2012-06-06 19:48:19

La Bce lascia invariati i tassi. Bene le Borse. Eurostat: crescita debole


Piazza affari con una chiusura a + 3,50 traina i listini europei che rispondono positivamente alle comunicazioni del presidente della Bce Mario Draghi. L’Eurotower lascia invariato il tasso di interesse e illimitata la liquidità alle banche, in difesa delle quali oggi anche la Commissione europea ha approvato un nuovo quadro normativo. Ma sia per la Bce che per Eurostat la crescita dell'Eurozona è ancora debole e l’Italia è il fanalino di coda.“Un piano immediato anticrisi” continuano a chiedere intanto Usa e Regno Unito. Il servizio di Gabriella Ceraso RealAudioMP3

Le decisioni dell'Eurotower sono una boccata d’ossigeno ma i pareri non lasciano ben sperare I tassi di interesse restano fermi all’1% e almeno fino al 15 gennaio del 2013 le banche avranno liquidità illimitata. La Bce si dice anche pronta a agire in base agli sviluppi della situazione:parla del salvataggio della Spagna, una decisione che dipende da Madrid, puntualizza Draghi, e apre anche a possibili modifiche della politica monetaria dopo il voto in Grecia del 17 giugno. Ma l’Europa, e questo è il dato dolente, cresce troppo lentamente : il pil dell'area euro e' fermo nel primo trimestre dell’anno e le previsioni scendono fra il -0,5% e il +0,3%.Crescono incertezza e rischi al ribasso. Lo ripete anche l’Eurostat e Confindustria rincara la dose per l’Italia. Il Paese soffre la recessione, la feroce stretta creditizia, e la bassa redditività: la produzione scivola da quinta a ottava scavalcata da India, Brasile e Corea Sud. A rischio interi settori, come il manifatturiero: occorrono investimenti di lungo periodo e il riequilibrio del carico fiscale per favorire i consumi. A diminuire la pressione fiscale pensa anche Draghi che sollecita inoltre per l'area euro riforme strutturali e del lavoro e l’aumento al taglio della spesa. Ma la responsabilità, dice Draghi, non è solo europea. La bordata è direttamente all’America che ancora oggi, insiste con il Regno Unito che in Europa si trovi subito un piano anticrisi che restituisca fiducia ai mercati.


Ancora dunque aiuti alle banche, seppur non illimitati, dall’Europa, per far fronte alla crisi e pochi provvedimenti concreti per la crescita degli Stati a partire dallo sgravio fiscale. Gabriella Ceraso ne ha parlato con l’economista Giuseppe RagusaRealAudioMP3

R. – In realtà è solamente un’impressione, perché gli esperti sanno che non si può rilanciare la crescita se non ci sono banche che sono in buono stato. Le banche devono avere bilanci in ordine per potere prestare più soldi.

D. - Draghi continua a dire che la situazione non è come il 2008…

R. – Ci sono economie che si riprendono, quella americana e dei paesi in via di sviluppo, che hanno iniziato, se non la corsa inarrestabile che avevano prima del 2008, ma a crescere a tassi elevati e penso che dicendo ”non è più come il 2008” l’idea è che ci sia qualcuno che possa in un certo senso aiutarci con un’economia che cresce.

D. - Non è solo colpa dell’Europa, dice Draghi. Crede che l’America non sia del tutto sincera sulle sue responsabilità?

R. – Bisogna ricordarsi che l’Europa aveva già quelli che erano i germi della malattia finanziaria, quindi è una responsabilità limitata. Veramente l’America può aiutare invitando la Germania a essere più proattiva e a tentare di fare il possibile per salvare il salvabile. D’altro canto il potere politico di Obama è limitato dalle elezioni e anche dal suo essere in minoranza al Congresso.








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