Mons. Mamberti per l'unificazione europea chiede un "fondamento etico"
“L’attuale momento storico rivela” che nel “processo di unificazione” europea è “indispensabile
un fondamento etico”. Lo ha detto l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per
i Rapporti con gli Stati, agli ambasciatori dei Paesi dell’Unione europea accreditati
presso la Santa Sede in occasione della fine del semestre della presidenza di turno
danese. L’incontro si è svolto a Roma lunedì scorso, ma il discorso è stato pubblicato
sull'edizione di ieri de “L’Osservatore Romano”, dove si può leggere il testo integrale.
“La via per uscire dalla crisi - ha osservato mons. Mamberti - non può meramente fondarsi
sulla ricerca di soluzioni tecniche, seppure innovative, bensì trarre spunto dal background
comune europeo, che vede nella figura e nella responsabilità della persona umana un’insostituibile
risorsa”. Dunque, “lo sviluppo dell’Europa non può prescindere dalla centralità della
persona”. Non si tratta di “introdurre un principio religioso, ma di riconoscere,
come fece De Gasperi, che ‘all’origine di questa civiltà europea si trova il cristianesimo’”.
Secondo mons. Mamberti, “per riprendere il proprio cammino con decisione, l’Europa
deve partire anzitutto dall’uomo, più che dai mercati o dalle istituzioni. Ripartire
dall’uomo significa innanzitutto favorire la vita e la famiglia”. “Una delle sfide
più importanti del momento presente - ha sottolineato mons. Mamberti - è quella di
favorire una ripresa dell’occupazione e della produzione. Da ciò dipende la possibilità
di tornare a crescere. Il problema non sembra di facile soluzione”; tuttavia, “non
si tratta di una missione impossibile. Il suo esito positivo dipenderà in gran parte
dalla disponibilità di ciascuno a offrire qualcosa di sé”. Soprattutto, “richiede
di ripensare tutta quanta l’architettura europea, a partire dagli indirizzi che la
guidano. Un’Unione Europea che trovi nei mercati il suo unico collante è destinata
a fallire; un’Unione che riponga al centro l’uomo e le istanze che provengono dalla
sua ricca e benefica tradizione è destinata a riuscire”. Nessuno, infatti, “sarà disposto
a compiere sacrifici, senza un orizzonte ideale che a quei sacrifici dia una ragione
e uno scopo”. Per il presule, “fiducia, solidarietà e responsabilità costituiscono
così le parole chiave attraverso le quali l’Europa è chiamata, oggi più che mai, a
guardare a se stessa. Esse devono informare non solo le relazioni interne dell’Unione,
ma anche i rapporti che essa intrattiene con gli altri attori della scena mondiale,
come pure nei riguardi di quei Paesi limitrofi, che ambiscono a far parte dell’Unione
stessa”. (R.P.)