2012-06-08 07:48:15

Incontro Merkel-Cameron: non solo disciplina di bilancio


Il fiscal compact, l'accordo europeo sulla disciplina di bilancio, non sarà sufficiente per risolvere la crisi. Lo hanno affermato il premier britannico Cameron e la cancelliera tedesca Merkel, nell’incontro ieri a Berlino in cui la Merkel si è impegnata ad utilizzare tutti gli strumenti disponibili per stabilizzare l'eurozona. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

La Merkel annuncia: al prossimo vertice europeo di fine giugno presenterà ai 27 un piano di lavoro per un'Unione più forte sul piano politico e su quello finanziario. Stessa lunghezza d’onda per il premier italiano Monti che chiede un’Unione bancaria che – dice - dovrebbe essere definita ‘unione finanziaria’. Ma precisa: ci vogliono gli eurobond. Della necessità di un salto di qualità dell’Unione europea parla anche il presidente dell'Eurogruppo Juncker, che poi guarda all’ultima emergenza e assicura: pronto l’aiuto alla Spagna se necessario. Madrid è stata appena declassata di ben tre livelli dall'agenzia di rating Fitch. Di Spagna si parlerà al prossimo Eurogruppo, il 21 giugno. Pochi giorni prima, il 17, ci saranno le attese elezioni in Grecia. Due passaggi da attraversare prima del cruciale vertice il 28 giugno.

Intanto, il presidente della Banca centrale europea (Bce) assicura liquidità alle banche mentre gli Stati Uniti premono perché l’Europa dia presto segnali forti di ripresa. Antonella Palermo ne ha parlato con Leonardo Becchetti, docente di Economia politica a Tor Vergata:RealAudioMP3

R. – Si aspettava una riduzione dei tassi, ma giustamente Draghi ha detto che i tassi sono già molto bassi e un’ulteriore riduzione non avrebbe particolari effetti. Inoltre, visto che siamo già molto vicini allo zero, è importante avere delle “munizioni” ma non usarle, piuttosto che usarle tutte in un momento che magari non è massimamente critico come quello attuale. Penso quindi che questa sia stata una buona decisione. D’altra parte, la Banca centrale europea, come ormai da tempo accade, sta svolgendo un’azione di supplenza nei confronti delle amnesie e dei ritardi politici. Quindi, in mancanza di regole per la supervisione bancaria europea, di una mossa verso l’integrazione fiscale, è la Bce che deve intervenire per tenere buoni i mercati.

D. – Obama ha invitato Monti, Cameron e la Merkel a fare presto sul piano “salva euro” in vista del G20 messicano in programma il 18 e il 19 giugno, in modo che i leader europei possano poi prendere decisioni definitive in occasione del Consiglio europeo di fine mese. Come valutare questi pressing?

R. – Diciamo che solo nei momenti di grave crisi ci si rende conto dell’importanza della cooperazione tra gli Stati e quindi gli Stati Uniti sanno bene che, se ci fosse una crisi dell’euro, questo avrebbe delle conseguenze piuttosto gravi anche su di loro. Fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno però anche beneficiato del fatto che i mercati abbiano puntato sulla debolezza dell’euro. Sappiamo che in questo momento tutti i Paesi hanno dei debiti pubblici molto ampi e il debito pubblico americano è più alto di quello complessivo dell’area euro: gli americani sono quasi al 100 per 100 e noi siamo all’87 per cento. Questo vuol dire che, se l’attenzione dei mercati è sul sud d’Europa, Germania e Stati Uniti possono finanziare il loro debito a tassi più bassi. Però, è chiaro che una crisi che arriva alle sue estreme conseguenze, a quel punto, avrebbe delle ripercussioni molto negative anche sulla crescita americana, piuttosto fragile in questo momento.

D. – Ma l’Europa riuscirà, di fatto, a salvare l’euro?

R. – Questa crisi ha messo in luce quelle che sono le debolezze dell’Euro: un’unione solamente monetaria – di una moneta unica, che era una grande promessa – senza che si siano aggiunte l’unione fiscale e l’unione del sistema bancario. C’è bisogno di un passo avanti della politica, che per ora stenta, e un passo avanti della politica, che vuol dire assumersi delle responsabilità, creare dei rapporti fiduciari tra Paesi, con relativi costi e benefici. La Germania, in particolare, deve decidersi a fare quello che ha fatto per i tedeschi dell’Est. Negli Stati federali esistono relazioni fiduciarie di solidarietà, per cui se degli Stati sono in surplus fanno dei trasferimenti agli Stati in deficit. Tutto questo è normale. Bisogna vedere se siamo pronti e maturi per questo passo avanti anche in Europa: anche se credo che non ci siano molto alternative, perché siamo veramente tutti collegati e – come si dice – “simul stabunt, simul cadent: o andiamo avanti tutti insieme o cadiamo tutti insieme.







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