Nei cinema "la guerra è dichiarata", quando il cancro è sconfitto dall'amore
Sugli schermi italiani, dopo il successo riscosso in Francia e il riconoscimento della
critica internazionale, “La guerra è dichiarata”, diretto e interpretato da Valérie
Donzelli e ispirato alla sua vera storia di madre che ha vissuto il dramma di un figlio
colpito da un tumore e oggi in buona salute. Non un film lacrimoso e retorico, ma
una storia che riesce a essere venata da commozione, sorriso e ottimismo. Il servizio
di Luca Pellegrini.
Valérie Donzelli
e Jérémie Elkaïm hanno intrapreso una guerra quando al loro bimbo di diciotto mesi
è stato diagnosticato un tumore maligno al cervello. Le emozioni vissute in quei difficilissimi
momenti sono diventate una sceneggiatura, scritta a quattro mani e poi un film, “La
guerra è dichiarata”, intenso e vivo dalla prima all'ultima immagine, venato anche
di musica e di sorrisi, che si concentra, più che sulla malattia, sul modo con cui
una giovane coppia affronta questa terribile prova della vita, condividendola con
le famiglie e gli amici. Valérie è molto orgogliosa di questo film. Pensa che possa
aiutare le madri che hanno vissuto o vivono il suo stesso percorso?
R. – Mais,
je ne sais pas si c’a peut les aider; après, ça peut aussi les énerver… Non so
se questo possa aiutarle. In fin dei conti potrebbe anche infastidirle, dipende. Nel
film, si rende una visione delle cose molto personale. Comunque, ho avuto riscontro
da molte persone che hanno vissuto situazioni simili e tutte hanno riscontrato qualcosa
di vero nelle sensazioni che si provano, nelle inquietudini, per quanto riguarda l’ambiente
degli ospedali, su questo sentirsi disarmati perché non si sa dove si va a parare...
Non siamo medici e quindi dobbiamo abbandonarci alla fiducia, siamo costretti a fidarci.
Tutti questi sono aspetti che le persone che hanno vissuto esperienze simili, riconoscono
e ne sono riconoscenti.
D. - Perché il dolore che vivono Juliette e Roméo alla
fine, una volta guarito Adam, li separa?
R. – Le couple se sépare parce que
après un événement comme ça on ne peut pas… La coppia si divide perché dopo un
evento del genere non si riesce a tornare a una situazione “normale”, come se non
fosse accaduto nulla: tornare a casa, papà, mamma e bimbo e tutto va bene... Intanto,
il bambino è “tolto” dal nucleo della famiglia e quindi loro vivono questa avventura
“a due”, i due sono “isolati”. Penso che quando si vive una storia del genere, si
va a perdere qualcosa, si diventa un po’ “zoppi”, si ha voglia di reinventare delle
cose, non si ha voglia di rivivere la propria vita come “prima”: non è possibile.
Sono quasi costretti a passare per questa fase di separazione. Può essere che un giorno
si ritroveranno, ma al presente non riescono a vedere la coppia come tale, tutti e
tre insieme. E' come se fosse qualcosa che li soffoca, hanno bisogno di ossigeno…
D.
- Come ha reagito suo figlio quando gli ha detto che avrebbe girato un film sulla
sua malattia?
R. – Il a été plutôt content, en fait… In realtà, è stato
contento. Credo che gli sia piaciuto il fatto di trasformare una situazione che sembrava
difficile in qualcosa di positivo.