2012-06-28 15:35:34

L'impegno della Caritas di Roma per la salute e l'integrazione dei rom


Sono stati presentati ieri a Roma i risultati del rapporto “La salute per i rom, tra mediazione e partecipazione”, bilancio del progetto di informazione sanitaria per rom e sinti coordinato dalla Caritas di Roma in collaborazione con le istituzioni sanitarie locali. Questa azione, ha spiegato in un messaggio il ministro italiano per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, aiuta a “spezzare quel circolo vizioso” che porta a “esclusione” e “autoesclusione”di rom e sinti. Il servizio è di Davide Maggiore:RealAudioMP3

Il progetto ha riguardato in particolare due insediamenti nel Comune di Roma: il grande “villaggio” di via Candoni, lontano dal cento urbano, e il piccolo campo cittadino di via Ortolani. Ad abitarli sono rom e sinti provenienti dalla ex-Jugoslavia, che vivono in Italia da più di 30 anni, in una condizione di forte esclusione sociale. A spiegare le ragioni di questa scelta è stato mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma:

“Come in ogni società ci sono quelli che ce la fanno e possono essere considerati fortunati, ci sono altri che vivono l’emarginazione nell’emarginazione. Noi siamo soprattutto vicini a questi ultimi”.

Tra gli interventi effettuati, ci sono stati: l’apertura nei campi di sportelli di promozione della salute, incontri di formazione sulla sanità per mamme e bambini, un laboratorio teatrale sui temi della salute - per i più piccoli – e un corso di formazione per 110 operatori sanitari della città di Roma. Così la dottoressa Fulvia Motta, responsabile del progetto, ha riassunto la filosofia complessiva degli interventi:

“Il nostro lavoro è di orientamento, volto ad aprire le strutture sanitarie per l’accoglienza dei rom e, nello stesso tempo, volto a spiegare ai rom come utilizzare in modo adeguato le strutture. Infatti, noi lavoriamo sia sui rom che sul personale sanitario. Un lavoro con soltanto uno dei due non funziona: bisogna favorire l’incontro, e nel dialogo cercare insieme dei cammini che siano adeguati per entrambi”.

Questa impostazione, ha spiegato ancora la dott.ssa Motta, si è tradotta in una precisa scelta:

“Coinvolgere anche la comunità rom nella promozione della salute, farli sentire protagonisti della tutela della loro salute, per cui non soltanto offrire servizi e percorsi facilitati, ma aiutarli a prendersi carico e cura della propria salute”.

Anche la sensibilizzazione dell’intera società ha naturalmente un ruolo importante. Su questo punto si è soffermato ancora mons. Feroci:

“Uno degli sforzi che stiamo facendo è quello di far comprendere anche alla società civile che i nostri fratelli rom hanno dei bisogni che sono bisogni primari: quelli della salute, dell’istruzione e della casa. Al primo posto, è ovvio, c’è la salute. Ci sono molti rom che non hanno le vaccinazioni per i bambini e hanno tante difficoltà per accedere ai servizi sanitari. Il nostro sforzo è quello di far comprendere alla nostra società i bisogni di questa popolazione e rispondere”.







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