A una suora comboniana il riconoscimento del Dipartimento Usa per la tratta nel Sinai
Il dipartimento Usa del traffico di persone (Tip) ha conferito a suor Azezet Kidane,
una suora comboniana risidente a Gerusalemme, il riconoscimento di eroe. La cerimonia,
riferisce il portale del Patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, si è svolta
il 19 giugno scorso. La religiosa – membro attivo della Commissione per il coordinamento
dell’attività pastorale con i lavoratori stranieri e richiedenti asilo del Patriarcato
latino – è stata premiata per il suo contributo straordinario nell’esporre e guidare,
insieme con i medici per i diritti umani in Israele, una campagna per sviluppare l'attenzione
mondiale al traffico sistematico, rapimenti e torture di rifugiati nel deserto del
Sinai prima del loro ingresso in Israele. La consegna del riconoscimento è coincisa
con la pubblicazione annuale del Resoconto sul traffico di persone del Dipartimento
di Stato Usa. “Nei due anni scorsi, centinaia di richiedenti asilo, vittime di torture
e traffico, hanno condiviso con me, le loro voci tremanti, le storie inenarrabili
di prolungata sofferenza fisica ed emotiva da parte di trafficanti nel deserto del
Sinai – ha detto suor Azeret –. Nessun essere umano vorrebbe mai sentire le testimonianze
scioccanti che ho raccolto quotidianamente nella clinica aperta dai medici per i diritti
umani in Israele. Proprio in questo momento – ha proseguito – richiedenti asilo sono
detenuti con la forza, torturati ed uccisi nel Sinai ed il mondo non fa abbastanza
per salvarli da questi orrori. Con i medici per i diritti umani in Israele facciamo
tutto ciò che possiamo per aiutare queste vittime, ma i nostri sforzi non sono la
soluzione. Hanno bisogno di aiuto e non possiamo volger loro le spalle. Spero che
questo riconoscimento darà voce alle vittime e porterà ad un’azione internazionale
ed alla cooperazione che garantisca trattamento per le vittime in Israele e lo smantellamento
di campi di traffico e tortura nel deserto del Sinai”. Attraverso le storie raccolte
dai Medici per i diritti umani Israele è emerso che il 59% dei nuovi pazienti della
clinica sono stati esposti a torture o trattamenti crudeli, inumani o degradanti da
parte dei trafficanti nel deserto del Sinai. L’81% dei pazienti della clinica ha riferito
di essere stato incatenato o tenuto in cattività nel Sinai, mentre il 39% riporta
di essere stato esposto a torture o di aver assistito alla morte di altre persone
sulla via verso Israele. Infine, l’11% dei pazienti mostra cicatrici sul corpo, e
almeno in 178 affermano di essere stati bersagli di spari nell’attraversamento del
confine Egitto-Israele. (T.C.)