2012-06-14 08:54:32

Svizzera: appello delle Chiese per i rifugiati


“Non dimenticate l’ospitalità; poiché alcuni esercitandola, senza saperlo, ospitarono degli angeli”: prende spunto da questo passo della Lettera agli Ebrei (13,2) la riflessione delle Chiese e delle Comunità religiose svizzere per le Giornate dedicate ai rifugiati, sabato e domenica prossimi. In una nota - a firma di mons. Norbert Brunner, presidente della Conferenza cattolica dei vescovi svizzeri, il pastore Gottfried Locher, esponente della Federazione delle Chiese evangeliche elvetiche, Herbert Winter, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche, e del vescovo Harald Rein della Chiesa cattolico-cristiana svizzera – si legge: “Si parla molto di come i richiedenti asilo sfruttino la nostra ospitalità, ne abusino e non si comportino come un ospite dovrebbe. Questo può accadere, è il nostro rischio in qualità di ospitanti. Nessuno però parla del fatto che i richiedenti asilo sono angeli che onorano la nostra ospitalità. E anche questo è un rischio per chi ospita”. “Pensare che l’altro possa essere un angelo - si legge ancora - è anche un modo di andare incontro alle persone straniere. E proprio perché gli angeli non sono riconoscibili, non possiamo fare altro che accogliere la richiesta di ospitalità di ogni essere umano”. Quindi, le Chiese e le comunità religiose elvetiche sottolineano: “Non sappiamo quale persona nasconda un angelo in sé. E siccome l’angelo non è visibile nella persona, qualunque essere umano davanti alla nostra porta potrebbe esserlo. Così ogni volta che abbiamo sbattuto la porta in faccia a qualcuno, potremmo aver mandato via un angelo”. Infine, si ricorda l’impegno portato avanti dalla Chiese e dalle Comunità religiose già da molti anni sul tema dell’accoglienza dei rifugiati e si cita la nota diffusa 27 anni fa e intitolata “Dalla parte dei rifugiati”, in cui si affermava: “Il rispetto e la dignità umana di ogni persona, a prescindere da razza, lingua, religione, sesso o posizione sociale, è uno dei principi del nostro stato e della nostra cultura. Tale principio deve emergere in particolare nel nostro comportamento nei confronti delle persone deboli e svantaggiate, ma anche nei confronti dei richiedenti asilo e dei rifugiati”. (I.P.)







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