Amazzonia, la Chiesa denuncia i suicidi degli indigeni
Luis Badilla Morales, Radio Vaticana Un quinto della
foresta amazzonica è stato disboscato, un gravissima perdita per il futuro dell'umanità
e della biodiversità. Oltre al governo brasiliano e all'Onu, la realtà che più si
occupa di salvaguardare la foresta e i suoi abitanti è la Chiesa Cattolica, attraverso
il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI). L'ultimo rapporto denuncia che l'Amazzonia
continua a essere teatro di devastazioni naturali e umane. Le popolazioni autoctone,
sfidate dai colonizzatori, ricorrono spesso al suicidio. Perché per l'indigeno la
terra è un valore filosofico, esistenziale, non solo una merce. Il Consiglio
Indigenista Missionario (CIMI), organizzazione della Chiesa cattolica in Brasile,
ha presentato a Brasilia i dati del 2011 sulla violenza contro le popolazioni indigene.
Come riportato dall'Agenzai Fides, il Rapporto annuale del CIMI, preparato con persone
che lavorano sul campo, afferma che tra il 2000 e il 2011 sono stati registrati 555
suicidi di indigeni nel Mato Grosso do Sul, lo stato con il più grande gruppo etnico
del paese, i Guarani Kaiowá. "I dati presentati in questo rapporto rivelano l'aggressione
alla dignità umana delle popolazioni indigene del Brasile, il loro dolore e la loro
sofferenza" scrive nell'introduzione del documento Mons. Erwin Kräutler, Vescovo della
Prelatura di Xingu in Amazzonia e Presidente del CIMI. Il rapporto mostra un aumento
del “danno ambientale”, rivelando che lo scorso anno sono stati segnalati 42 casi
di “invasioni per il possesso e lo sfruttamento illegale delle risorse naturali”,
un numero in aumento rispetto al 2010. (intervista a cura di Fabio Colagrande)