Nepal: no agli aborti selettivi da leader cristiani, protestanti e indù
Diversi leader religiosi cristiani e indù, insieme a medici e attivisti pro-life,
in questi giorni in Nepal stanno lanciando appelli al governo per denunciare la pratica
degli aborti selettivi illegali che si sta diffondendo sempre più nel Paese. La situazione
– riferisce l’agenzia AsiaNews – si sta aggravando soprattutto nelle fasce più povere
della popolazione tra le quali, a causa della crisi economica e dell’instabilità politica,
alcune organizzazioni straniere stanno spingendo all’aborto numerose donne. In molte
regioni, inoltre, c’è la credenza che se non si hanno figli maschi non si va in paradiso,
per cui molti uomini costringono le donne ad aborti selettivi in base al sesso. Il
pastore protestante K. B. Rokaya, attivista per i diritti umani, afferma che “l’aborto
è una pratica criminale che va condannata. Un bambino – prosegue – è un dono di Dio
ed ha diritto a nascere”. Il pastore ha poi invitato il governo ad incentivare politiche
di sostegno per le famiglie e ad applicare la legge. In Nepal, infatti, l’aborto è
illegale tranne che per alcune situazioni particolari in cui c’è il rischio per la
salute della donna, oppure nei casi di stupro o se la donna non è capace di intendere
e di volere. La pratica degli aborti selettivi viene fatta abusivamente e in strutture
non idonee, con la conseguenza di gravi ripercussioni sulla salute fisica e psicologica
della donna. (A.C.)