Al via i "Giardini di Luglio" della Filarmonica Romana
I Giardini di Luglio della Filarmonica Romana si aprono, a partire da oggi e fino
all’8 luglio, per una serie di appuntamenti d’arte, spettacolo e convivialità, richiamando
un pubblico di giovani e anziani per percorrere avventure inusuali nelle culture del
mondo. Il servizio di Luca Pellegrini:
Nel cuore
di Roma c’è un Bosco Filarmonico, un luogo dove le vicende dell’arte e della natura
si incontrano e dove l’Accademia Filarmonica, che ne cura la bellezza, lo apre ogni
estate al pubblico per una serie di appuntamenti che vanno dalla danza alla musica,
dalla fotografia al gioco, installazioni nel verde e visite guidate alla flora incantata.
Sandro Cappelletto, direttore artistico, dimostra una curiosità innata, una
voglia di stupire, una fantasia accattivante nelle proposte che scorrono dal pomeriggio
alla notte. Si inizia ricordando il centenario della nascita in un musicista assolutamente
singolare, John Cage, e si chiude con l’esecuzione di uno dei falsi beethoveniani
più divertenti della storia, come racconta il direttore:
R. – Mi sono reso
conto che c’è veramente un dolce e – nello stesso tempo – un travolgente moto di affetti
per lui, per la sua musica. E’ il suo modo di stare nella musica, di stare nella storia
dell’arte che ancora affascina: il suo aver portato certe dinamiche della cultura
orientale nella cultura occidentale degli Stati Uniti, da dove rimbalzeranno in Europa.
John Cage è stato anche uno scacchista, faceva yoga, gli faceva piacere la convivialità.
Era un uomo di una grandissima dolcezza. La storia di Beethoven è una storia divertentissima
e io trovo molto istruttiva. Nel 1926, Benito Mussolini, capo del governo italiano,
chiede di diventare socio effettivo dell’Accademia Filarmonica Romana: il Consiglio
dell’Accademia accetta la richiesta. Nel 1927, come per sdebitarsi di questo riconoscimento,
Mussolini dona alla Filarmonica un manoscritto autografo di Beethoven, una parte per
violino assolo, con tanto di titolo: Bonn, che è la città natale, e firma beethoveniana.
La sua scrittura sembra quella, una scrittura nervosa, tutta tesa verso destra e in
alto, però è una clamorosa patacca e ineseguibile. Questa è una storia istruttiva,
perché? Perché si vede come da un lato Mussolini fosse, oltretutto, anche molto vanaglorioso
e incompetente, proprio lui che si diceva violinista; e, dall’altra, come spesso il
rapporto della politica con le arti sia strumentale, sia in qualche modo viziato già
nell’approccio iniziale. La suonerà Fulvio Luciani, che è un nostro magnifico violinista,
così com’è e quindi inascoltabile. Per renderla poi più digeribile, ci faremo sopra
delle variazioni beethoveniane, cioè con materiali veramente beethoveniani.
D.
- Anche quest’anno cinque “Nazioni in festa” nei giardini.
R. - Sì, ci sono
cinque nazioni: Armenia, Austria, Iran, Norvegia e Burkina Faso. Ognuna porta i suoi
artisti, dei film, delle immagini, delle iniziative anche di teatro. A noi è piaciuto
mettere insieme, in queste “Nazioni in festa” le nazioni più ricche del mondo, e la
Norvegia è tra queste; l’Austria è un Paese molto ricco; e le nazioni più povere e
il Burkina Faso è la nazione più povere del mondo: saranno, però, unite dall’arte,
dalla musica, dal teatro, dallo spettacolo, dalla verità che raccontano questi concerti
e queste performance.