2012-06-11 14:25:52

Congo: Kinshasa accusa Kigali sulle violenze nel nord Kivu


“Prove schiaccianti che sollevano un problema serio da risolvere con urgenza nella sinergia tra Stati della regione dei Grandi Laghi impegnati nella lotta contro le forze negative” ha dichiarato da Goma il portavoce del governo, Lambert Mende Omalanga. Il suo intervento - riporta l'agenzia Misna - conferma in modo ufficiale informazioni diffuse da giorni da altre fonti in merito alla presenza di 200/300 uomini ruandesi tra gli ammutinati del Movimento del 23 giugno (M23). “Sono elementi reclutati in territorio ruandese da una rete attiva nel Paese confinante. Sono cittadini ruandesi reclutati e poi infiltrati nell’est congolese dove hanno ricevuto un veloce addestramento prima di essere dispiegati al fronte per combattere contro le Forze armate regolari (Fardc)” ha aggiunto Mende al termine di una missione ministeriale nella provincia del Nord-Kivu, guidata dal primo ministro Augustin Matata Ponyo. Inoltre fonti governative di Kinshasa hanno riferito di un “netto potenziamento in armi del M23 appena arrivato nel triangolo Runyoni-Chanzu e Mbuzi – al confine tra Congo e Rwanda – anche se in fuga dal Masisi avevano abbandonato 38 tonnellate di armi recuperate dalle Fardc” ha ancora detto il portavoce del governo. Dal canto suo il primo ministro ha annunciato che “dobbiamo continuare a combattere contro gli ammutinati. Siamo stupiti nel vedere che la forza del nemico sta aumentando” ma d’altra parte “dobbiamo cercare di esplorare le vie diplomatiche col Rwanda”, assicurando che “il pieno ritorno della pace rappresenta l’obiettivo supremo” del presidente Joseph Kabila. La scorsa settimana la locale missione Onu (Monusco) e l’organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) avevano mosso le stesse accuse nei confronti del Rwanda e espresso preoccupazione per il deteriorarsi della situazione nell’Est congolese, che ha provocato più di 120.000 sfollati. Kigali ha già respinto questa versione dei fatti e argomentato che “i primi a trarre vantaggio dell’insicurezza sono i ribelli hutu terroristi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr)”, fuggiti nel confinante Congo dopo il genocidio del 1994. Per molti osservatori la nuova ribellione che ha visto la luce nel Nord-Kivu – ricollegata al generale latitante Bosco Ntaganda dell’ex movimento ribelle del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi) – col sostegno del Rwanda ricorda la crisi del 2008, conclusasi con la firma di un accordo di pace tra Kinshasa e il Cndp che tre anni dopo sta mostrando tutti i suoi limiti. (R.P.)







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