Terremoto in Emilia. Il ministro Severino : anche i detenuti a lavoro per la ricostruzione.
Dall'Ue i primi aiuti
Ancora scosse e tanta paura in Emilia nel giorno del lutto nazionale in ricordo delle
24 vittime del sisma che dal 20 maggio scorso non lascia tranquilla la zona tra Ferrara,
Modena e Mantova. Oggi la visita del sottosegretario di Stato alla Difesa Magri, mentre
in centinaia hanno partecipato ai funerali di don Ivan Martini il sacerdote morto
nel crollo della sua chiesa di Rovereto. Due corone di fiori sono state inviate dal
Quirinale, solidarieta' è stata espressa dal ministro dell'Interno, mentre il guardasigilli
Severino sta valutando l’impiego di parte dei detenuti per la ricostruzione. Il servizio
di Gabriella Ceraso:
La
pioggia battente è la nuova difficoltà per chi sta operando a fianco della gente emiliana
che però non si scoraggia. La constatazione è di Franco Gabrielli capo della Protezione
civile che continua ad ampliare tendopoli e disponibilità alberghiera per gli sfollati,
in numero crescente dato che la terra non si ferma. Tante le scosse di assestamento
dopo quella forte di ieri sera tra Novi di Modena, Concordia e San Possidonio. Impossibile
dire quando lo sciame sismico finirà, affermano gli esperti, ed è per questo che il
bilancio dei danni si aggrava di ora in ora, come dice il Presidente di Cna Emilia
Paolo Cogoni:
"Temiamo che ci siano dalle nove alle diecimila imprese
coinvolte ad oggi. Sto parlando di 25mila posti di lavoro a rischio e di miliardi
di danni"
Non bastano i fondi, anche quelli europei. Ancora Cogoni:
"C'è
bisogno intanto di trovare dei siti industriali al fine di trasferire le produzioni
che sono momentaneamente ferme per i danni. Su questo stiamo agendo. E' chiaro che
le aziende hanno bisogno di rispondere immediatamente e quando questo non avviene
devono rivolgersi altrove. Questo è un rischio pesantissimo. Quindi bisogna tagliare
da subito il patto di stabilità e cominciare, anche gli enti locali, a investire proprio
nei territori".
Quello che non manca invece è la solidarietà da parte
di associazioni, aziende e gruppi di tutta Italia, e nel campo di Finale Emilia, dove
si trova la comunità interetnica più ricca, è fiorito anche un particolare senso di
unità, come testimonia Michele Prosperi attivo nel campo, per l'Ong Save the
Children:
"In realtà le differenze ci sono, a partire dall’alimentazione
e dalle abitudini. Gli spazi delle tende sono ben organizzati ma sono comunque spazi
ristretti. Questo, ovviamente, pone alle persone una sfida particolare dal punto di
vista della comunicazione e dell’integrazione, come anche della condivisione stessa
della situazione. Noi, però, abbiamo notato che a prevalere è sempre un rapporto di
solidarietà e di comprensione".
E a favore delle zone terremotate
si muove anche l’Unione Europea. Da Bruxelles, Salvatore Sabatino
L'Europa
scende in campo per la Romagna, e lo fa concretamente. Cinque miliardi i danni causati
del terremoto, a fronte dei quali la Commissione europea ha deciso di stanziare 200
milioni di euro a fondo perduto. Fondi di solidarietà che serviranno a finanziare
la ricostruzione di strade, ponti, sistemi fognari. Ma la preoccupazione maggiore
riguarda i danni che potrebbero essere causati anche in futuro ad uno dei cuori pulsanti
dell’industria italiana: un distretto che riguarda la ceramica, le tecnologie medicali,
l’industria automobilistica ma, soprattutto, l’agroalimentare. Annunciato, per il
prossimo futuro, lo studio approfondito di interventi concreti di tipo finanziario
per le industrie di Grana Padano e Parmigiano, fortemente danneggiate dal sisma. Seicentomila
forme di formaggio perdute pesano come un macigno sull’economia del territorio. Un’area
che vive anche di turismo: di qui la preoccupazione della Commissione europea di creare
un contatto diretto con i ministeri del Turismo dei 27 Paesi dell’Ue, per spiegare
bene, nei singoli Paesi, che l’area colpita dal sisma non riguarda la riviera romagnola.
Una cattiva informazione in tal senso farebbe crollare le presenze turistiche.
Quella
odierna è una Giornata di lutto nazionale per ricordare, pregare e riflettere. E’
quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Carpi, mons.
Francesco Cavinache stamani ha concelebrato la messa esequiale di don
Ivan Martini, morto martedì scorso in seguito al crollo della chiesa di Rovereto,
mentre cercava di portare in salvo una statua della Madonna:
“Riflettere
sulla fragilità della condizione umana. Io spero che la riflessione sia andata in
questa direzione perché credo che, fino ad adesso, in tanti abbiamo peccato di crederci
onnipotenti oppure che la sofferenza, la disgrazia, il lutto possa sempre capitare
agli altri. Insieme alla riflessione c’è proprio la consapevolezza che, comunque sia,
il Signore rimane con noi: è Colui che è la nostra speranza. Nella sofferenza abbiamo
anche potuto toccare la presenza del Signore e questo ci ha dato grande speranza.
Ai miei sacerdoti ho raccomandato di rimanere ancorati alla preghiera perché è proprio
la preghiera, la comunione con il Signore e l’intimità con Lui che ci permette di
mantenere viva la speranza, di riuscire a trasmettere la dimensione di verità ai nostri
fratelli nella fede e anche a coloro che sono lontani!”.
Mons Cavina, come
ha detto nell'omelia della messa esequiale," don Ivan aveva capito bene il mistero
della morte e della vita spiegato da Cristo":
“L’aveva capito molto bene
e si era impegnato in questo che poi è quello che fa ogni buon cristiano. La nostra
vita è un passaggio qui su questa terra ma proprio perché è un passaggio non è un
passaggio inoperoso. E’ un passaggio operoso, che va vissuto proprio nel servizio,
facendo della propria vita un dono per gli altri, vivendo il comandamento di Gesù:
‘Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito’, che si esprime
proprio nella dimensione della carità che non è solo filantropia ma che nasce proprio
dall’incontro con il Signore che rende viva la nostra vita”.
Per rendere
viva l'Emilia ora è necessaria un'azione immediata....
"Abbiamo bisogno
di vedere che qualcosa sta tornando alla normalità. L’urgenza della ricostruzione
è fondamentale. Io vorrei lanciare anche un appello tramite la Radio Vaticana: chi
avesse strutture prefabbricate che non utilizza e che possono invece essere utili
per la celebrazione dell’Eucaristia, chiedo che possano metterle a disposizione. Vorrei
lasciare anche il mio numero di cellulare: 333-6802072. Chi avesse a disposizione,
ripeto, strutture prefabbricate idonee per la celebrazione dell’Eucaristia e quindi
per riprendere anche la vita liturgica delle parrocchie, se potesse metterle a disposizione,
sarebbe veramente un dono graditissimo perché indispensabile”.