Fede, cultura, tecnologia: il Pontificio Consiglio della Cultura compie 30 anni
Si celebrano in questi giorni i 30 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito
da Giovanni Paolo secondo il 20 maggio 1982. Per l’occasione, si è svolto ieri in
Vaticano un convegno durante il quale è stato proiettato il documentario di Rai Storia
dedicato al trentennale ed è stato presentato il nuovo sito del consiglio, all’indirizzo
"www.cultura.va". Il servizio di Michele Raviart:
“Una fede che
non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non
fedelmente vissuta”. Queste parole, pronunciate dal Beato Giovanni Paolo II nel 1982,
testimoniano la particolare attenzione con la quale Papa Wojtyla guardava alle opere
dell’ingegno umano, fin da quando, ancora arcivescovo di Cracovia, invitava artisti,
intellettuali e scienziati per ascoltare il punto di vista di ambienti spesso esterni
al mondo della Chiesa. Una sensibilità innata, che trovava terreno fertile nella “sua”
Polonia, un Paese che era riuscito a superare i rovesci della storia solo mantenendo
la propria identità culturale davanti a chi voleva annientarla.
Un percorso
umano e pastorale che spiega, insieme alle considerazioni sullo sviluppo umano attraverso
la cultura nella grande Costituzione conciliare Gaudium et Spes, alcuni dei
perché che indusserp Giovanni Paolo II a istituire nel 1982 il Pontificio Consiglio
della Cultura, “affinché la civiltà dell'uomo si apra sempre di più al Vangelo, e
i cultori delle scienze, delle lettere e delle arti si sentano riconosciuti dalla
Chiesa come persone al servizio del vero, del buono e del bello”. Il cardinalePaul Paupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura dal 1998 al
2007, fu una delle persone più vicine al Papa in quei momenti:
“All’inizio
del Pontificato, Papa Giovanni Paolo II mi fece creare il Pontificio Consiglio della
Cultura, con un comitato internazionale, con uomini e donne di cultura di tutto il
mondo. La preoccupazione fondamentale - me lo ripeteva ogni volta - era di aiutare
tutta la Chiesa a prendere coscienza dell’importanza che ha la cultura e, invece che
dall’esterno, creare una cultura cristiana dall’interno”.
Nel 1993, il
Pontificio Consiglio per i Non Credenti, istituito da Paolo VI nel 1965, venne incorporato
nella nuova struttura, dando lo slancio ad un percorso culminato nel 2011 con l’ideazione
del “Cortile dei gentili”, incontri itineranti tra pensatori laici e cristiani sui
grandi temi dell’umanità, fortemente voluti dal cardinale Gianfranco Ravasi,
successore di Paupard dal 2007. Il dialogo sincero, lontano tanto dal fondamentalismo
quanto dal sincretismo, è infatti una delle linee guide dell’azione Consiglio, assieme
alla ricerca di linguaggi di comunicazioni nuovi e incisivi, come testimonia il successo
del profilo twitter dello steso cardinale Ravasi:
“La cultura ha una sfida
terribile ai nostri giorni, perché ci troviamo in una società, in un mondo, che tendenzialmente
ama il grigio, ama l’indifferenza, ama la banalità, la superficialità, rifugge dalle
domande che artigliano la coscienza e che generano problemi, che generano spiegazioni.
Ecco, per questo motivo dobbiamo riportare ancora l’uomo - come diceva Pascal 'quell’uomo
che supera sempre l’uomo' - riportarlo ancora a interrogarsi sui significati ultimi.
Questo è anche lo scopo ultimo della cultura”.
Oggi, il Pontificio Consiglio
della Cultura si occupa anche di arte - pensiamo ad esempio alla mostra per i 60 anni
di sacerdozio di Papa Benedetto XVI - e di scienza, con il progetto “Stoq” che unisce
insieme astronomia, tecnologia e teologia. Imminenti sono le aperture di nuovi dipartimenti,
uno dedicato al rapporto tra economia e gratuità, l’altro dedicato allo sport e alle
sue interrelazione tra momenti di festa, gestione del tempo libero e riti di massa.
Riguardo le prossime proposte del Consiglio, sentiamo ancora il cardinale Ravasi:
“Un
ambito è già quasi aperto, ed è il dialogo con gli organismi internazionali. Pensiamo,
per esempio, all’Unesco, con il quale abbiamo già tanti rapporti: bisogna incrementarli,
comunque, maggiormente. Penserei anche a un altro percorso da seguire: andare a individuare,
all’interno della società contemporanea, dove l’umanità ora soprattutto si incontra,
non necessariamente attorno a spazi, ma anche alla virtualità. Ecco, allora, l’importanza
di individuare quali siano i temi che maggiormente vengono discussi, per riuscire
alla fine a costruire anche uno specifico dipartimento sui temi maggiori”.
A
30 anni dalla sua fondazione, il Pontificio Consiglio per la Cultura è una delle istituzioni
che raccoglie più compiutamente le grandi aspirazioni del Concilio Vaticano Secondo,
perché “la sintesi tra fede e cultura non è solo un’esigenza della cultura, ma anche
della fede".