Il Papa saluta il Congresso eucaristico di Dublino. Il cardinale Ouellet incontra
vittime di abusi
Al termine dell’udienza generale, il Papa ha rivolto un saluto alla Chiesa in Irlanda
riunita fino a domenica prossima per il 50.mo Congresso eucaristico internazionale
sul tema: “L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”. “Un’occasione – ha aggiunto
Benedetto XVI – per riaffermare la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa”,
Eucaristia, ha aggiunto, che è il “cuore pulsante” della vita della stessa Chiesa.
Al microfono di Benedetta Capelli, la nostra inviata in Irlanda, Emer McCharty,racconta le reazioni alle parole del Papa:
R. – Le parole
del Papa sono state diffuse alle 12, ora irlandese, 13 ora italiana, durante il consueto
briefing nella sala stampa qui a Dublino. Subito dopo, parlando con i pellegrini,
man mano che la notizia si diffondeva, si avvertiva gratitudine per questa partecipazione
del Santo Padre. Una partecipazione sentita, sia per le stesse parole del Papa, ma
soprattutto per quella di tutta la Chiesa universale in questo evento ecclesiale molto
sentito. Qui, in Irlanda, stanno arrivando sempre più pellegrini da tutto il Paese,
ma anche dall’estero.
D. – C’è poi da segnalare un pellegrinaggio di riconciliazione
in favore delle vittime di abusi sessuali promosso dal delegato pontificio il cardinale
Ouellet...
R. – Sì, incontrando la stampa oggi l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid
Martin, ha reso noto che il legato papale pontificio, il cardinale Marc Ouellet, ieri
ha fatto un pellegrinaggio a un santuario storico irlandese – il santuario che si
trova al lago Lough Derg, nel nord dell’Irlanda – e che si chiama il “Purgatorio
di San Patrizio”. E’ un santuario che, per i pellegrini che ci vanno da più di 1000
anni, rappresenta un pellegrinaggio di riconciliazione. Vanno per chiedere perdono
e riconciliazione con Dio. Su quell’isola, il cardinale Marc Ouellet ha incontrato
un gruppo di vittime di abusi sessuali. Ha parlato con loro e ha pregato con loro.
E' stato accompagnato dal nunzio apostolico in Irlanda, l’arcivescovo Charles John
Brown, nominato da Papa Benedetto XVI lo scorso gennaio, oltre che da un vescovo irlandese.
Parlando dopo questo incontro privato con le vittime degli abusi sessuali, ha detto
che è stato un incontro molto commovente, ha di nuovo assicurato alle vittime la vicinanza
il dolore e l’orrore del Santo Padre per quanto è accaduto qui all’interno della Chiesa
in Irlanda. Ha riconfermato che la Chiesa sta facendo tutto il possibile per far sì
che questo non avvenga mai più.
D. – Dalla conferenza stampa sono emersi altri
temi di rilievo?
R. – Un tema è quello della Chiesa che si sta rinnovando.
Oggi, durante il briefing è stato presentato un signore, un diacono sposato nella
Chiesa in Irlanda, uno dei primi a essere ordinati nell’arcidiocesi di Dublino. Infatti,
sette uomini sposati e alcuni non sposati sono stati ordinati diaconi qui in Irlanda
e questa è una prima volta storica per la Chiesa locale e in linea con il tema di
oggi, che è il tema del servizio, del ministero sacerdotale a servizio della comunione.
Questo è un grande passo in avanti: si sta davvero sperimentando come il servizio
alla Chiesa e il ministero sacerdotale, ma anche quello di tutti i consacrati e di
tutti i laici, sia una comunione che intende rafforzare l’esistenza e la fede delle
Chiese qui in Irlanda.
“Ministri e laici: mettere i propri doni a servizio
dell’Eucaristia” è il tema dell’odierna giornata di riflessione al Congresso eucaristico
internazionale di Dublino. Sono circa 20 mila le persone giunte da tutto il mondo
in Irlanda e tra di loro anche una rappresentanza di cristiani del Medio Oriente,
provenienti in particolare da Giordania, Palestina e Israele. Emer Mc Carthy,
inviata in Irlanda ha intervistato mons. William Shomali, vescovo ausiliare
del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini:
R. – Siamo consci
dell’importanza di essere presenti, come Terra Santa, in Irlanda, soprattutto in questo
momento. Confesso che non era facile organizzare un pellegrinaggio per venire qui:
solo per ottenere il visto per i nostri cristiani palestinesi e giordani è stato veramente
un dramma, una cosa molto difficile. Tante richieste e molto tempo per averlo, ma
abbiamo deciso comunque di venire. Se milioni di pellegrini vengono in Terra Santa
e noi siamo contenti per questo, penso che anche gli irlandesi siano contenti di sentire
una certa vicinanza con loro in questi tempi difficili ed in questa occasione unica:
un Congresso eucaristico che si tiene ogni quattro anni. L’Irlanda ha bisogno della
nostra solidarietà, abbiamo sentito tutto questo e così abbiamo deciso di venire.
Siamo 33: un vescovo, quattro sacerdoti - di tutti i riti - e gli altri sono laici,
che vengono dalla Giordania, dalla Palestina, da Israele, ma anche arabi-americani
della diaspora che hanno voluto esserci, una coppia ha deciso di raggiungerci. Questo
fa di noi un gruppo internazionale, anche se viene dalla Terra Santa.
D. –
La vostra presenza qui in Irlanda è veramente un segno di cosa significa vivere l’Eucarestia,
di come vivere la comunione. Che cosa possiamo dire ai fedeli di tutto il mondo riguardo
a questo dono?
R. – L’Eucarestia è il più gran dono che il Signore ci fa, perché
Lui dà se stesso, rinnova la Sua offerta al Padre per noi dunque è la salvezza in
atto che continua. Qui veniamo anche per conto nostro, per approfondire la nostra
comprensione dell’Eucarestia - come presenza e come dono e offerta di Gesù stesso
al Padre - ma anche dell’offerta di noi stessi, unita a quella di Cristo, che da Lui
prende valore. Ci sono tanti significati profondi dell’Eucarestia e uno dei motivi
di un Congresso eucaristico è quello di favorire veramente questo approfondimento.