La Bce lascia invariati i tassi. Bene le Borse. Eurostat: crescita debole
Piazza affari con una chiusura a + 3,50 traina i listini europei che rispondono positivamente
alle comunicazioni del presidente della Bce Mario Draghi. L’Eurotower lascia invariato
il tasso di interesse e illimitata la liquidità alle banche, in difesa delle quali
oggi anche la Commissione europea ha approvato un nuovo quadro normativo. Ma sia per
la Bce che per Eurostat la crescita dell'Eurozona è ancora debole e l’Italia è il
fanalino di coda.“Un piano immediato anticrisi” continuano a chiedere intanto Usa
e Regno Unito. Il servizio di Gabriella Ceraso
Le decisioni
dell'Eurotower sono una boccata d’ossigeno ma i pareri non lasciano ben sperare I
tassi di interesse restano fermi all’1% e almeno fino al 15 gennaio del 2013 le banche
avranno liquidità illimitata. La Bce si dice anche pronta a agire in base agli sviluppi
della situazione:parla del salvataggio della Spagna, una decisione che dipende da
Madrid, puntualizza Draghi, e apre anche a possibili modifiche della politica monetaria
dopo il voto in Grecia del 17 giugno. Ma l’Europa, e questo è il dato dolente, cresce
troppo lentamente : il pil dell'area euro e' fermo nel primo trimestre dell’anno e
le previsioni scendono fra il -0,5% e il +0,3%.Crescono incertezza e rischi al ribasso.
Lo ripete anche l’Eurostat e Confindustria rincara la dose per l’Italia. Il Paese
soffre la recessione, la feroce stretta creditizia, e la bassa redditività: la produzione
scivola da quinta a ottava scavalcata da India, Brasile e Corea Sud. A rischio interi
settori, come il manifatturiero: occorrono investimenti di lungo periodo e il riequilibrio
del carico fiscale per favorire i consumi. A diminuire la pressione fiscale pensa
anche Draghi che sollecita inoltre per l'area euro riforme strutturali e del lavoro
e l’aumento al taglio della spesa. Ma la responsabilità, dice Draghi, non è solo europea.
La bordata è direttamente all’America che ancora oggi, insiste con il Regno Unito
che in Europa si trovi subito un piano anticrisi che restituisca fiducia ai mercati.
Ancora dunque aiuti alle banche, seppur non illimitati, dall’Europa, per
far fronte alla crisi e pochi provvedimenti concreti per la crescita degli Stati a
partire dallo sgravio fiscale. Gabriella Ceraso ne ha parlato con l’economista
Giuseppe Ragusa
R.
– In realtà è solamente un’impressione, perché gli esperti sanno che non si può rilanciare
la crescita se non ci sono banche che sono in buono stato. Le banche devono avere
bilanci in ordine per potere prestare più soldi.
D. - Draghi continua a dire
che la situazione non è come il 2008…
R. – Ci sono economie che si riprendono,
quella americana e dei paesi in via di sviluppo, che hanno iniziato, se non la corsa
inarrestabile che avevano prima del 2008, ma a crescere a tassi elevati e penso che
dicendo ”non è più come il 2008” l’idea è che ci sia qualcuno che possa in un certo
senso aiutarci con un’economia che cresce.
D. - Non è solo colpa dell’Europa,
dice Draghi. Crede che l’America non sia del tutto sincera sulle sue responsabilità?
R.
– Bisogna ricordarsi che l’Europa aveva già quelli che erano i germi della malattia
finanziaria, quindi è una responsabilità limitata. Veramente l’America può aiutare
invitando la Germania a essere più proattiva e a tentare di fare il possibile per
salvare il salvabile. D’altro canto il potere politico di Obama è limitato dalle elezioni
e anche dal suo essere in minoranza al Congresso.