Presentato il testo di lavoro del Sinodo sulla nuova evangelizzazione
Promuovere una cultura più profondamente radicata nel Vangelo per offrire una risposta
adeguata ai segni dei tempi: questa è la nuova evangelizzazione, tema del 13.mo Sinodo
generale ordinario dei vescovi, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre prossimi.
Ieri, nella Sala Stampa della Santa Sede, la presentazione dell’Instrumentum laboris,
ovvero il documento di lavoro dell’Assemblea. Suddiviso in quattro capitoli, il documento
è stato pubblicato in latino, italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese
e polacco. Per una sintesi dei contenuti, ascoltiamo il servizio di Isabella Piro:
“Non abbiate
paura!”: il senso della nuova evangelizzazione è racchiuso qui, in questo versetto
del Vangelo di Matteo che conclude l’Istrumentum laboris. Nei “deserti” mondo
contemporaneo, in cui i cristiani sperimentano la sfiducia ed il distacco dalla fede,
la Chiesa non abbia paura di trovare “nuovi strumenti e nuove parole” per annunciare
la Parola di Dio, guardando anche ad un costante rinnovamento,dopo l’esperienza del
peccato dei suoi membri. Di qui, l’invito del primo capitolo del documento sinodale
a riscoprire il cuore dell’evangelizzazione, ovvero l’incontro con Cristo, senza farsi
fuorviare da quelle false convinzioni che considerano l’evangelizzare un limite alla
libertà dell’uomo. Al contrario, la piena adesione a Cristo-verità esalta la stessa
libertà umana.
Sono quindi sette gli scenari della nuova evangelizzazione:
quello culturale che, soprattutto in Occidente, è segnato dalla secolarizzazione,
dall’edonismo e dal consumismo, ma che trova un risvolto positivo nell’attenzione
all’umano, importante per avvicinare anche i non credenti e coinvolgerli in iniziative
come quella del Cortile dei gentili. Seguono poi gli scenari sociali, economici e
politici, i più colpiti dalla crisi finanziaria e dal fenomeno migratorio, che portano
allo sgretolamento di valori, ma anche allo sviluppo di una maggiore solidarietà.
Diventa
urgente, allora, sviluppare la pace, la convivenza, il dialogo, la difesa dei diritti
dell’uomo, anche perché il crollo dell’ideologia comunista e la fine della divisione
del mondo occidentale in due blocchi, hanno fatto emergere nuovi attori politici,
come l’islam e il mondo asiatico, con il rischio di nuove tentazioni di dominio e
potere. E rischi si riscontrano anche negli scenari scientifici e comunicativi, in
cui la scienza e la tecnologia assurgono al ruolo di “nuove religioni” e le tecnologie
digitali esaltano l’egocentrismo, riducendo l’etica a uno strumento di spettacolo.
Infine, lo scenario religioso presenta, sì, l’elemento positivo della rinascita religiosa
in molte parti del mondo, ma anche il rischio di fondamentalismo e terrorismo e del
moltiplicarsi delle sètte.
Per vivere da cristiani all’interno di questi scenari,
il documento sinodale suggerisce innanzitutto l’autocritica, ovvero la denuncia di
quella “apostasia silenziosa” che porta i fedeli a distaccarsi dalla prassi cristiana.
Gli strumenti della nuova evangelizzazione diventano, quindi, la carità, il dialogo
ecumenico inteso non come semplice cooperazione, ma come anelito a lasciarsi trasformare
dallo Spirito, poiché la divisione tra i cristiani è uno scandalo al mondo; e ancora
il dialogo interreligioso, incentrato però sul binomio verità-libertà; lo sviluppo
delle parrocchie e la promozione di una pastorale vocazionale così da risolvere quella
carenza di sacerdoti, dovuta ad una debolezza nell’essere fedeli alle grandi decisioni
esistenziali. Bisogna avere il coraggio, dunque, di riportare la domanda su Dio dentro
il mondo contemporaneo, in particolare in quello Occidentale, obiettivo primario,
ma non esclusivo della nuova evangelizzazione.
Anche perché – e qui siamo al
terzo capitolo – la trasmissione della fede è compito di ogni cristiano e di tutta
la Chiesa e “non si può trasmettere ciò che non si crede e non si vive”. Per questo,
il documento sinodale suggerisce un rafforzamento tra fede e liturgia, una maggiore
attenzione per i catechisti, con l’ipotesi di creare per loro un ministero all’interno
della Chiesa, un maggior sostegno per la famiglia, “luogo esemplare di evangelizzazione”.
Grande
risalto viene dato anche alla vita consacrata e contemplativa e ai gruppi e i movimenti,
quei “nuovi evangelizzatori”, capaci di vivere le proprie scelte di vita senza paure
e falsi pudori. I carismi stessi, dice l’Instrumentum laboris, possono venire
integrati nella Chiesa grazie al principio della coessenzialità con le istituzioni.
Anche perché in un mondo in cui la sequela di Cristo risulta poco comprensibile, contrastata
ed avversata, i cristiani devono superare la frattura tra il Vangelo e la vita quotidiana
e vivere con “forza mite” l’identità di figli di Dio, avendo anche il coraggio di
denunciare e riconoscere le infedeltà, gli scandali e le colpe delle comunità.
L’ultimo
capitolo dell’Instrumentum laboris pone invece l’accento sul come ravvivare
l’azione pastorale, guardando ai Sacramenti del Battesimo e della Riconciliazione
e promuovendo il primo annuncio tra i non credenti. Centrale anche il legame tra la
trasmissione della fede e l’educazione, rispondendo a quell’emergenza educativa denunciata
da Benedetto XVI con un’ecologia della persona umana, che guardi all’uomo nell’ottica
dello sviluppo integrale e alla complementarietà tra fede e ragione, “due ali che
portano a Dio”, secondo le parole di Papa Wojtyla.
L’obiettivo finale della
nuova evangelizzazione è comunque quello di essere “un farmaco di gioia e di vita
contro ogni paura”, per portare nel mondo la speranza del Vangelo, perché tutti gli
uomini, più o meno consapevolmente, hanno bisogno della speranza per poter vivere
il presente.
E questa mattina, l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo
è stato illustrato ai media in Sala Stampa Vaticana. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Dopo aver
ripercorso nella sintesi i punti principali del documento sul quale si incentrerà
il lavoro dei padri sinodali nel prossimo mese di ottobre, e avere illustrato ai rappresentanti
dei media internazionali il significato e lo scopo della Nuova evangelizzazione, mons.
Nikola Eterovic ha risposto alle domande dei giornalisti sottolineando l’importanza
della testimonianza di tutti i cristiani e del contatto personale nella trasmissione
della fede. Due i settori prioritari:
“Quello della missione ‘ad gentes’,
e quello della nuova evangelizzazione nei confronti dei nostri fratelli e sorelle
che si sono allontanati dalla Chiesa.”
La Nuova evangelizzazione – ha sottolineato
il segretario generale del Sinodo – deve tenere conto dei nuovi scenari in cui la
Chiesa si trova a operare e a trasmettere la fede con nuovi strumenti. Punto di forza
centrale nella nuova evangelizzazione, è la famiglia cristiana, piccola Chiesa domestica,
nell’ambito della quale proprio la figura della donna svolge un ruolo determinante:
“Nell’Instrumentum
laboris si mette in rilievo l’importanza dei laici, uomini e donne nella
trasmissione della Fede. Molte risposte hanno significato che la maggioranza dei catechisti
sono le donne, meritevoli veramente di grandi elogi per la trasmissione della Fede.
Anche nella famiglia cristiana, le donne le mamme sono prime evangelizzatrici.”
La
Nuova evangelizzazione – ha ricordato mons. Eterovic – va intesa anche nel senso di
un profondo rinnovamento interno della Chiesa stessa. Un compito imprescindibile soprattutto
alla luce dei recenti scandali che l’hanno colpita.
“La Nuova evangelizzazione
non può avere successo se prima non c’è il momento di conversione, di purificazione
di tutti i membri coinvolti. Dobbiamo sempre sottolineare l’immagine del sale della
terra. Non è tanto la quantità, quanto la qualità dei suoi membri, che sarà anche
la forza portatrice della nuova evangelizzazione".