Mons. Paglia neopresidente del dicastero della Famiglia: "E' al centro della nuova
evangelizzazione"
Mons. Vincenzo Paglia è stato nominato da Benedetto XVI presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia al posto del cardinale Ennio Antonelli. Mons. Paglia, finora
vescovo di Terni-Narni-Amelia, è stato elevato alla dignità di arcivescovo. Ordinato
sacerdote nel 1970, è stato parroco nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e
prefetto della terza prefettura di Roma. Ordinato vescovo nel 2000, dopo poco è stato
nominato presidente della Federazione biblica cattolica internazionale e poi presidente
della Commissione Ecumenismo e dialogo della Cei. È consigliere spirituale della Comunità
di Sant’Egidio. Ed è inoltre postulatore della Causa di beatificazione dell'arcivescovo
di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero. All’annuncio della nomina a capo del dicastero
sulla Famiglia, Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente mons. Vincenzo
Paglia:
R. – Sì, non
c’è dubbio che ancora una volta, come già altre volte nella mia vita, sono chiamato
a nuove responsabilità. Cerco, come ho sempre cercato di fare, di rispondere con prontezza
alla chiamata del Signore. Questa volta il Papa mi chiede di prendere l’incarico del
Pontificio Consiglio che ha come tema la famiglia, con tutte le sue molteplici sfaccettature,
e per me ha un significato il fatto che me lo chieda nel giorno nel quale Benedetto
XVI è in visita alle famiglie dei terremotati in Emilia. E’ come dire che debbo seguire
questo esempio: di stare su questa frontiera con la stessa passione con cui Benedetto
XVI sta in questo giorno e da sempre. Penso anche a cosa è stata l’esperienza a Milano
sulla frontiera della famiglia. E poi c’è gratitudine al Signore, un ringraziamento
al Papa e una preghiera, perché questo ministero possa essere al servizio della Chiesa
e delle famiglie.
D. – La famiglia, con il suo ruolo centrale nella società,
è al centro anche della nuova evangelizzazione...
R. – Non c’è dubbio che l’insistenza
che la famiglia torni ad essere al centro dell’educazione e anche dell’evangelizzazione
è un tema che già è stato sottolineato in maniera straordinaria da Giovanni Paolo
II, in particolare. Non posso dimenticare che proprio l’istituzione del Pontificio
Consiglio della Famiglia sia stata fatta quattro giorni prima dell’attentato a Giovanni
Paolo II: come quasi a firmarla con il sangue. E credo sia importante che tutti ne
prendiamo coscienza, a partire anche dalle famiglie. Ed è ovvio che, in un tempo nel
quale la famiglia naturale vive momenti difficilissimi, ci sia bisogno di una dimensione
culturale da irrobustire, per far tornare la famiglia come voluta da Dio nel cuore
della cultura, della società, della politica, della stessa economia. E questo è un
impegno assolutamente straordinario. Poi, c’è la famiglia cristiana, quella irrobustita
dal Sacramento, tanto che è in qualche modo segno e strumento della comunione fra
tutti. In questo senso, c’è una responsabilità delle famiglie cristiane di fronte
alla società contemporanea che assume una prospettiva davvero alta. Dobbiamo avere
grandi ambizioni, grandi sogni sulla famiglia.