Ecumenismo e web. Padre Spadaro: il rischio è di restare chiusi tra i propri "amici"
“Raggiungere le persone in un mondo mobile”. Questo il tema della XVII Conferenza
Europea Cristiana su Internet, in corso a Roma fino al prossimo 14 giugno. Rappresentanti
di chiese europee e organizzazioni cristiane, attraverso una serie di incontri a carattere
ecumenico, si interrogano su strategie e approcci legati al mondo della rete. Nel
pomeriggio, nella sede della nostra emittente, si è analizzata la relazione tra tecnologia
e spiritualità. Sulle sfide poste da Internet si sofferma, al microfono di Amedeo
Lomonaco, il direttore di “Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro:
R. - Nel momento
in cui l’uomo si trova immerso nell’informazione, come fosse in un mare, deve sviluppare
degli strumenti per selezionare, per identificare le domande per lui importanti, che
lo porteranno poi a poter godere, in maniera corretta, dell’informazione. Allora,
secondo me, la grande questione dei nostri tempi consiste nell’aiutare le persone
a trovare le domande giuste e, quindi, a filtrare le informazioni sulla base di domande
veramente significative. La tragedia dei nostri tempi è che tutto viene considerato
significativo e importante e quindi niente è veramente importante: tutto è livellato
e quindi il compito educativo è enorme.
D. - Padre Spadaro, lei ha detto:
“Internet non è un mezzo di evangelizzazione”…
R. - La rete non è un mezzo
di evangelizzazione perché non è un mezzo: è un ambiente e quindi è un ambiente di
evangelizzazione, nel senso che è in realtà un ambiente di vita. Quanti di noi ormai
tengono rapporti con gli amici, con le persone care o con i mezzi di informazione,
grazie alla rete? Allora, la rete diventa uno degli ambienti all’interno dei quali
noi viviamo, esprimiamo noi stessi, pensiamo, formiamo le nostre opinioni, teniamo
le nostre amicizie. Quindi, la rete non può essere un mezzo di evangelizzazione: è
un luogo di vita e diventa un luogo in cui è possibile testimoniare il Vangelo.
D.
- Questo incontro ha un peculiare carattere ecumenico: può la rete dar forza al dialogo
ecumenico?
R. - Assolutamente sì, ma con un rischio. Il rischio è che nella
rete si creino delle "bolle filtrate": noi sappiamo che Internet, Facebook, i social
network conservano i dati di accesso e quindi ci restituiscono nelle risposte o nei
contatti di amicizia, quei contatti e quelle persone che ci somigliano, oppure le
informazioni che sono già nostre e che vogliamo sentirci dire. Il rischio quindi è
di rimanere in una bolla filtrata. In questo senso, per esempio, che tutte le confessioni
rimangono isolate in se stesse. Quindi, bisogna sviluppare sempre di più contesti
di comunicazione che permettano la comunicazione continua tra contesti culturali e,
in questo caso, anche di vita religiosa differenti.