Costa D’Avorio: uccisi in imboscata 7 caschi blu e 8 civili
Torna la tensione in Costa d’Avorio, teatro tra il 2010 e il 2011 di una drammatica
crisi politica, sfociata in un conflitto costato la vita ad oltre 300 persone. Nella
notte, sette caschi blu nigeriani dell’Onu sono stati uccisi in un’imboscata tra Tai
e il villaggio di Para da cui la popolazione è in fuga. Altri otto civili sarebbero
morti nella stessa zona. Dura condanna è stata espressa dal segretario generale delle
Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha chiesto al governo ivoriano di assicurare i responsabili
alla giustizia. Ma chi potrebbe esserci dietro questi attacchi? Cecilia Seppia
lo ha chiesto a padre Franco Moretti, direttore della rivista Nigrizia:
R. – Sono i
mercenari e gli ex soldati di Gbagbo, l’ex presidente che ha perso le elezioni nel
2010. Lui rifiutò di riconoscere la vittoria di Ouattara, l’attuale presidente, e
i suoi ex militari, tra cui molti mercenari della Liberia, si sono rifugiati appunto
in Liberia che è proprio al di là del confine. Human Rights Watch aveva già parlato
nei mesi scorsi, ma anche recentemente, di questi attacchi contro alcuni villaggi
della Costa d’Avorio, ecco perché le forze dell’Onu si trovavano in quella zona, a
difendere questi villaggi. Diciamo che la pace non è ancora totale: siamo ben lontani
dall’avere un Paese unito e unificato.
D. – Tra l’altro, proprio ieri un importante
alleato dell’ex presidente Gbagbo ed ex ministro della difesa, Kouassi, è stato arrestato
in Togo e si tratta del primo dei sostenitori di Gbagbo a essere arrestato: questa
è una novità rilevante sul fronte politico…
R. – Qualcosa si sta muovendo.
Sono 23 le persone ricercate e condannate dall’attuale governo, però sono in molti
– sia in Costa d’Avorio, sia all’estero – che non hanno mai accettato la sconfitta
di Gbagbo e non tentano neppure, all’Onu, di essere rimasti a sostenere il nuovo governo.
E quindi ecco che prendersela con Ouattara, o non accettare Ouattara e prendersela
con le forze dell’Onu che lo sostengono, è la stessa cosa. E’ rischioso: qualcuno
dice che potrebbe essere una prima mossa, quindi potrebbero esserci nei prossimi giorni
altri arresti, altri ex ministri del vecchio presidente potrebbero essere arrestati
e consegnati al governo legittimo della Costa d’Avorio. D’altra parte, però, potrebbe
essere un pericolo verso una possibile e affrettata pacificazione del Paese. E’ ovvio
che gli antichi sostenitori di Gbagbo oggi urlano, gridano, sono rattristati perché
i loro antichi campioni, uno alla volta, sono arrestati e magari consegnati all’Aja
– come è già accaduto per l’ex presidente.
D. – Tra l’altro, secondo testimonianze,
la gente starebbe proprio fuggendo da questa zona che è compresa tra Tai e il villaggio
di Para: quindi c’è tensione, c’è paura e – come diceva lei – forse potrebbe essere
l’inizio di qualcosa che non si è mai spento, nel Paese?
R. – Ecco, sì, che
ci sia del fuoco sotto alla cenere, è scontato. Potrebbe scoppiare, potremmo vedere
nei prossimi giorni vere e proprie fiamme? Io spero di no. Però, questo atteggiamento
di Ouattara di esigere che i suoi antichi nemici, i "dinosauri" dell’ex governo, gli
vengano consegnati perché lui li vuole processare, a noi occidentali può sembrare
una cosa giusta: chi ha sbagliato, paghi. Ma non sempre questo potrebbe funzionare
così "dolcemente" in una situazione come quella della Costa d’Avorio, dove c’è stata
una decennale guerra civile e quindi gli animi sono ancora surriscaldati, gli odii
non si sono ancora sopiti e quindi la voglia di vendicarsi potrebbe aumentare. Qualcuno
dice che invece di riportarli in patria per condannarli, per consegnarli alla Corte
penale internazionale…
D. – …forse sarebbe giusto che il nuovo presidente,
Outtara, provasse a mettere in campo una politica diversa?
R. – Ouattara potebbe
adottare una politica diversa: una comprensione, una riconciliazione, non so. Tanto
più che qualcuno, contrario a Ouattara, è pronto a tirar fuori dossier contro di lui.
Si sa, ad esempio, che i suoi uomini hanno compiuto massacri nel tentativo di avvicinarsi
alla capitale quando egli doveva essere insediato come presidente. Quindi, i morti
ci sono stati da tutte e due le parti, i crimini sono stati commessi da tutte e due
le parti e qualcuno dice: “Ora si arrestano solo i perdenti, ai vincitori si perdonano
tante cose”. Quindi, è ancora confusa la situazione.