Mons. Nicola Bux, docente alla Facoltà teologica pugliese Nonostante
le indicazioni del Concilio, la liturgia è stata degradata da "atto di culto" a una
sorta di intrattenimento, a una riunione di famiglia. Ma non si tratta di un bene
a nostra disposizione, è un "atto pubblico della Chiesa" che viene regolato dalla
Santa Sede e - come ricordava il Concilio - nessun altro, anche se sacerdote, può
aggiungere, togliere o mutare alcunché di sua iniziativa in materia liturgica. Quello
che è avvenuto, e che il Papa in qualche modo denuncia, è esattamente ciò che i Padri
Conciliari non volevano. Molti hanno inteso la riforma come una rivoluzione e hanno
messo al centro l'uomo, con la sua immancabile volontà di protagonismo, anziché Dio.
Abbiamo tolto dal centro il Santissimo Sacramento per mettere al suo posto noi chierici,
in un momento in cui - come si vede dalle cronache - faremmo bene a metterci di lato,
come ministri. Non lamentiamoci poi del decadimento dell'etica. Come ha ricordato
Benedetto XVI con un'espressione forte: "la crisi della Chiesa nasce proprio da una
crisi della liturgia". Il mio auspicio è che il Papa scriva un'enciclica sulla Liturgia,
proprio a partire dalla fede, e che i cardinali, i vescovi e i sacerdoti, lo assecondino
di più su questi temi. Nel suo Videomessaggio per la cerimonia conclusiva
del Congresso Eucaristico internazionale di Dublino, Benedetto XVI ha affermato che
i desideri dei Padri Conciliari circa il rinnovamento liturgico sono stati oggetto
di "molte imcomprensioni ed irregolarità". "La riforma voleva condurre la gente
a un incontro personale con il Signore presente nell'Eucaristia - ha detto il Papa
- ma la revisione è rimasta ad un livello esteriore". (intervista a cura di Fabio
Colagrande)