La Merkel annuncia piano per una Unione politicamente più forte
La cancelliera tedesca, Angela Merkel, annuncia un piano per far avanzare il processo
di unificazione politica dell'Ue, perché non sia solo unione monetaria. Lo presenterà
al prossimo vertice di fine giugno. Parla di unione fiscale, con più coordinamento
per le politiche di bilancio, e di unione politica con più poteri di controllo da
attribuire a Bruxelles. L'ex ministro degli Esteri tedesco, Fischer, sottolinea che
proprio Berlino deve scegliere tra ''Europa e isolamento'', anche optando per gli
eurobond. Anche il premier italiano, Mario Monti, torna a ribadire la necessità degli
eurobond, aggiungendo che ''bisogna agire rapidamente per spezzare il circolo vizioso
fra vunerabilità del settore bancario e crisi del debito sovrano''. Intanto, il presidente
della Banca centrale europea (Bce) assicura liquidità alle banche mentre gli Stati
Uniti premono perché l’Europa dia presto segnali forti di ripresa. Antonella Palermo
neha parlato con Leonardo Becchetti, docente di Economia politica
a Tor Vergata:
R. – Si aspettava
una riduzione dei tassi, ma giustamente Draghi ha detto che i tassi sono già molto
bassi e un’ulteriore riduzione non avrebbe particolari effetti. Inoltre, visto che
siamo già molto vicini allo zero, è importante avere delle “munizioni” ma non usarle,
piuttosto che usarle tutte in un momento che magari non è massimamente critico come
quello attuale. Penso quindi che questa sia stata una buona decisione. D’altra parte,
la Banca centrale europea, come ormai da tempo accade, sta svolgendo un’azione di
supplenza nei confronti delle amnesie e dei ritardi politici. Quindi, in mancanza
di regole per la supervisione bancaria europea, di una mossa verso l’integrazione
fiscale, è la Bce che deve intervenire per tenere buoni i mercati.
D. – Obama
ha invitato Monti, Cameron e la Merkel a fare presto sul piano “salva euro” in vista
del G20 messicano in programma il 18 e il 19 giugno, in modo che i leader europei
possano poi prendere decisioni definitive in occasione del Consiglio europeo di fine
mese. Come valutare questi pressing?
R. – Diciamo che solo nei momenti di grave
crisi ci si rende conto dell’importanza della cooperazione tra gli Stati e quindi
gli Stati Uniti sanno bene che, se ci fosse una crisi dell’euro, questo avrebbe delle
conseguenze piuttosto gravi anche su di loro. Fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno
però anche beneficiato del fatto che i mercati abbiano puntato sulla debolezza dell’euro.
Sappiamo che in questo momento tutti i Paesi hanno dei debiti pubblici molto ampi
e il debito pubblico americano è più alto di quello complessivo dell’area euro: gli
americani sono quasi al 100 per 100 e noi siamo all’87 per cento. Questo vuol dire
che, se l’attenzione dei mercati è sul sud d’Europa, Germania e Stati Uniti possono
finanziare il loro debito a tassi più bassi. Però, è chiaro che una crisi che arriva
alle sue estreme conseguenze, a quel punto, avrebbe delle ripercussioni molto negative
anche sulla crescita americana, piuttosto fragile in questo momento.
D. –
Ma l’Europa riuscirà, di fatto, a salvare l’euro?
R. – Questa crisi ha messo
in luce quelle che sono le debolezze dell’Euro: un’unione solamente monetaria – di
una moneta unica, che era una grande promessa – senza che si siano aggiunte l’unione
fiscale e l’unione del sistema bancario. C’è bisogno di un passo avanti della politica,
che per ora stenta, e un passo avanti della politica, che vuol dire assumersi delle
responsabilità, creare dei rapporti fiduciari tra Paesi, con relativi costi e benefici.
La Germania, in particolare, deve decidersi a fare quello che ha fatto per i tedeschi
dell’Est. Negli Stati federali esistono relazioni fiduciarie di solidarietà, per cui
se degli Stati sono in surplus fanno dei trasferimenti agli Stati in deficit. Tutto
questo è normale. Bisogna vedere se siamo pronti e maturi per questo passo avanti
anche in Europa: anche se credo che non ci siano molto alternative, perché siamo veramente
tutti collegati e – come si dice – “simul stabunt, simul cadent “: o
andiamo avanti tutti insieme o cadiamo tutti insieme.