Congo: Kinshasa accusa Kigali sulle violenze nel nord Kivu
“Prove schiaccianti che sollevano un problema serio da risolvere con urgenza nella
sinergia tra Stati della regione dei Grandi Laghi impegnati nella lotta contro le
forze negative” ha dichiarato da Goma il portavoce del governo, Lambert Mende Omalanga.
Il suo intervento - riporta l'agenzia Misna - conferma in modo ufficiale informazioni
diffuse da giorni da altre fonti in merito alla presenza di 200/300 uomini ruandesi
tra gli ammutinati del Movimento del 23 giugno (M23). “Sono elementi reclutati in
territorio ruandese da una rete attiva nel Paese confinante. Sono cittadini ruandesi
reclutati e poi infiltrati nell’est congolese dove hanno ricevuto un veloce addestramento
prima di essere dispiegati al fronte per combattere contro le Forze armate regolari
(Fardc)” ha aggiunto Mende al termine di una missione ministeriale nella provincia
del Nord-Kivu, guidata dal primo ministro Augustin Matata Ponyo. Inoltre fonti governative
di Kinshasa hanno riferito di un “netto potenziamento in armi del M23 appena arrivato
nel triangolo Runyoni-Chanzu e Mbuzi – al confine tra Congo e Rwanda – anche se in
fuga dal Masisi avevano abbandonato 38 tonnellate di armi recuperate dalle Fardc”
ha ancora detto il portavoce del governo. Dal canto suo il primo ministro ha annunciato
che “dobbiamo continuare a combattere contro gli ammutinati. Siamo stupiti nel vedere
che la forza del nemico sta aumentando” ma d’altra parte “dobbiamo cercare di esplorare
le vie diplomatiche col Rwanda”, assicurando che “il pieno ritorno della pace rappresenta
l’obiettivo supremo” del presidente Joseph Kabila. La scorsa settimana la locale missione
Onu (Monusco) e l’organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) avevano mosso
le stesse accuse nei confronti del Rwanda e espresso preoccupazione per il deteriorarsi
della situazione nell’Est congolese, che ha provocato più di 120.000 sfollati. Kigali
ha già respinto questa versione dei fatti e argomentato che “i primi a trarre vantaggio
dell’insicurezza sono i ribelli hutu terroristi delle Forze democratiche di liberazione
del Rwanda (Fdlr)”, fuggiti nel confinante Congo dopo il genocidio del 1994. Per molti
osservatori la nuova ribellione che ha visto la luce nel Nord-Kivu – ricollegata al
generale latitante Bosco Ntaganda dell’ex movimento ribelle del Congresso nazionale
per la difesa del popolo (Cndp), ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi)
– col sostegno del Rwanda ricorda la crisi del 2008, conclusasi con la firma di un
accordo di pace tra Kinshasa e il Cndp che tre anni dopo sta mostrando tutti i suoi
limiti. (R.P.)