Gesù nell’Eucaristia è presenza concreta che permea la vita quotidiana: così il Papa
per il Corpus Domini
Il valore del culto eucaristico e la sacralità dell’Eucaristia: a questi due aspetti
ha dedicato la sua omelia Benedetto XVI alla messa, celebrata ieri sera sul sagrato
della Basilica di San Giovanni in Laterano, nell’odierna Solennità del SS. Corpo e
Sangue di Cristo. Al termine il Papa ha presieduto la Processione Eucaristica in direzione
della Basilica di Santa Maria Maggiore. Il servizio di Adriana Masotti: E’ importante,
esordisce il Papa nella sua omelia, riprendere in considerazione due aspetti del Mistero
eucaristico oggi in parte trascurati: il culto dell’Eucaristia, in particolare l’adorazione
del Santissimo Sacramento, e la sua sacralità. Un’ interpretazione parziale del Concilio
Vaticano II, osserva, ha portato a restringere in pratica l’Eucaristia al solo momento
celebrativo in cui il Signore convoca in assemblea il suo popolo. La valorizzazione
della celebrazione eucaristica è andata però a scapito dell’adorazione rivolta al
Signore Gesù realmente presente nel Sacramento dell’altare e questo con ripercussioni
negative sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto
con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della
sua presenza il resto del tempo. “E così si percepisce meno il senso della
presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina,
tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con
le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare
tutta la vita quotidiana”. Il culto del Santissimo Sacramento, continua il
Papa, costituisce come l’ambiente spirituale entro cui la comunità può celebrare
bene l’Eucaristia: “L’incontro con Gesù nella Messa si attua pienamente quando
la comunità riconosce che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci invita alla
sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi e ci accompagna
continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre”. Benedetto
XVI ricordal’esperienza tante volte vissuta, una, dice, delle esperienze più
autentiche del nostro essere Chiesa, quella dello stare tutti insieme in silenzio
prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento. E per spiegare ciò che
si vive in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore, il Papa fa riferimento a qualcosa
che appartiene anche ai rapporti interpersonali: “Per comunicare veramente
con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla,
guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità
di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così
che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale”. Passando
all’aspetto della sacralità dell’Eucaristia, Benedetto XVI osserva che una certa mentalità
secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ha portato ad un certo
fraintendimento circa la novità cristiana che riguarda il culto. Se è vero che il
centro del culto non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso,
tuttavia: “Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando
un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino
nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella
Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio”. Il sacro ha, per
il Papa, una funzione educativa e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la
cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. E cita l’esperienza
delle celebrazione in corso: “Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata
e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del
Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito»,
e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita”. Gesù,
dunque, istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, ponendo se stesso al
posto dei sacrifici antichi, ma all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli
di perpetuare. Con questa fede, conclude il Papa, celebriamo oggi e ogni giorno il
Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo.
Ultimo aggiornamento: 8 giugno 2012