Emilia: i danni del sisma sull'economia e la volontà di ripresa del settore di produzione
del parmigiano
Uno stop della produzione industriale di almeno 4-6 mesi: è la stima riferita stamani
dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sulle conseguenze del sisma in Emilia.
8 mila i posti di lavoro a rischio nell’ agroalimentare a causa dei danni subiti dalle
imprese agricole, stalle e strutture di trasformazione agroindustriali, ma anche dai
macchinari per la raccolta e trebbiatura e dagli impianti di irrigazione per i terreni
coltivati a ortofrutta, viticoltura, riso e seminativi colpiti dalla siccità. L’allarme
è del presidente della Coldiretti, Sergio Marini. Particolarmente importante, per
l’economia della zona, la produzione e la vendita del parmigiano. Quale la situazione
in questo settore? Federico Piana lo ha chiesto a Igino Morini, responsabile
del Consorzio del Parmigiano Reggiano.00:03:14:23 R. – Possiamo dire che
le scosse hanno colpito e messo a terra circa 600 mila forme, di cui il 40 per cento
sono recuperabili, per fortuna, nel senso che possono continuare la stagionatura,
le altre invece hanno subito dei danni. Queste, quindi, se sono già ben stagionate,
possono essere tagliate e vendute, ma è chiaro che soprattutto il formaggio fresco
non potrà continuare la stagionatura e dovrà essere destinato ad usi industriali con
ricavi molto, molto bassi, decisamente inferiori rispetto a quello che sarebbe stato
l’utilizzo alla fine della stagionatura.
D. – Sei euro al chilo, mi corregga
se sbaglio, costano queste forme che vengono poi fuse...
R. – Sei euro al chilo
se sono vendute come buone; per la fusione il ricavo è decisamente inferiore. Quindi
è sicuramente un grande danno. Diciamo che così come tante imprese, anche le nostre
sono state colpite, per fortuna però, l’intero settore continua, nel senso che i caseifici
che hanno dovuto interrompere la produzione sono 5 su 380. Possiamo, quindi, assicurare
che la produzione continua, ma il danno va a coinvolgere grosso modo il 5 per cento
della produzione annua.
D. – Qual è la situazione nei caseifici? Voi del consorzio
sicuramente avete contatti con queste persone che sono state danneggiate anche nel
morale...
R. – Possiamo dire che, innanzitutto, i nostri produttori sono abituati
ad essere dei grandi lavoratori. Quindi, fin dalle prime ore dopo il sisma, chi non
ha potuto fare la produzione e la lavorazione ha cercato di trovare riparo per poter
riprendere a lavorare il proprio latte immediatamente. L’altro aspetto è stato trovare
subito il ricovero alle forme che possono continuare la stagionatura. Dobbiamo dire
che una bella azione di ripresa, di volontà di non lasciarsi sopraffare dal terremoto,
è stata proprio quella di voler mettere in vendita fin da subito il formaggio che
poteva essere messo in vendita. Infatti, si sono registrate notevoli code ai negozi
di vendita dei caseifici colpiti, proprio perché c’era questa possibilità. Sono tantissime
anche le richieste via web.
D. – Però non c’è stato anche qualche caso – l’hanno
chiamato – di sciacallaggio sui prezzi?
R. – Diciamo che è stata una messa
in allarme preventiva. Comunque se i consumatori, per sicurezza, vogliono affidarsi
al consorzio, abbiamo aperto anche un indirizzo di posta elettronica dedicato. I consumatori
possono rivolgersi direttamente al consorzio che indirizza poi queste richieste ai
caseifici consorziati.
D. – Diamo l’indirizzo, Morini...
R. – Sì, è
semplice: . Inoltre c’è anche la possibilità di rifornirsi da caseifici che si sono
resi disponibili a versare un euro per ogni chilogrammo venduto a favore dei caseifici
che sono stati colpiti. Questo avverrà anche in alcune catene della grande distribuzione.