Rapporti commerciali e Siria nel colloquio a Pechino tra Putin e Hu Jintao
Il presidente russo Vladimir Putin è da oggi a Pechino per una visita di tre giorni.
Al centro del programma, l’incontro col presidente cinese Hu Jintao. Nei colloqui
in primo piano, oltre che le relazioni bilaterali commerciali ed energetiche, anche
le questioni internazionali più urgenti, dalla crisi in Siria al programma nucleare
dell'Iran. Proprio nella capitale cinese, nei prossimi giorni, il capo del Cremlino
vedrà il leader iraniano Mahmud Ahmadinejad, in occasione del vertice della Shanghai
Cooperation Organization, di cui fanno parte Russia, Cina e le Repubbliche centroasiatiche
del Kazakhstan, Kyrghiztan, Uzbekistan e Tajikistan, mentre l’Iran partecipa come
osservatore. Una visita, quella di Putin in Cina, tesa dunque a rafforzare la collaborazione
con il gigante asiatico. Sui motivi della scelta russa di privilegiare la Cina nei
rapporti internazionali, Giada Aquilino ha intervistato Serena Giusti,
del programma Russia e Vicini Orientali dell’Istituto per gli studi di politica internazionale
(Ispi) e docente di Politica estera russa all’Università Cattolica di Milano:
R. – E’ importante
perché è la prima visita in Asia di Putin alla presidenza, dopo i due mandati precedenti.
L’interesse per la Cina ormai risale ad un po’ di tempo fa, alle precedenti presidenze,
quindi direi che sia in linea con questo approccio molto pragmatico, inaugurato da
Putin, verso la politica estera, ossia di intrattenere rapporti con gli attori che
la Russia – di volta in volta – ritenga maggiormente strategici. Insieme alla Cina,
la Russia fa parte anche della Cooperazione di Shangai e infatti poi, dopo questo
incontro, Putin si tratterrà in Cina pure per partecipare alla riunione di questa
organizzazione regionale. Direi che gli interessi sono economici, sono energetici;
interessi molto più forti in un momento in cui l’Europa è in crisi. Agli occhi della
Russia, l’Unione Europea appare un’entità ancora più debole e da qui la necessità
di rafforzare, anche in termini energetici, rapporti con altri potenziali partner,
come lo è la Cina. In questo momento c’è inoltre un allineamento diplomatico importante
con la Cina all’interno del Gruppo dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica):
lo si è visto, per esempio, nel caso della Libia quando sia la Russia, sia la Cina
si sono astenute sulla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per l’approvazione
della “no fly zone”, però dopo che c’era stato questo allineamento all’approvazione
di tale documento, entrambi i Paesi sono rimasti delusi perché in realtà questa risoluzione
è stata utilizzata da Gran Bretagna, Francia e poi dalla Nato per rimuovere dal potere
Gheddafi. Adesso c’è il timore che questo possa riproporsi nel caso siriano e quindi
diciamo che, oltre agli interessi economici, al momento c’è anche una convergenza
di interessi più ampi di politica estera, soprattutto nell’area del Medio Oriente.
D.
– Cina e Russia ritengono che in Siria le violenze debbano cessare, ma rimangono contrarie
ad un intervento straniero nel Paese. Quindi, che posizione è rispetto alla crisi
siriana?
R. – L’atteggiamento della Russia rispetto alla "Primavera araba"
è stato sicuramente un atteggiamento di sostegno a questi movimenti che cercano di
promuovere il rispetto dei diritti, addirittura la democrazia, perché la Russia comunque
si considera una democrazia, nonostante in Occidente noi la vediamo come una democrazia
incompleta. Quindi, da una parte c’è stato un riconoscimento dell’importanza di questi
movimenti, dall’altra parte la Russia è sempre stata molto decisa nell’affermare che
non si rimuovono i dittatori attraverso un intervento di potenze esterne e soprattutto
attraverso l’uso militare. Ora, nel caso siriano, poi, c’è anche il fatto che ci sono
degli interessi economici della Russia. Sono soprattutto interessi di tipo militare,
accordi sulla fornitura di armamenti che sono stati conclusi in passato … Però direi
che, al di là di questi interessi economici, è più una questione di principio.
D.
– In questo quadro di alleanze strategiche, il ruolo – il peso – degli Stati Uniti
qual è?
R. – Gli Stati Uniti, come grande potenza, continuano a giocare un
ruolo importante nelle varie regioni. Ricordiamo che la Cina ha interessi molto pragmatici
con la Russia, nel senso che la fornitura di energia è una priorità per la Cina, che
è il più grande consumatore di energia e non ha risorse interne proprie. Pechino,
però, si fida fino ad un certo punto; la Cina vuole anche continuare ad intrattenere
relazioni ottime con gli Stati Uniti. Per cui, diciamo che anche da parte della Cina,
nel rinnovare la partnership con la Russia, c’è però la volontà di non esporsi troppo
e di continuare ad avere buone relazioni anche con gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti
continuano ad essere importanti per la Russia, pure per la volontà della riduzione
degli armamenti: entrambi, per motivi economici, vogliono abbattere i costi delle
spese militari e una via è sicuramente quella di trovare nuovi accordi. Quindi, diciamo
che possono esserci dei conflitti ma possono esserci anche delle convergenze di interessi.