Congresso Eucaristico di Dublino: in primo piano la famiglia
Riscoprire e celebrare la Comunione del matrimonio e della famiglia: è intorno a questo
argomento che si sviluppa la seconda giornata del 50.mo Congresso eucaristico internazionale
di Dublino, in Irlanda, sul tema: “L'Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”.
In programma laboratori, incontri e relazioni e, nel pomeriggio, la Santa Messa celebrata
dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi. Al microfono di Roberta
Barbi l’inviato del quotidiano "Avvenire" a Dublino, Salvatore Mazza, racconta
quali sono i temi affrontati riguardo alla famiglia:
R. – La famiglia
è vista in tutti i suoi aspetti, anche nei suoi aspetti di debolezza, nei suoi momenti
più difficili, ma soprattutto come "chiesa domestica", e poi come grande risorsa anche
per la società, perché nella famiglia avviene la prima trasmissione della fede, la
formazione dei giovani. Anche il suo valore per la società, perché garantisce la stabilità,
garantisce quella cura della persona e quel patto tra le generazioni che è fondamentale
per lo sviluppo di ogni società umana.
D. – Eucaristia anche come comunione
all’interno delle famiglia e si è parlato anche di spiritualità per le coppie sposate,
di come crescere insieme nella fede all’interno del matrimonio?
R. – Certamente.
La cosa più interessante è vedere, per esempio, come nei vari stand sia pieno di gruppi
che si sono dedicati alla famiglia ed è anche interessante vedere come la famiglia
non sia vista soltanto come un momento statico ma come qualcosa in divenire. Ci sono
gruppi di sostegno ai fidanzati per prepararli al matrimonio, ci sono gruppi di accompagnamento,
anche nelle difficoltà, quando il matrimonio diventa o potrebbe diventare un peso
per uno o per entrambi i coniugi, ci sono gruppi per la catechesi familiare…
D.
– Comunione anche nella comunità, quindi il matrimonio deve aver anche il sostegno
della comunità?
R. – Esatto. Quello che risulta evidente è che il matrimonio
è visto proprio come un momento di comunione con tutta la comunità. Chi si sposa non
è solo e può sempre trovare non qualcuno che invade il proprio spazio ma qualcuno
pronto a dare una mano, che è una differenza fondamentale e credo che questo dia il
senso di che cosa sia e di come venga vista la famiglia.
E ieri, nella prima
giornata del Congresso di Dublino, si è molto discusso di crisi dei Sacramenti in
Europa. Nel corso della celebrazione ecumenica è stata poi benedetta l’acqua proveniente
da alcuni pozzi irlandesi considerati sacri. La nostra inviata a Dublino, Emer
McCarthy,ha intervistato il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga,
arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di "Caritas Internationalis". Al porporato
ha chiesto un commento sulla riflessione offerta da mons. Diarmund Martin, arcivescovo
di Dublino, incentrata sull’attualità della Gaudium et Spes e del Concilio
Vaticano II, del quale ricorrono i 50 anni dall’apertura:
R. – Ho potuto
percepire come lui abbia voluto vedere questo anniversario non semplicemente come
un andare indietro per considerare il passato, ma soprattutto calarlo nella cultura
irlandese con tutti i cambiamenti che sono avvenuti in questi ultimi 50 anni, guardando
non con pessimismo a cose che sono andate perdute, ma riconoscendo le sfide e continuando
l’evangelizzazione, presentando precisamente Cristo come una persona vivente, con
cui c’è bisogno di incontrarsi.
D. – Servono punti di contatto con la società,
in modo che la Chiesa non sia emarginata ma entri di nuovo nella società: ha parlato
anche di questo …
R. – Certamente, perché la Chiesa non è composta soltanto
dai ministri ordinati. A questo punto è necessario ricordare che la Chiesa sono anche
i laici; a volte purtroppo solo quando ci sono problemi di carattere sociale ci si
ricorda che c’è la gerarchia e che la Conferenza episcopale deve intervenire... Però,
anche i laici hanno la loro responsabilità e corresponsabilità nella società: per
questo, quando si tenta di emarginare la Chiesa dalla cultura attuale oppure dalla
"pubblica piazza", è uno sbaglio.
D. – Però, i cattolici laici devono essere
catechizzati, istruiti per quanto riguarda la comunione e il mistero dell’Eucaristia:
qui c’è una grande carenza, una grande sfida, e non solo per l’Irlanda …
R.
– Quando si compirà l’analisi dei cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, si vedrà
che la catechesi come educazione sistematica e progressiva della fede in moltissimi
luoghi non è avvenuta. Dunque, ci sono generazioni di giovani e di giovani adulti
che non hanno ancora ricevuto il messaggio di Gesù, che non conoscono la Persona di
Gesù, e devono farlo. Penso che queste siano le sfide principali per la nuova evangelizzazione.