Euro 2012: il muro è caduto ma resta la separazione delle anime
"I Campionati europei
di calcio 2012 aiuteranno ad unire ancora di più l’Europa. Perché c’è ancora in
gioco questa divisione tra Est ed Ovest. Il Muro di Berlino è caduto, ma all’interno
delle anime permane questa separazione tra Est ed Ovest”. A parlare in un colloquio
con la Radio Vaticana e Avvenire in occasione dei Campionati europei di calcio è il
cardinale Stanislav Dziwisz, arcivescovo di Cracovia. Per 40 anni è stato il segretario
particolare del beato Giovanni Paolo II, l'arcivescovo di Carcovia saluta "di cuore
tutti i tifosi", esortando i media "a far capire ai cristiani che lo sport è importante,
soprattutto per la promozione umana”. R. – Soprattutto si gioca ancora questa divisione
tra Est ed Ovest. Perché il Muro di Berlino è caduto, ma all’interno delle anime c’è
ancora questa separazione tra Est ed Ovest. Certamente questi giochi aiutano ad unire
l’Europa. D. – Si guarda con un certo interesse alla Polonia. Il cambiamento sociale
e culturale del Paese, è reale? R. – Certamente. La Polonia di oggi è diversa dalla
Polonia sotto la dittatura marxista. La libertà ha provocato un rinnovamento certamente
economico, ma anche un cambiamento culturale. Penso che la Polonia fosse preparata
a questo cambiamento. Ora deve andare avanti senza perdere quel filo spirituale
che accompagna il popolo polacco, cristiano da secoli. D. – Il calcio, lo sport,
lo ha detto Papa Benedetto in un messaggio ai vescovi polacchi, come possono contrastare
gli egoismi del nostro tempo? R. – Naturalmente vivendo bene lo sport. Perché lei
sa che con il calcio c’è il pericolo di tafferugli, di violenze, anche del terrorismo.
Cerchiamo di evitare tutto questo e speriamo, perché siamo solo all’inizio dei
giochi europei, che tutto vada bene, secondo lo spirito dello sport. D. – Quando
si parla di sport, il ricordo va al beato Giovanni Paolo II. Card. Dziwisz, Karol
Wojtyla andava spesso allo stadio per vedere il Cracovia, o preferiva il Wilsa Cracovia,
squadra che fu ricevuta in Vaticano, quando venne a Roma per giocare contro la Lazio
(20 febbraio 2003, ndr)? R. – Non andava allo stadio, ma seguiva il calcio tramite
i giornali, ma anche attraverso la radio e la televisione. Si interessava, perché
anche lui, personalmente, cercava di fare sport. D. – Si parla spesso di una simpatia
del Papa per qualche squadra italiana. Qualcuno pensava alla Lazio... R. – Il Papa
si interessava allo sport, al calcio italiano. Devo dire che parteggiava un po’ per
la Roma e un po’ per la Lazio, per le squadre romane. Come Papa, però, doveva essere
al di sopra di tutto questo. D. – Torniamo a parlare degli Europei. Contro il razzismo
e l’antisemitismo, le nazionali di Olanda e Italia sono andate in visita ad Auschwitz.
Sta cambiando qualcosa, secondo lei, a livello di sensibilità nei calciatori? R.
– C’è qualche ambiente europeo che vuole dare quest’immagine. Qui in Polonia e penso
anche in Ucraina, ma parlo a nome della Polonia, non esiste razzismo, assolutamente.
Piuttosto c’è una grande simpatia per la gente di colore o per gli ebrei. Sono alcuni
ambienti dell’Occidente che vogliono imporre questo pensiero di razzismo e antisemitismo. D.
– Alla vigilia di Polonia-Russia, che si giocherà il 12 giugno, il calcio può allentare
la diatriba che c’è tra questi due popoli? Per questo si teme un po’ la manifestazione
annunciata dei tifosi russi a Varsavia, negli stessi giorni in cui si ricorda la tragedia
aerea nella quale perse la vita l’ex presidente della Repubblica polacca... R.
– No, non penso. Tra il popolo polacco e quello russo non ci sono problemi. Prima
c’era il problema con il marxismo comunista, ma non con il popolo, perché il popolo
russo è un popolo buono, è un popolo sensibile alla cultura, allo sport. D. – Klose
e Podolski sono dei polacchi che hanno scelto la nazionale tedesca. Sembra che ai
tifosi polacchi non piaccia la nazionale composta da oriundi, figli di polacchi emigrati
all’estero. Qualcuno pensa che non conoscono nemmeno l’inno nazionale polacco. Lei
è d’accordo? R. – Ci sono opinioni diverse che si leggono nei giornali. Quelli
che giocano fuori e che partecipano ai campionati europei ci fanno piacere, perché
giocano bene. D. – Il calcio scommesse è un fenomeno italiano, ma anche polacco.
Ci sono processi in corso, le sentenze arriveranno dopo gli europei. Cosa pensa di
questo fenomeno? R. – C’è sempre qualcosa del genere nell’ambito del comportamento
sportivo. D. – Cardinale Dziwisz vedrà le partite del Campionato europeo di calcio?
A lei piace il calcio? R. – Sì, ho guardato proprio ieri quattro squadre e la
Russia è stata davvero molto forte. Aspettiamo però, Italia e Spagna. Sarà certamente
sport ad altissimo livello. Peccato che si incontrino all’inizio dei campionati europei.
Guarderò questa partita con grande interesse. D. – Come vede il cammino della Polonia? R.
– In questo momento la squadra polacca non è molto forte, ma spero che riesca ad andare
avanti. D. – Chi vincerà secondo lei questo campionato? R. – Non voglio dire
niente. Ho già sbagliato pronostico dicendo che la Polonia avrebbe vinto e invece
ha solo pareggiato. Nessuno pensava che il risultato della partita di ieri fra Russia
e Repubblica Ceca sarebbe stato così clamoroso. Quindi, è tutto aperto. Se l’Italia
vince, applaudo già da ora. Vi ringrazio con saluto di cuore. Cercate di far capire
ai cristiani che lo sport è importante, soprattutto per la promozione umana. (a
cura di Luca Collodi, collaborazione di Massimiliano Castellani, Avvenire).