Uomo, ambiente e agricoltura al Congresso internazionale sulla vita rurale
Con il discorso del cardinale Peter Turkson alla Fao è cominciato, ieri, il quarto
Congresso mondiale sulla vita rurale, organizzato dal Pontificio Consiglio "Giustizia
e Pace" con la collaborazione dell’Icra, l’organizzazione di ong cattoliche dedicate
all’agricoltura. Il tema degli incontri di questa edizione è “evoluzioni e problemi
del mondo rurale davanti alle sfide della globalizzazione". Il servizio di Michele
Raviart:
Giovanni Paolo
II si rivolse agli agricoltori, nel 1993, come a degli uomini privilegiati, che avevano
la fortuna di “sentire, dentro la vita che sboccia, il mistero perenne della creazione”.
E il rapporto tra uomo, terra e divino è stato uno dei cardini della Dottrina sociale
della Chiesa in tutto il Novecento. A partire dall’Enciclica di Giovanni XXIII, “Mater
et Magistra” del 1962, dopo la quale venne convocato il primo incontro dei cattolici
sulla vita rurale, fino alla “Caritas in veritate” di Benedetto XVI. Mons. Mario
Toso, segretario del Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace":
“Il ruolo
dell’agricoltura oggi è sempre fondamentale per il Magistero della Dottrina sociale
della Chiesa, perché ricorda come il settore agricolo non sia un settore che deve
rimanere perennemente emarginato o depresso, ma sia un settore fondamentale assieme
agli altri nella realizzazione del bene comune nazionale e mondiale”.
Al
centro di tutto c’è la relazione d’amore dell’uomo con Dio, con gli altri e con il
Creato. In questo senso l’uomo deve svilupparsi integralmente con l’ambiente, che
non può essere ridotto ad una mera risorsa da sfruttare. Don Franco Appi, docente
di morale sociale e assistente ecclesiastico dell’Icra:
“Ho sempre difficoltà
a considerare l’ambiente come una cornice all’interno della quale ci troviamo, perché
noi stessi in qualche misura siamo ambiente. Se invece di usare il termine ‘ambiente’
usiamo il termine ‘natura’ noi comprendiamo come noi stessi siamo natura e questo
ci fa capire cosa vuol dire ‘ecologia umana’, che è un’espressione utilizzata ampiamente
da Giovanni Paolo II. Il che significa che il rispetto della vita dell’uomo è uguale
al rispetto della vita dell’ambiente, della vita della natura. Una delle affermazioni
nella "Caritas in veritate" è che noi come trattiamo l’ambiente così trattiamo l’uomo”.
In
questo tempo in cui la finanza ha spesso superato ogni barriera etica, ecco che appare
necessario riportare l’uomo al centro dell’economia, anche in agricoltura e specialmente
nei Paesi più poveri, dove difficoltà nei campi e fame vanno di pari passo. La riflessione
di Flaminia Giovanelli, sotto-segretario di “Giustizia e Pace”:
“Abbiamo
sentito, anche ieri, alla Fao che i problemi della fame e della povertà sono ancora
molto gravi e, soprattutto, che i poveri sono i poveri del mondo rurale. Paradossalmente,
i popoli che patiscono la fame sono proprio i popoli in cui il maggior numero di abitanti
sono contadini”.
Ed è in questi Paesi che si impegnano le Ong cattoliche
che si occupano di agricoltura, riunite sotto l’ègida dell’Icra, con finanziamenti
di microcredito e progetti di sviluppo rurale, come la creazione di pozzi d’acqua.
Vincenzo Conso, segretario dell’Icra:
“L’obiettivo è essenzialmente
quello di fare memoria del congresso del 1962 e nello stesso tempo rilanciare dopo
la Caritas in veritate, l’impegno complessivo dell’organizzazione
e delle organizzazioni che compongono l’Icra. Abbiamo 62 organizzazioni in quattro
continenti, solo in Oceania non siamo presenti. Associamo circa 7 milioni di persone
soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.
Tra gli obiettivi che il congresso
si propone di realizzare, la creazione di un osservatorio sulla distribuzione del
cibo nel pianeta, nell’ottica della sicurezza alimentare e dell’autosostentamento
e il rafforzamento della società civile in Africa.