2012-06-17 10:05:55

Troppa violenza: sospesa missione caschi blu in Siria


In Siria, all'indomani della decisione dell’Onu di sospendere la
sua missione nel Paese, almeno 11 persone sono state uccise ad Homs, secondo fonti locali, in seguito a nuovi bombardamenti da parte delle forze governative. Intanto, il quotidiano americano “New York Times” scrive che la Russia sta inviando in Siria sofisticati sistemi missilistici di difesa che potrebbero essere usati se gli Stati Uniti o altri Paesi occidentali tentassero di intervenire. Su questa notizia si sofferma direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo intervistato da Fausta Speranza: RealAudioMP3

R. - Ad impedire, o quantomeno a scoraggiare, un intervento internazionale di matrice occidentale e araba, tipo quello che è accaduto in Libia. La Siria è un grande cliente di armi russe ed è probabilmente oggi l’unico Stato che possiamo considerare filorusso nella regione. Mosca vuole far sentire la sua voce nel cortile di casa.

D. – Altri stanno in questo momento cercando di far sentire la voce diversamente. Per esempio la Francia preme sull’acceleratore per un cambio di regime in Siria e forse anche per qualcos’altro. Qualcuno dice che ipotizza seriamente un intervento tipo quello in Libia, ma sarebbe possibile?

R. – Intanto, dal punto di vista militare la vedo piuttosto complicata per la Francia da sola o anche per un’alleanza Nato o con più Paesi del Golfo. Innanzitutto, perché la Siria, o meglio il regime siriano, ha degli armamenti molto sofisticati e moderni, che renderebbero difficile una guerra molto più di quanto non sia già stata difficile quella della Libia. L’esperienza della Libia, inoltre, non dovrebbe incoraggiare altri interventi militari, vista la situazione di sostanziale guerra civile che lì perdura.

D. – Che cosa ipotizzare da parte della comunità internazionale in questo momento? Siamo davvero in un momento di buio?

R. – Non mi pare che sia in vista una soluzione, anche perché la questione non è tanto quella del presidente Assad, quanto, da una parte, della minoranza alawita, legata al mondo sciita e all’Iran e, dall’altra, alle opposizioni, al plurale, che sono fra l’altro abbastanza divise fra loro, sostenute soprattutto dai Paesi del Golfo, dall’Arabia Saudita e un pochino meno dall’Occidente. Credo che la partita resterà aperta ancora molto a lungo.







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