Grecia verso le elezioni politiche del 17 giugno in un clima di grande tensione
La Grecia si prepara, per la seconda volta nel giro di poche settimane, a votare per
le elezioni politiche. Una tornata elettorale tra le più difficili della sua storia,
che si svolgerà domenica 17 giugno, in un clima di grande tensione sociale, legata
oltre che alla grave crisi economica, anche alla presenza in Parlamento dei neonazisti
di “Alba dorata”. Ieri una manifestazione anti-fascista ha fatto salire la tensione
ad Atene. Di certo, tutti sono consapevoli che il risultato che uscirà dalle urne
sarà essenziale per determinate il futuro assetto del Paese e per la permanenza dello
stesso in Europa. Salvatore Sabatino ha chiesto alla collega greca Vassiliki
Markaki, se le forze politiche, che non sono riuscite il mese scorso a formare
un governo di unità nazionale, riusciranno questa volta a mostrare maggior senso di
responsabilità, anche nei confronti dell’Europa:
R. – Dipenderà
dai numeri che usciranno dalle urne. Certo, se il primo partito sarà ancora Syriza,
di sinistra, grande sorpresa dell’ultimo turno elettorale, sarà difficile pensare
ad un governo di unità nazionale; ha già dichiarato che non vuole collaborazioni.
Dall’altra parte, quasi tutto fa escludere un governo autonomo o un esecutivo con
i due partiti conservatori e socialisti, che sono stati i protagonisti degli ultimi
40 anni di storia.
D. – Molte volte si è parlato anche della possibilità di
avere un governo tecnico, sul modello di quello italiano, però l’ipotesi è stata sempre
scartata. Perché?
R. – Il governo che ha preceduto le elezioni era un governo
tecnico, dove partecipavano, con tantissimi rappresentanti, tutti i partiti. Non si
è riusciti, però, a formare un governo tecnico che veramente governasse e, principalmente,
non si è riusciti a fare un governo che non avesse questa dipendenza dai partiti.
Nel prossimo giro, forse, è più probabile un governo di unità nazionale, con, naturalmente,
tante caratteristiche tecniche.
D. – All’interno del Parlamento, nelle ultime
elezioni, sono entrati anche i neonazisti di "Alba Dorata". Secondo le previsioni
dovrebbero conquistare nuovamente dei seggi, anche se con una percentuale più bassa
della precedente. Continua ad essere solo un voto di protesta o c’è qualcos’altro?
R.
– Secondo me è un voto di protesta; la Grecia non si merita lo spettacolo di questi
personaggi: è un Paese profondamente tollerante, profondamente democratico e profondamente
antifascista. Evidentemente le mancanze di tutti hanno dato il via a questo "gruppetto
di ignoranti", i quali continuano a provocare su temi nazionali e internazionali.
D.
– L’Europa guarda ovviamente con grande interesse alle elezioni greche, perché la
permanenza di Atene nell’area euro determinerà la sopravvivenza della moneta unica.
La gente percepisce il rischio che il Paese correrebbe tornando alla Dracma?
R.
– Io credo che da una parte la gente percepisca questo pericolo, ma dall’altra parte
credo che ci si trovi nella fase pericolosissima di quando uno dice: “Cosa ho da perdere?”
Se non hai davvero niente da perdere, puoi dare solo espressione alla tua rabbia.
D. – La crisi che ha coinvolto la Grecia ha modificato anche l’assetto sociale
del Paese e si assiste ad una sorta di imbarbarimento. Oggi come si potrebbe definire
la società greca?
R. – E' una società profondamente delusa dai suoi partiti,
dai suoi politici e anche da se stessa. Una società che è stata trascinata ad arte
nel consumismo senza limiti, senza pensieri, per sentirsi dire subito dopo, nel giro
di pochi mesi: “Siete poveri, siete i più poveri, siete quelli che hanno truccato
i conti, non avete mai avuto veramente le possibilità di esserci in Europa”. E’ una
società che sta combattendo veramente con i peggiori incubi, che possono esistere
in ciascuno di noi e in tutti noi messi assieme.