Myanmar: chiesto lo stato di emergenza. Il presidente invita alla calma
In seguito alle violenze razziali che si stanno susseguendo negli ultimi giorni in
alcune zone del Myanmar, il presidente Thein Sein – riferisce l’agenzia Misna – ha
deciso di proclamare lo stato di emergenza. Concretamente ciò vorrà dire ampi poteri
alle forze di sicurezza e il divieto di assembramento per più di cinque persone, che
già era stato imposto, insieme al coprifuoco, nei territori ovest del Paese, dopo
le violenze esplose lo scorso venerdì. Il presidente, in un discorso in televisione,
ha anche invitato alla calma la popolazione, dicendosi seriamente preoccupato del
fatto che tali episodi possano minacciare il processo di riforme avviato nell’ultimo
anno. Sein ha, inoltre, chiesto a tutte le istituzioni e alla società civile di cooperare
per riportare la situazione alla normalità. All’origine di questa situazione di conflitti,
che coinvolgono particolarmente buddisti e musulmani, c’è lo stupro e l’omicidio di
una giovane donna. Le forze dell’ordine hanno già fermato i responsabili, tuttavia
le violenze, che finora hanno causato 17 morti, decine di feriti e parecchie abitazioni
distrutte, continuano tra le comunità. “La situazione è drammatica – ha affermato
mons. Thomas Htun Myint, vicario generale della diocesi di Pyay, in un’intervista
all’agenzia Fides – la tensione è molto alta fra la comunità etnica maggioritaria
dei rakhine e la popolazione dei musulmani rohingya. Speriamo che le autorità civili
possano ristabilire la pace. Come Chiesa ci appelliamo a tutti, sperando e pregando
per la pace. Alcune famiglie cristiane – ha proseguito il prelato – si sono rifugiate
nella nostra chiesa a Settwe per la paura. Come cristiani siamo pochissimi, e non
siamo in alcun modo coinvolti nella violenza. Ma i fedeli temono di rimanere vittime
degli scontri, anche per sbaglio, e dunque fuggono”. A causa della situazione, l’Onu
ha disposto un’evacuazione temporanea del suo personale presente nella regione. (A.C.)