2012-06-26 14:27:58

A una suora comboniana il riconoscimento del Dipartimento Usa per la tratta nel Sinai


Il dipartimento Usa del traffico di persone (Tip) ha conferito a suor Azezet Kidane, una suora comboniana risidente a Gerusalemme, il riconoscimento di eroe. La cerimonia, riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, si è svolta il 19 giugno scorso. La religiosa – membro attivo della Commissione per il coordinamento dell’attività pastorale con i lavoratori stranieri e richiedenti asilo del Patriarcato latino – è stata premiata per il suo contributo straordinario nell’esporre e guidare, insieme con i medici per i diritti umani in Israele, una campagna per sviluppare l'attenzione mondiale al traffico sistematico, rapimenti e torture di rifugiati nel deserto del Sinai prima del loro ingresso in Israele. La consegna del riconoscimento è coincisa con la pubblicazione annuale del Resoconto sul traffico di persone del Dipartimento di Stato Usa. “Nei due anni scorsi, centinaia di richiedenti asilo, vittime di torture e traffico, hanno condiviso con me, le loro voci tremanti, le storie inenarrabili di prolungata sofferenza fisica ed emotiva da parte di trafficanti nel deserto del Sinai – ha detto suor Azeret –. Nessun essere umano vorrebbe mai sentire le testimonianze scioccanti che ho raccolto quotidianamente nella clinica aperta dai medici per i diritti umani in Israele. Proprio in questo momento – ha proseguito – richiedenti asilo sono detenuti con la forza, torturati ed uccisi nel Sinai ed il mondo non fa abbastanza per salvarli da questi orrori. Con i medici per i diritti umani in Israele facciamo tutto ciò che possiamo per aiutare queste vittime, ma i nostri sforzi non sono la soluzione. Hanno bisogno di aiuto e non possiamo volger loro le spalle. Spero che questo riconoscimento darà voce alle vittime e porterà ad un’azione internazionale ed alla cooperazione che garantisca trattamento per le vittime in Israele e lo smantellamento di campi di traffico e tortura nel deserto del Sinai”. Attraverso le storie raccolte dai Medici per i diritti umani Israele è emerso che il 59% dei nuovi pazienti della clinica sono stati esposti a torture o trattamenti crudeli, inumani o degradanti da parte dei trafficanti nel deserto del Sinai. L’81% dei pazienti della clinica ha riferito di essere stato incatenato o tenuto in cattività nel Sinai, mentre il 39% riporta di essere stato esposto a torture o di aver assistito alla morte di altre persone sulla via verso Israele. Infine, l’11% dei pazienti mostra cicatrici sul corpo, e almeno in 178 affermano di essere stati bersagli di spari nell’attraversamento del confine Egitto-Israele. (T.C.)







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