2012-06-21 14:09:17

Giovani e formazione al centro del IX Simposio dei docenti universitari


“Giovani, formazione ed Università”, è il tema del IX Simposio Internazionale dei docenti universitari promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, che si apre oggi pomeriggio a Roma. L’incontro, che si concluderà sabato, vede la presenza di oltre 500 docenti provenienti da tutto il mondo e di 100 relatori. La riflessione del prof. Cesare Mirabelli, presidente del comitato scientifico del Simposio al microfono di Marina Tomarro.RealAudioMP3

R. – Il IX Simposio dei docenti universitari ha una caratterizzazione un po’ diversa rispetto ai precedenti, perché è centrato molto sui giovani e sulla loro presenza nella società. Quindi, è l’università che si apre in qualche modo a considerare non solamente i problemi della ricerca e della formazione come fatto dei docenti, ma con una responsabilità nei confronti delle nuove generazioni e un’apertura a come esse possano inserirsi nel mondo del lavoro e della ricerca ed essere valorizzate in questo.

D. – Secondo lei, dove e in che cosa le università dovrebbero innovarsi per aiutare meglio i giovani ad andare incontro al mondo del lavoro?

R. – Devono innovarsi, considerando i giovani, anzitutto, non solamente come dei discenti, ma come coloro che partecipano alla vita universitaria. Devono innovarsi anzitutto orientandoli nella scelta dei percorsi formativi, che sono più idonei rispetto alle loro esigenze e anche alle loro attitudini e nel corso dei loro studi, non lasciarli, come spesso avviene, isolati, in qualche misura, non accompagnati nell’uso delle potenzialità formative che l’università ha. C’è da dire che l’università italiana, nel suo complesso, ha un buon livello di formazione. Lo vediamo quando i giovani laureati nelle nostre università si aprono ad una competizione internazionale, svolgono attività di ricerca in centri di eccellenza, al di fuori del nostro Paese, e quindi non in un’atmosfera diremmo chiusa, nella quale non vi è competizione. Vi è, quindi, una buona fascia di giovani, che è molto preparata.

D. – La Chiesa in che modo può aiutare l’università, a portare avanti questo compito?

R. – Se si ha una concezione dell’università non solamente come momento di apprendimento, di conoscenze, in chiave tecnica strumentale, ma di crescita formativa, allora è un ambiente che certamente non può essere estraneo alla Chiesa. La Chiesa per sua natura ha carattere universale. L’università tende a questo, ad un’universalità del sapere, e questo porta ad una vicinanza. Forse si può sottolineare un elemento ancora ulteriore: chi fa ricerca universitaria, chi fa ricerca in senso generale, è orientato a verificare la verità delle cose. Mi pare che questo sia anche un obiettivo della Chiesa: formare e mostrare la verità delle cose.







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