Consumo di droghe e narcotraffico. L'esperto: mercato globale che prospera sulla corruzione
È di ieri il drammatico dato dell’Onu sui 27 milioni di persone al mondo che patiscono
problemi a causa dell’uso di stupefacenti e sui circa 200 mila tossicodipendenti che
perdono la vita per le droghe. Uno scenario che si collega a quello del narcotraffico,
il quale oltre ai gravi problemi di ordine pubblico e di sicurezza che genera, si
segnala anche per le proporzioni globali dell’economia illecita che lo caratterizza.
Ma qual è il volume di affari dei grandi “cartelli” del narcotraffico? Davide Maggiore
lo ha chiesto ad Antonio Mazzitelli, rappresentante in Messico dell’agenzia
delle Nazioni Unite contro la Droga e il crimine:
R. – Per quanto
riguarda il traffico di droga, ci sono le stime fatte per le Nazioni Unite per quanto
riguarda la produzione e il turn-over finanziario relativo alla produzione
di eroina e alla produzione di cocaina. Quello che, invece, è impossibile determinare
è il valore di mercati come quello della cannabis, della marijuana, delle droghe sintetiche.
Nel 2010, il volume di denaro "sporco" in circolazione era di 1,6 trilioni di dollari.
Questo, però, includeva tanto i mercati della droga come anche gli altri mercati e
il denaro generato dalla corruzione.
D. – Qual è la portata di questo fenomeno
della corruzione?
R. – Non esistono mercati illeciti senza la corruzione, soprattutto
quando hanno come oggetto beni ad alto valore aggiunto, come possono essere le droghe.
Per le organizzazioni di traffico, sicuramente la corruzione è lo strumento più efficace
per minimizzare i rischi della perdita economica, cioè assicurarsi, attraverso il
pagamento di quote, il passaggio della merce da una frontiera all’altra. La violenza
viene utilizzata quando la corruzione o l’intimidazione non sono riuscite a rimuovere
gli ostacoli per lo svolgimento degli affari criminali.
D. – Per quanto riguarda
invece i flussi di denaro, secondo un recente rapporto di una università colombiana,
solo poco più del 2% dei proventi illeciti resta nei Paesi produttori, mentre il resto
va ad alimentare circuiti internazionali...
R. – La struttura del mercato,
dell’industria della droga, è una struttura a forma piramidale. La produzione è distribuita
in migliaia di piccoli produttori, che ricevono molto poco di quello che è il valore
aggiunto sui mercati finali. Questo perché il valore aggiunto delle droghe, in particolare,
è rappresentato dal numero di chilometri e dal numero di frontiere che devono essere
superate per poter arrivare nel mercato finale. Da qui questa struttura piramidale,
e più ci si avvicina al vertice, più ci si avvicina a quelli che sono i cosiddetti
cartelli o le organizzazioni di trasporto. Guardando ai mercati finali, anche in questo
caso si evidenzia una struttura piramidale, con un vertice, però, capovolto. Le organizzazioni
di traffico controllano i due vertici e la distribuzione finale, invece, è nelle mani
di piccoli distributori, che sono però, come nel caso dei produttori, migliaia.
D.
– Per quanto riguarda, invece, i proventi delle grandi organizzazioni, cosa si sa
dei percorsi che normalmente questo denaro segue e dei passaggi, che servono a ripulire
questi proventi illeciti?
R. – Si utilizzano un’infinità di metodi. Sempre
di più, soprattutto a livello nazionale, si utilizzano imprese di facciata o anche
negozi, hotel, ristoranti, che fatturano ingressi molto alti, quando in realtà non
hanno clienti o non hanno un giro d’affari reale.
D. – In quale direzione si
dovrebbe agire per bloccare questa economia, che fornisce ossigeno alle grandi organizzazioni
malavitose?
R. – Ridurre la domanda di droga, attraverso prevenzione, trattamento
e riabilitazione di chi oggi consuma droga sono alcuni dei punti. Come pure operare
sequestri sempre più importanti: perdere due, tre, dieci tonnellate di cocaina all’anno
rappresenta una perdita dal punto di vista economico importante, anche per la più
forte organizzazione criminale.