Myanmar: storico viaggio in Europa di Aung San Suu Kyi. L'inviato Onu a Rakhine
“Vorrei fare del mio meglio nell’interesse della popolazione birmana”: sono le poche
parole pronunciate dalla leader dell’opposizione birmana e premio Nobel per la pace
Aung San Suu Kyi, partita stamani dall’aeroporto di Yangon a destinazione dell’Europa.
Il viaggio, presentato come “storico” dalla stampa internazionale, è il secondo all’estero:
a fine maggio la Suu Kyi è andata in Thailandia, dopo 24 anni trascorsi per lo più
agli arresti domiciliari in Myanmar. Stasera il volo a bordo del quale sta viaggiando
atterrerà a Ginevra, dove la Suu Kyi interverrà al Consiglio dei diritti umani dell’Onu
sul tema dei lavori forzati. Sabato si recherà a Oslo (Norvegia) per un attesissimo
discorso, quello che avrebbe dovuto pronunciare nel 1991, anno in cui è stata ricompensata
col Nobel per la Pace, e per la consegna formale del premio. Nei 15 giorni della sua
permanenza sul vecchio continente - riferisce l'agenzia Misna - andrà in Gran Bretagna,
dove ha studiato, si è sposata e ha dato la luce ai suoi due figli, in Irlanda e a
Parigi, ultima tappa della sua prima visita ufficiale in Europa, già considerata una
“nuova pietra posta lungo il cammino di cambiamenti politici” avviati dal Myanmar.
Suu Kyi, figlia del padre dell’indipendenza del paese asiatico, il generale Aung San,
ha vinto il suo primo seggio in parlamento alle legislative di aprile, mentre il suo
Paese ha imboccato la strada delle riforme democratiche. Da giugno 2011, dopo decenni
di regime militare, la situazione è progressivamente cambiata con il varo di un governo
riformista guidato da Thein Sein e la liberazione di migliaia di prigionieri anche
politici. Sono state accolte positivamente dall’opposizione birmana e dalla comunità
internazionale le aperture politiche approvate dal nuovo esecutivo. L’Unione Europea
ha già abrogato le sanzioni economiche finora in vigore, ad accezione dell’embargo
sulle armi. Da risolvere restano ancora diversi nodi tra cui quello della Costituzione
che è contestata dall’opposizione perché garantisce ai militari una serie di incarichi
ministeriali e un quarto dei seggi parlamentari in entrambe le camere. Ma il viaggio
di Suu Kyi in Europa coincide con una grave crisi umanitaria nella regione occidentale
di Rakhine, teatro di un crescendo di violenze. Nelle ultime settimane birmani di
etnia Rohingya, musulmani, e Rakhine, buddisti, si sono scontrati ripetutamente e
da venerdì scorso il bilancio è di 25 vittime e decine di feriti. Oggi è arrivato
a Sittwe, capitale di Rakhine, l’inviato speciale dell’Onu in Myanmar, Vijay Nambiar
che raggiungerà anche Maungdaw, ultimo epicentro delle violenze interreligiose. (R.P.)