Crisi euro: tensione sui mercati, Merkel auspica più poteri alla Bce
E' improbabile che il G20 annunci significativi progressi sulla crisi del debito nell'Eurozona.
E’ la previsione pessimista che viene fatta dalla Casa Bianca a pochi giorni dal summit
di Los Cabos, in Messico. Dal canto suo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha
auspicato un rafforzamento della Banca Centrale Europea ed ha sollecitato Madrid a
chiedere gli aiuti europei al più presto. Inoltre, secondo fonti d'agenzia, la Germania
approverà il "Fiscal Compact" il prossimo 29 giugno. Intanto, mentre l’agenzia “Moody’s”
ha ulteriormente abbassato il rating della Spagna, anche oggi si registrano tensioni
sui mercati finanziari. Proprio su quest’ultimo dato, si sofferma l’economista Michele
Bagella, docente di Economia monetaria all’Università romana di Tor Vergata, intervistato
da Luca Collodi:
R. - Le tensioni
sui mercati determinano anche timori tra la gente su quello che può essere l’immediato
futuro dei propri risparmi. Ora bisogna tenere i nervi saldi. E’ evidente che questo
è un momento di stress per i mercati e soprattutto per il mercato italiano. Ciò che
ha detto il direttore del Fondo monetario internazionale - che ci rimane poco tempo
per salvare l’euro - è qualcosa che non c’era bisogno di sapere direttamente da lei,
però la sua voce autorevole certamente spinge nella direzione di prendere iniziative
immediate, che siano iniziative che riguardano la parte fiscale... Capisco che oggi
c’è molta attenzione quando si dice cedere sovranità fiscale, ma quando abbiamo ceduto
la sovranità monetaria nessuno ha dissentito, nel senso che se si vuole costruire
un’Europa che collabora, che è coesa, che vede i cittadini europei tra di loro non
più in guerra ma piuttosto in pace e che desiderano collaborare, ci vuole anche un
governo centrale che possa amministrare le finanze pubbliche: non basta la moneta
comune, non basta la Banca centrale europea.
D. - La Merkel ha detto no agli
euro-bond, Cameron ha detto no alla tobin-tax per quanto riguarda la Gran Bretagna
e in Francia, Hollande ha riportato a 60 anni l’età della pensione…
R. - Certamente
in questo momento non siamo in grado di fare fronte. Ho detto prima che se c’è la
possibilità di rientrare in un disegno comune allora è evidente che la moneta comune
continuerà a sopravvivere. Se questo desiderio e questa prospettiva non ci sono è
ovvio che succederà quello che qualche giornale americano ha messo in copertina, cioè
il “break”, la rottura.
D. - Non pensa che questa difesa a oltranza dell’Europa
abbia una forma un po’ ideologica e che venga meno anche un aspetto democratico?
R.
– Le decisioni che vengono prese in materia costituzionale, ogni Paese le regola secondo
la propria Costituzione. Sappiamo che c’è sempre stato un distacco tra l’Europa delle
istituzioni e il sentimento comune della gente, perché andiamo oltre il momento importante
che si è verificato negli anni ’50, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in cui si è cominciato
ad avviare un processo di unificazione europea. Certo, ultimamente, con tutte le difficoltà
generate dalla moneta unica non c’è dubbio che la gente si è sentita lontana dalle
istituzioni europee e questo è un problema che naturalmente spetta alla politica di
affrontare e di sottoporre a giudizio dei cittadini. Abbiamo perseguito per più di
50 anni perseguito un ideale, era l’ideale di ordine e di pace tra i Paesi che si
sono combattuti nel ’900, in particolare tra francesi e tedeschi. Da questo punto
di vista credo che tutto sommato se si riuscisse a continuare su questa strada sarebbe
un fatto positivo per gli europei.