"I cristiani
della Nigeria sono davvero colpiti e addolorati dai nuovi attacchi alle chiese e tra
di noi cresce la disperazione"."I vescovi lanciano appelli per calmare le comunità
cristiane, ma purtroppo l'insofferenza è sempre più alta e così si spiegano le rappresaglie
di domenica. Ma la posizione cattolica non può essere mai quella di rispondere alla
violenza con la violenza". E' la drammatica testimonianza di p. Patrick Tor
Alumuku, direttore dell’Ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesci di Abuja,
all'indomani dell'ennesima tragica domenica di sangue nel Nord del Paese africano,
innescata dagli attentati dei terroristi islamisti. "Continuiamo a pensare che
questi attacchi siano più politici che religiosi e abbiano lo scopo di mettere in
difficoltà il governo che nonostante tutti gli sforzi sembra impotente". "Sono atti
che si spiegano con la volontà di contrastare il presidente cristiano Goodluck Jonathan
che le elezioni dello scorso anno hanno riconfermato al potere". "Le intelligence
di tutto il mondo seguono con attenzione e preoccupazione l'evolversi della sitazione
in Nigeria - aggiunge Marco Di Liddo del Ce.Si.(Centro Studi Internazionali) -
per motivi pratici e politici". "Nel Paese operano numerose realtà internazionali
che vanno tutelate e la Nigeria è uno degli stati africani più ricchi e con il più
alto numero di musulmani". "Gli Usa tentano da oltre tre mesi di far approvare al
Congresso l'iscrizione della setta islamista nigeriana Boko haram nella lista delle
organizzazioni terroristiche internazionali. Il governo di Abuja considera a volte
troppo invasive certe forme di collaborazione esterne e il suo contributo in questo
senso ha ampi margini di miglioramento". (a cura di Fabio Colagrande)