2012-06-28 15:43:31

A Bruxelles il Consiglio europeo anti-crisi, tensione tra Germania e altri Stati


E' iniziato, oggi pomeriggio, a Bruxelles il Consiglio europeo anti-crisi. Un vertice a 27 tutto incentrato sulla situazione economica del Vecchio continente, alla ricerca di possibili ed urgenti soluzioni. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

L’obiettivo da raggiungere è ambizioso, ma più che mai necessario: la solidità del Vecchio continente, ed in primo luogo la calma dei mercati. Secondo gli addetti ai lavori, si tratta dell'ultima occasione – a meno della convocazione di un altro vertice straordinario in luglio – per lanciare segnali chiari e importanti, sull'irrevocabilità dell'Unione economica e monetaria. Ma a preoccupare è soprattutto la posizione assunta dalla Germania, che non cambia linea dopo l'aut-aut del premier italiano Monti, che - forte dell’appoggio del francese Hollande - ha dichiarato: “niente Tobin tax senza Scudo anti-spread”. Berlino, da parte sua, bolla come “esagerato” il panico di Italia e Spagna sui tassi e fa notare che è a disposizione dei Paesi che ne avessero bisogno una serie “raffinata” di strumenti, tra i quali il fondo salva-Stati. Intanto a sorpresa il ministro tedesco delle finanze, Wolfgang Schaeuble, in un'intervista al Wall Street Journal, ha detto che la Germania è disposta ad un'apertura sulla questione degli Eurobond. E gli industriali italiani lanciano un allarme: il Pil nel 2012 calerà del 2,4%, mentre la pressione fiscale supererà il 54%. Drammatica la situazione anche sul fronte occupazionale: persi un milione e mezzo di posti di lavoro dal 2008. Una crisi economica – si legge nello studio di Confindustria – che produce danni come se il "Bel Paese" fosse in guerra.

Un vertice su cui si concentrano le attenzioni dei mercati, in cerca di maggiore stabilità. Ma nonostante i rischi legati al fallimento del vertice, le tensioni della vigilia tra la Germania e gli altri Stati, non fanno ben sperare. Salvatore Sabatino ha intervistato Marco Lossani, docente di Politica internazionale presso l’Università "Cattolica" di Milano: RealAudioMP3

R. – Ci sono i migliori presupposti affinché il Vertice produca un nulla di fatto, che in questo momento sarebbe un risultato – ovviamente – pessimo! Queste schermaglie, che si sono andate producendo nel corso della settimana, non sono evidentemente favorevoli alla soluzione dei problemi che ci sono, che sono grossi e che rischiano di degenerare molto velocemente.

D. – Se non si dovessero raggiungere i risultati sperati, che cosa accadrebbe, poi, fattivamente?

R. – Fattivamente c’è il rischio che il mercato reagisca in maniera molto nervosa, facendo precipitare immediatamente le quotazioni di quelle che sono, appunto, le principali piazze internazionali e in modo particolare andremmo incontro a severe tensioni sul mercato dei titoli del debito pubblico.

D. – Abbiamo visto nelle ultime ore che c’è la preoccupazione soprattutto di Italia e Spagna: è stato lanciato anche un allarme di Confindustria, in Italia, che parla addirittura di risultati economici come se il Paese fosse in guerra. Insomma una situazione davvero drammatica…

R. – L’economia reale sta soffrendo molto a seguito di queste tensioni che si stanno manifestando, ormai da tempo, sui mercati finanziari. Comincia a diventare preoccupante, ancora di più di quanto non fosse fino a qualche mese fa, anche il quadro produttivo e dell’occupazione. Evidentemente le preoccupazioni di Confindustria sono bene fondate.

D. - Quale può essere la chiave di volta per uscire dal tunnel della crisi, forse un maggior senso di responsabilità da parte dei singoli Stati?

R. – Il senso di responsabilità da parte dei singoli Stati ci deve essere; ci deve anche essere uno sforzo evidentemente a risistemare alcune cose che non hanno funzionato, ma più che altro in questo momento urge un accordo veramente cooperativo a livello europeo. La politica deve fare veramente un salto in avanti! Se si vuole mantenere in vita l’Euro è più che mai necessario mettere da parte nazionalismi e visioni molto restrittive o particolaristiche e pensare in chiave davvero europea.

D. - Insomma prima di fare l’Europa, forse andavano "fatti" gli europei?

R. – Andavano "fatti" gli europei e per favorire la costruzione degli europei era necessario accelerare sul fronte della costruzione delle istituzioni europee. Questo è – diciamo – quanto è veramente mancato in questi ultimi 10 anni. Si era fatto un grandissimo passo in avanti con la costruzione dell’Euro e poi ci si è sostanzialmente "addormentati" su quello che si era riuscito a fare, senza andare avanti in questo processo di costruzione, che invece era assolutamente necessario.







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