Benedetto XVI all'udienza generale: Dio non vuole grandezza ma servizio
La logica umana cerca potere, dominio, mezzi potenti ma la piena realizzazione è nello
“svuotarsi di se stessi”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale di ieri mattina
in Aula Paolo VI, ricordando la via indicata da Cristo e commentando la Lettera di
San Paolo ai Filippesi, definita un “inno cristologico”. Il servizio di Fausta
Speranza:
“L’ascesa a
Dio” si realizza nella “discesa del servizio”. Con queste parole Benedetto XVI sintetizza
la via indicata da Cristo. “Colui che si è profondamente abbassato prendendo la condizione
di schiavo, viene esaltato, innalzato sopra ogni cosa dal Padre”. La via della Croce,
dell’umiliazione, del dono di sé nella “obbedienza alla volontà del Padre”, è la via
che San Paolo sposa, dice il Papa. Solo questo giustifica le sue parole di gioia e
serenità nella Lettera ai Filippesi, scritta quando l’apostolo è in prigione e “sente
prossima la morte”, il martirio. “Gesù ha raggiunto il massimo grado dell’umiliazione,
perché la crocifissione era la pena riservata agli schiavi e non alle persone libere”:
“La
logica umana, invece, ricerca spesso la realizzazione di se stessi nel potere, nel
dominio, nei mezzi potenti. L’uomo continua a voler costruire con le proprie forze
la torre di Babele per raggiungere l’altezza di Dio, per essere come Dio”.
Il
Papa ricorda il gesto che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena sottolineando: “E' importante
ricordarlo”. Gesù ha lavato i piedi agli Apostoli e ha detto loro di fare la stessa
cosa gli uni agli altri. E a braccio Benedetto XVI afferma: “Dio non vuole grandezza,
Dio vuole il dono di sé nell’amore, nel servizio”:
“L’ascesa a Dio avviene
proprio nella discesa dell’umile servizio, nella discesa dell’amore, che è l’essenza
di Dio e quindi la forza veramente purificatrice, che rende l’uomo capace di percepire
e di vedere Dio”.
E dunque, ancora a braccio, aggiunge parole semplici
e fortissime: “Solo se usciamo da noi stessi – dice – ci troviamo”. Qui, il Papa dà
un’indicazione precisa:
“Nella preghiera, nel rapporto con Dio, noi apriamo
la mente, il cuore, la volontà all’azione dello Spirito Santo per entrare in questa
stessa dinamica di vita.”
“La preghiera – dice il Papa – è fatta di silenzio
e di parola, di canto e di gesti che coinvolgono l’intera persona”. E aggiunge un
pensiero a un gesto preciso:
“La genuflessione davanti al Santissimo Sacramento
o il mettersi in ginocchio nella preghiera esprimono proprio l’atteggiamento di adorazione
di fronte a Dio, anche con il corpo”. “Da qui – afferma Benedetto XVI - l’importanza
di compiere questo gesto non per abitudine e in fretta, ma con profonda consapevolezza”:
“Quando ci inginocchiamo davanti al Signore noi confessiamo la nostra fede
in Lui, riconosciamo che è Lui l’unico Signore della nostra vita”. Infine,
l’invito del Papa:
“Sostiamo in adorazione più spesso davanti all’Eucaristia,
per far entrare la nostra vita nell’amore di Dio, che si è abbassato con umiltà per
elevarci fino a Lui”.
Nei saluti in varie lingue, torna il riferimento
alla Lettera di San Paolo ai Filippesi come a un “grande inno cristologico”. In francese
la sintesi dei sentimenti di Gesù: “l’amore, l’umiltà, l’obbedienza a Dio” e il saluto
in particolare ai gruppi da Syros in Grecia e da Haiti. In inglese, l’incoraggiamento
a scoprire che “abbassandoci nell’umiltà e nell’amore, noi ci innalziamo a Dio”, con
un pensiero particolare alla delegazione ecumenica dei leader cristiani dalla Corea.
In spagnolo, ancora parole sulla condizione divina e umana di Gesù, che ha vissuto
l’incarnazione, la morte in croce, l’esaltazione nella gloria di Dio, con il saluto
ai pellegrini provenienti da Spagna, Messico, Colombia. In polacco e in ungherese,
il riferimento alla prossima solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ricordati
“in particolare a Roma dove hanno insegnato, hanno dato la loro testimonianza e hanno
subito il martirio in nome di Cristo”. “La visita alle loro tombe – dice – sia per
tutti l’occasione di un consolidamento nella fede”.