2012-06-10 14:24:10

Siria: l'opposizione anti-Assad elegge nuovo capo, stallo del piano di pace Annan


Non cessano le violenze in Siria: 83 i civili uccisi solo ieri, secondo l’Osservatorio per i diritti umani che parla di oltre 14.100 vittime dall'inizio del conflitto. Intanto, Israele ha annunciato che porterà aiuti nei Paesi dove ci sono sfollati siriani e nella notte a Istanbul il Consiglio nazionale siriano, che riunisce tutte le opposizioni al governo di Damasco, ha eletto il suo nuovo capo, il curdo Abdulbaset Sieda, che ha subito affermato: “Il regime siriano volge al termine”. Dal canto suo, il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha affermato che Mosca non si opporrebbe alla partenza di Assad. Francesca Sabatinelli ha intervistato Natalino Ronzitti, professore di diritto internazionale, e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, sull'ipotesi di un intervento armato internazionale contro la Siria:RealAudioMP3

R. – Da giurista io sono contrario all’“intervento umanitario”, se non è deciso dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ritengo che l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza per la Francia, e specialmente per gli Stati Uniti, sta diventando la foglia di fico, perché altre volte i due Paesi e la Nato sono intervenuti senza nessuna autorizzazione al Consiglio di Sicurezza, vedi il Kosovo. Probabilmente un’altra possibilità c’è ed è quella di fare un’azione piuttosto intensa nei confronti del regime, affinché questa situazione comporti non solo la partenza di Assad, ma anche l’ingresso, con il consenso della Siria, in territorio siriano di una forza di pace, che possa mantenere l’ordine e la pace.

D. – Perché non provare ad intimare a Bashar al Assad di arrestarlo e portarlo davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja con l’accusa di crimini contro l’umanità? Ci sono gli estremi perché questo possa avvenire?

R. – Nel caso concreto ci sono queste stragi, ovviamente c’è anche una presunzione di innocenza. Quello che è accaduto, e, purtroppo, sta accadendo, in Siria, può esser configurato come un crimine contro l’umanità e quindi è sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale. Il problema è che la Siria non ha ratificato lo statuto della Corte e quindi in questo caso la Corte penale internazionale può avere giurisdizione solo se la questione è deferita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un po’ quello che è accaduto con la Libia di Gheddafi, con la risoluzione 1970.

D. – Che cosa potrebbe effettivamente far funzionare il piano di pace di Kofi Annan?

R. – Il piano di Kofi Annan non funziona, è purtroppo praticamente già morto. Qui la comunità internazionale si deve decidere. Tutti sono titubanti e non vogliono ripetere una situazione tipo Libia, cioè che per un intervento umanitario sarebbe necessaria una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Rendiamoci conto, però, che gli occidentali, da un po’ di tempo a questa parte, hanno affermato che si può intervenire senza una risoluzione del Consiglio di sicurezza per motivi umanitari. Insomma, si trincerano dietro lo schermo della risoluzione del Consiglio di sicurezza, perché nessuno vuole intervenire militarmente.

D. – Lavrov, il ministro degli Esteri di Mosca ha ripetuto che la Russia potrebbe non opporsi ad una partenza di Assad. Pensare che Assad possa lasciare la Siria in questo momento o possa essere cacciato dagli stessi siriani sembra una possibilità estremamente remota...

R. – Nel momento attuale, la possibilità che Assad possa essere cacciato dagli stessi siriani è remota. Intanto, si potrebbe avere un intervento più deciso da parte delle Nazioni Unite. Non si possono mandare degli osservatori delle Nazioni Unite disarmati, i quali sono spesso oggetto di violenza bellica da parte di franchi tiratori e quindi non possono nemmeno difendersi.

D. – Quando Kofi Annan ha presentato questa sorta di gruppo di contatto, del quale fanno parte le grandi potenze - anche tutti i Paesi coinvolti però nella regione, compreso l’Iran - questa ipotesi ha sollevato anche le critiche dell’Italia, perché il ministro degli Esteri, Terzi, ha escluso questa possibilità. Secondo lei, invece - e questo è quello che insiste nel dire la Russia, ad esempio - ha senso? Avrebbe senso il coinvolgimento dell’Iran?

R. – In linea di principio sì, però anche l’Iran è sotto embargo: è oggetto di sanzioni da parte della comunità internazionale. Quindi, in questo momento credo che l’Iran non abbia nessuna chance di essere coinvolto e non possa essere coinvolto. Le chiavi della situazione per ora si trovano nelle mani della Russia, anche della Cina, ma in particolare della Russia. Probabilmente bisogna agire in maniera efficace nei confronti della Federazione russa ed assicurare a Mosca certe soluzioni. Ad esempio, per quanto riguarda le “facilities” navali che ha in Siria dire che queste possano essere mantenute. Io credo che sia una situazione molto complessa, molto pericolosa, perché c’è poi – e già ne abbiamo avuto le avvisaglie – il rischio che il conflitto "travasi" nel Libano, e tra l’altro noi italiani in Libano siamo molto interessati, perché abbiamo le nostre forze di pace nell’ambito delle Nazioni Unite.







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