2012-06-09 14:22:29

Costa D’Avorio: uccisi in imboscata 7 caschi blu e 8 civili


Torna la tensione in Costa d’Avorio, teatro tra il 2010 e il 2011 di una drammatica crisi politica, sfociata in un conflitto costato la vita ad oltre 300 persone. Nella notte, sette caschi blu nigeriani dell’Onu sono stati uccisi in un’imboscata tra Tai e il villaggio di Para da cui la popolazione è in fuga. Altri otto civili sarebbero morti nella stessa zona. Dura condanna è stata espressa dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha chiesto al governo ivoriano di assicurare i responsabili alla giustizia. Ma chi potrebbe esserci dietro questi attacchi? Cecilia Seppia lo ha chiesto a padre Franco Moretti, direttore della rivista Nigrizia:RealAudioMP3

R. – Sono i mercenari e gli ex soldati di Gbagbo, l’ex presidente che ha perso le elezioni nel 2010. Lui rifiutò di riconoscere la vittoria di Ouattara, l’attuale presidente, e i suoi ex militari, tra cui molti mercenari della Liberia, si sono rifugiati appunto in Liberia che è proprio al di là del confine. Human Rights Watch aveva già parlato nei mesi scorsi, ma anche recentemente, di questi attacchi contro alcuni villaggi della Costa d’Avorio, ecco perché le forze dell’Onu si trovavano in quella zona, a difendere questi villaggi. Diciamo che la pace non è ancora totale: siamo ben lontani dall’avere un Paese unito e unificato.

D. – Tra l’altro, proprio ieri un importante alleato dell’ex presidente Gbagbo ed ex ministro della difesa, Kouassi, è stato arrestato in Togo e si tratta del primo dei sostenitori di Gbagbo a essere arrestato: questa è una novità rilevante sul fronte politico…

R. – Qualcosa si sta muovendo. Sono 23 le persone ricercate e condannate dall’attuale governo, però sono in molti – sia in Costa d’Avorio, sia all’estero – che non hanno mai accettato la sconfitta di Gbagbo e non tentano neppure, all’Onu, di essere rimasti a sostenere il nuovo governo. E quindi ecco che prendersela con Ouattara, o non accettare Ouattara e prendersela con le forze dell’Onu che lo sostengono, è la stessa cosa. E’ rischioso: qualcuno dice che potrebbe essere una prima mossa, quindi potrebbero esserci nei prossimi giorni altri arresti, altri ex ministri del vecchio presidente potrebbero essere arrestati e consegnati al governo legittimo della Costa d’Avorio. D’altra parte, però, potrebbe essere un pericolo verso una possibile e affrettata pacificazione del Paese. E’ ovvio che gli antichi sostenitori di Gbagbo oggi urlano, gridano, sono rattristati perché i loro antichi campioni, uno alla volta, sono arrestati e magari consegnati all’Aja – come è già accaduto per l’ex presidente.

D. – Tra l’altro, secondo testimonianze, la gente starebbe proprio fuggendo da questa zona che è compresa tra Tai e il villaggio di Para: quindi c’è tensione, c’è paura e – come diceva lei – forse potrebbe essere l’inizio di qualcosa che non si è mai spento, nel Paese?

R. – Ecco, sì, che ci sia del fuoco sotto alla cenere, è scontato. Potrebbe scoppiare, potremmo vedere nei prossimi giorni vere e proprie fiamme? Io spero di no. Però, questo atteggiamento di Ouattara di esigere che i suoi antichi nemici, i "dinosauri" dell’ex governo, gli vengano consegnati perché lui li vuole processare, a noi occidentali può sembrare una cosa giusta: chi ha sbagliato, paghi. Ma non sempre questo potrebbe funzionare così "dolcemente" in una situazione come quella della Costa d’Avorio, dove c’è stata una decennale guerra civile e quindi gli animi sono ancora surriscaldati, gli odii non si sono ancora sopiti e quindi la voglia di vendicarsi potrebbe aumentare. Qualcuno dice che invece di riportarli in patria per condannarli, per consegnarli alla Corte penale internazionale…

D. – …forse sarebbe giusto che il nuovo presidente, Outtara, provasse a mettere in campo una politica diversa?

R. – Ouattara potebbe adottare una politica diversa: una comprensione, una riconciliazione, non so. Tanto più che qualcuno, contrario a Ouattara, è pronto a tirar fuori dossier contro di lui. Si sa, ad esempio, che i suoi uomini hanno compiuto massacri nel tentativo di avvicinarsi alla capitale quando egli doveva essere insediato come presidente. Quindi, i morti ci sono stati da tutte e due le parti, i crimini sono stati commessi da tutte e due le parti e qualcuno dice: “Ora si arrestano solo i perdenti, ai vincitori si perdonano tante cose”. Quindi, è ancora confusa la situazione.







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