stata
stabilita però; questo, senza fare la fine della Grecia, con l’arrivo della famosa
troika e i piani "lacrime e sangue", ma con la semplice firma di un memorandum. Questo
è molto importante, ovviamente, soprattutto per l’Italia, in prospettiva visto che,
a quanto dice Monti, non è ancora in queste condizioni. La reazione positiva di tutti
i mercati, iniziale - gli indici asiatici, i futures americani ed europei, l’euro
– potrebbe venire certamente dal sollievo di vedere che la strada della liquidità,
della flessibilità, arriva anche in eurozona, ma viene senz’altro anche dalle attese,
che erano molto basse, sui risultati dell’eurosummit, che i mercati avevano scontato
appunto in senso negativo. Attese basse significavano rimbalzo quasi assicurato, per
come ragiona il mercato.
D. – Proprio questo meccanismo di stabilizzazione
dei mercati per abbassare lo spread dei Paesi virtuosi era stato osteggiato dalla
Germania, che poi ha ceduto invece alle richieste dell’Italia. Cosa avrà in cambio
Berlino, secondo lei?
R. – In questa fase immediata, Berlino non ha in cambio
nulla, anzi è seriamente preoccupato per l’eventuale conseguenza che queste due decisioni
– quella della ricapitalizzazione e quella del fondo salva-Stati – possano avere sulla
sua famosa tripla "A", insomma sulle condizioni attuali in cui versa la Germania.
Io, però, credo che invece, in tempi medi, anche per la Germania sia meglio evitare
l’idea che alla fine ovviamente resta, cioè quella di arrivare sempre più avanti e
avere delle condizioni in cui gli altri Stati membri dell’Euro siano veramente in
difficoltà, anche con nelle loro condizioni produttive.
D. – La "road map"
finale sul rafforzamento dell’unione monetaria sarà presentata in ottobre, almeno
è stato annunciato così nella notte da Van Rompuy. E’ un tempo giusto o sarebbe stato
meglio agire prima?
R. – Io credo che i mercati in questa fase non siano molto
interessati alla velocità di quella "road map". Io credo che nelle prossime settimane
siano due le questioni decisive. La prima, è che riforme e vincoli non dovranno essere
trascurati, altrimenti gli spread non saranno difendibili con nessun meccanismo. La
seconda è che dovrà essere gestita con molta attenzione la creazione di liquidità,
che deriva dalla ricapitalizzazione bancaria e dal fondo salva-Stati, pena: inflazione
in cammino, che già in Italia – vediamo - ha superato il 3 per cento, e danni alla
valutazione della moneta, cosa che sicuramente potrebbe piacere all’Italia e alla
Spagna, ma certamente non alla Germania e ai suoi amici, ai suoi satelliti, e che
quindi potrebbe avere delle conseguenze negative anche in Francia.