2012-06-14 15:25:30

I servizi socio-sanitari della Chiesa in una ricerca della Caritas Italiana


Conoscere i servizi socio-assistenziali e sanitari ecclesiali in Italia, capire come la Chiesa possa concorrere al bene comune in questa fase storica di crisi e povertà, ma anche favorire il lavoro di rete, aprire un dialogo con il servizio pubblico: sono alcuni degli obiettivi contenuti nel volume “Opere per il bene comune” realizzato da Caritas italiana e Ufficio Nazionale per la Pastorale della Sanità della Cei. Alla presentazione del documento, c’era per noi Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Una realtà forte, dinamica, capillare, che ogni giorno mette a disposizione della società italiana oltre 14 mila servizi, più di 420 mila persone, due terzi delle quali come volontari. E’ la rete delle opere socio-sanitarie e assistenziali della Chiesa, sinonimo di eccellenza nella cura ma anche di impegno diffuso a voler testimoniare concretamente la propria fede attraverso la solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno. Mons. Giuseppe Merisi presidente della Commissione Episcopale Carità e Salute e della Consulta ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali:

“Occorre, da parte di tutti, questa consapevolezza che la nostra esistenza, il nostro servizio, la nostra vita, il nostro impegno sono in rapporto con i bisogni degli altri: con quello che possiamo fare, con quello che possiamo offrire, con quello che possiamo testimoniare, innanzitutto in un rapporto positivo, costruttivo di solidarietà anche attraverso la sussidiarietà nei confronti degli altri”.

La distribuzione dei tipi di assistenza varia da regione a regione: spiccano il Nord e il Centro per i servizi socio-sanitari e residenziali. Tra le attività garantite, oltre alle strutture ospedaliere, le banche del sangue, le comunità educative passando per i centri di ascolto, di disintossicazione, le mense, le case di riposo per anziani o per i disabili. I dati contenuti nel volume parlano anche di una capacità spontanea del mondo ecclesiale di adattamento e risposta alla diversa domanda che i momenti storici fanno emergere: in particolare quello attuale segnato dalla crisi, dai tagli drastici al sistema del Welfare, dall’emergere di nuove povertà e disuguaglianze. Mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana:

“La Chiesa è sempre stata presente, anzi, in un certo qual modo ha prevenuto quello che doveva essere l’intervento dello Stato. Prevenire non significa sostituirsi, ma significa sempre cooperare a quello che è – appunto – il bene comune. Questa rilevazione, questo raccogliere i dati a noi serve per capire quali siano le povertà ma soprattutto quali siano le risorse e metterle in campo per curarle, per tesserle in rete, per far sì che sia sempre all’altezza della situazione – generalmente e volgarmente parlando – il nostro buon servizio. E rimane sempre il punto nodale, quello della persona al centro. Non è tanto la struttura ciò che dev’essere salvaguardato, ma ciò per cui la struttura esiste, ossia la persona”.

Dunque conoscere, curare, garantire assistenza ma continuare soprattutto a tessere una rete. Per questo, tra le novità assolute, quest’anno anche la creazione di una banca dati informatica. Renato Marinaro, tra i curatori del volume:

“Uno degli obiettivi di questo lavoro, appunto, è quello di non fermarsi al censimento ma di proseguire con un’anagrafe permanente. A cosa servirà? Servirà appunto a fare in modo che questa realtà non venga conosciuta e aggiornata ogni dieci anni, ma che si abbia sempre il polso della situazione, e quindi monitorare costantemente la realtà dei servizi ecclesiali presenti sul territorio. Questo servirà soprattutto a livello diocesano, per fare in modo che il lavoro di osservazione delle povertà e di conoscenza delle risorse a disposizione, che ormai è in atto da diverse anni nelle diocesi, sia sempre più efficace”.







All the contents on this site are copyrighted ©.