Congresso eucaristico. L’Arcivescovo di Dublino: la Chiesa sta cambiando nella
giusta direzione
Quinto giorno di lavori per il 50.mo Congresso eucaristico internazionale di Dublino.Oggi, solennità del Sacro Cuore di Gesù, si svolgono relazioni, workshop e sono
in programma testimonianze per riflettere sul tema “Comunione nella sofferenza e nella
guarigione”. Nel pomeriggio, la celebrazione dell’Eucarestia con l’Unzione degli infermi,
presieduta dal Patriarca Latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Il punto dall'inviata
della nostra redazione inglese a Dublino, Emer McCarthy:
Al centro dell’attenzione
oggi, nella ricorrenza liturgica del Sacro Cuore di Gesù - una festa molto sentita
qui in Irlanda - tutti coloro che portano la croce della sofferenza fisica e spirituale.
I malati al primo posto e quanto possono insegnarci del Cristo morto e risorto, nell’Eucaristia.
Nonostante la pioggia incessante che affligge Dublino da due giorni, il Congresso
si sta avvicinando al momento culminante e la folla non sembra diminuire, anzi stamattina
già dalle 8.30 c’era la fila fuori dalle aule per le catechesi. Ancora un’altra volta,
una prova di quanto ci sia fame qui in Irlanda di imparare di più di questo dono che
ci viene affidato dal Signore. Oggi, nel pomeriggio, in primo piano i cristiani del
Medio oriente, le loro sofferenze. La liturgia del pomeriggio, nell’Arena del Royal
Dublin Society sarà presieduta dal Patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal.
Poi, la catechesi centrale verrà introdotta e presentata da mons. Bashar Matte Warda,
arcivescovo di Arbil in Iraq. Lui verrà qui a parlare delle sofferenze dei cristiani
in quel Paese martoriato per far sì che noi, con le nostre preghiere qui a Dublino
possiamo entrare veramente in comunione con i nostri fratelli sofferenti in altre
parti del mondo.
“Venendo qui al Congresso eucaristico si capisce che molte
cose nella Chiesa stanno cambiando e stanno cambiando nella direzione giusta”. Così
l’arcivescovo di Dublino mons. Diarmuid Martin.L'inviata Emer McCarthy
lo ha intervistato:
R.
– Domenica mattina, entrando nella grande aula, si percepiva il grande entusiasmo,
c’era un grande senso di ottimismo. Tanti esempi di quello che di grande accade nella
Chiesa in Irlanda. E poi, la qualità delle liturgie e la partecipazione di persone
di tutto il mondo, ma anche degli irlandesi stessi. E si capisce che molte cose nella
Chiesa irlandese stanno cambiando e stanno cambiando nella direzione giusta.
D.
– Lei ha parlato di una Chiesa a volte divisa al suo interno: l’Eucaristia allora
è riscoperta come segno di comunione della Chiesa irlandese, assieme alla grande sfida
di portare il Congresso e i suoi frutti fuori dall’Arena…
R. – Certamente,
la Chiesa a Dublino ha vissuto una condizione di missione, negli ultimi mesi, forse
anche non comprendendo esattamente cosa stesse succedendo. In questo periodo, abbiamo
cercato di portare il tema del Congresso e il tema della nuova evangelizzazione nelle
parrocchie e nelle comunità e soprattutto ai giovani. Ci sono dei piccoli esempi di
ciò: c’è un cammino tra sette chiese, al quale c’è stata grande risposta. Ma ogni
parrocchia ha avuto momenti di catechesi, soprattutto per gli adulti, cosa che in
Irlanda in passato non è mai accaduta, perché la catechesi era soprattutto per la
scuola. Abbiamo pensato anche di portare il messaggio del Congresso agli anziani:
abbiamo celebrato una Messa per gli anziani in ogni casa di risposo, per facilitare
la loro partecipazione al Congresso. Abbiamo avuto anche un raduno con tutti coloro
che vengono alle mense per i poveri per ribadire che coloro che fanno parte della
Chiesa, della comunione con Cristo, si preoccupano anche per le persone che non hanno
da mangiare o che soffrono di solitudine, e che questa idea del nutrimento e della
comunione e della solidarietà vanno di pari passo, a partire proprio dalla comunione
con Cristo. Adesso, vedremo l’effetto a lungo termine di questo evento: difficile
saperlo ora. In una settimana non si cambia la Chiesa cattolica in Irlanda. Però i
segni, le indicazioni ci sono e io spero che il giorno dopo il Congresso si riprenda
l’attività di evangelizzazione. E probabilmente, l’Anno della Fede sarà un’opportunità
veramente favorevole per noi.
Una delle peculiarità del Congresso Eucaristico
resta l’incontro e dialogo tra persone di ogni nazione, lingua e percorsi di vita
diversi riuniti intorno alla tavola del Signore. Come conferma Padre John Pelotta,
responsabile dell’Opera don Orione in Irlanda, intervistato dall’inviata a Dublino
Emer McCarthy:
R. – Questo
Congresso eucaristico è rappresentato da diverse realtà: c’è la realtà spirituale
che la gente un po’ alla volta sta assimilando con liturgie, adorazioni, confessioni;
però c’è anche un’altra realtà: questo venire di gente da tutte le nazioni, dall’Africa,
dall’Asia, da altri Paesi che alle volte noi non conosciamo, molti dal Sud America,
dall’Europa. Poi qui ci rendiamo conto che l’Eucaristia, lo spezzare il pane per i
poveri sono due cose che sono molto legate.
D. – Parlando con i pellegrini,
i visitatori qual è stato il suo parere … l’interesse che suscita in loro don Orione
…?
R. – Io ho avuto esperienze meravigliose, persone dal Brasile e dall’Argentina
che hanno visto don Orione e si sono rialzate perché il cuore di don Orione è in Sud
America, don Orione che è sempre vicino alla gente che voleva aiutare… anche apparendo…
D.
– Che impressione ha avuto della Chiesa in Irlanda? E’ vero che pur essendo una Chiesa
stanca, lei vede segni di speranza?
R. – La maggior parte è ancora credente,
però l’Irlanda ha bisogno di leader e io non vedo ancora leader nella Chiesa e neanche
nella società. La società è un’opportunità ora per la Chiesa, che essa adesso deve
cogliere.