I servizi socio-sanitari della Chiesa in una ricerca della Caritas Italiana
Conoscere i servizi socio-assistenziali e sanitari ecclesiali in Italia, capire come
la Chiesa possa concorrere al bene comune in questa fase storica di crisi e povertà,
ma anche favorire il lavoro di rete, aprire un dialogo con il servizio pubblico: sono
alcuni degli obiettivi contenuti nel volume “Opere per il bene comune” realizzato
da Caritas italiana e Ufficio Nazionale per la Pastorale della Sanità della Cei. Alla
presentazione del documento, c’era per noi Cecilia Seppia:
Una realtà forte,
dinamica, capillare, che ogni giorno mette a disposizione della società italiana oltre
14 mila servizi, più di 420 mila persone, due terzi delle quali come volontari. E’
la rete delle opere socio-sanitarie e assistenziali della Chiesa, sinonimo di eccellenza
nella cura ma anche di impegno diffuso a voler testimoniare concretamente la propria
fede attraverso la solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno. Mons.Giuseppe
Merisi presidente della Commissione Episcopale Carità e Salute e della Consulta
ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali:
“Occorre, da parte
di tutti, questa consapevolezza che la nostra esistenza, il nostro servizio, la nostra
vita, il nostro impegno sono in rapporto con i bisogni degli altri: con quello che
possiamo fare, con quello che possiamo offrire, con quello che possiamo testimoniare,
innanzitutto in un rapporto positivo, costruttivo di solidarietà anche attraverso
la sussidiarietà nei confronti degli altri”.
La distribuzione dei tipi
di assistenza varia da regione a regione: spiccano il Nord e il Centro per i servizi
socio-sanitari e residenziali. Tra le attività garantite, oltre alle strutture ospedaliere,
le banche del sangue, le comunità educative passando per i centri di ascolto, di disintossicazione,
le mense, le case di riposo per anziani o per i disabili. I dati contenuti nel volume
parlano anche di una capacità spontanea del mondo ecclesiale di adattamento e risposta
alla diversa domanda che i momenti storici fanno emergere: in particolare quello attuale
segnato dalla crisi, dai tagli drastici al sistema del Welfare, dall’emergere di nuove
povertà e disuguaglianze. Mons.Francesco Soddu, direttore di Caritas
italiana:
“La Chiesa è sempre stata presente, anzi, in un certo qual modo
ha prevenuto quello che doveva essere l’intervento dello Stato. Prevenire non significa
sostituirsi, ma significa sempre cooperare a quello che è – appunto – il bene comune.
Questa rilevazione, questo raccogliere i dati a noi serve per capire quali siano le
povertà ma soprattutto quali siano le risorse e metterle in campo per curarle, per
tesserle in rete, per far sì che sia sempre all’altezza della situazione – generalmente
e volgarmente parlando – il nostro buon servizio. E rimane sempre il punto nodale,
quello della persona al centro. Non è tanto la struttura ciò che dev’essere salvaguardato,
ma ciò per cui la struttura esiste, ossia la persona”.
Dunque conoscere,
curare, garantire assistenza ma continuare soprattutto a tessere una rete. Per questo,
tra le novità assolute, quest’anno anche la creazione di una banca dati informatica.
Renato Marinaro, tra i curatori del volume:
“Uno degli obiettivi
di questo lavoro, appunto, è quello di non fermarsi al censimento ma di proseguire
con un’anagrafe permanente. A cosa servirà? Servirà appunto a fare in modo che questa
realtà non venga conosciuta e aggiornata ogni dieci anni, ma che si abbia sempre il
polso della situazione, e quindi monitorare costantemente la realtà dei servizi ecclesiali
presenti sul territorio. Questo servirà soprattutto a livello diocesano, per fare
in modo che il lavoro di osservazione delle povertà e di conoscenza delle risorse
a disposizione, che ormai è in atto da diverse anni nelle diocesi, sia sempre più
efficace”.