2012-06-08 11:35:18

L'Eucaristia permei tutta la vita quotidiana: così il Papa nella solennità del "Corpus Domini"


Il valore del culto eucaristico e la sacralità dell’Eucaristia: a questi due aspetti ha dedicato la sua omelia Benedetto XVI alla Messa, celebrata ieri sera sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, nella Solennità del Corpus Domini. Al termine, il Papa ha presieduto la Processione eucaristica verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, alla presenza di decine di migliaia di fedeli. Il servizio di Adriana Masotti:RealAudioMP3

E’ importante, esordisce il Papa nella sua omelia, riprendere in considerazione due aspetti del Mistero eucaristico oggi in parte trascurati: il culto dell’Eucaristia, in particolare l’adorazione del Santissimo Sacramento, e la sua sacralità. Un’interpretazione parziale del Concilio Vaticano II, osserva, ha portato a restringere in pratica l’Eucaristia al solo momento celebrativo in cui il Signore convoca in assemblea il suo popolo, ma concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo:

E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana”.

Il culto del Santissimo Sacramento, continua Benedetto XVI, costituisce come l’ambiente spirituale entro cui la comunità può celebrare bene l’Eucaristia:

“L’incontro con Gesù nella Messa si attua pienamente quando la comunità riconosce che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi e ci accompagna continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre”.

Benedetto XVI ricorda l’esperienza tante volte vissuta, quella dello stare tutti insieme in silenzio davanti al Signore:

“Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore, presente nel Suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa”.

E per spiegare ciò che si vive in ginocchio davanti al Sacramento dell’amore, il Papa fa riferimento a qualcosa che appartiene anche ai rapporti interpersonali:

Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione”.

Passando all’aspetto della sacralità dell’Eucaristia, Benedetto XVI osserva che una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ha portato ad un certo fraintendimento circa la novità cristiana che riguarda il culto. Se è vero che il centro del culto non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, tuttavia...

“...Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti”.

Il sacro, dice il Papa, ha una funzione educativa e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. E cita l’esperienza della celebrazione in corso:

Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita”.

Gesù, dunque, istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, ponendo se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare. Con questa fede, conclude Benedetto XVI, celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo.







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