Il responsabile Cei per la famiglia: dal Papa l'abbraccio della Chiesa a chi vive
il dolore della separazione
Le famiglie segnate da “esperienze dolorose di fallimento e di separazione” contino
sul sostegno del Papa e della Chiesa. E’ uno dei messaggi forti lanciati da Benedetto
XVI a Milano, all’Incontro Mondiale delle Famiglie. Sia nella Festa delle Testimonianze
di sabato sera che nella Messa di ieri, il Pontefice ha ribadito che i separati “non
sono ‘fuori” dalla Chiesa, ma piuttosto sono “nel cuore della Chiesa”. Sulle importanti
parole del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato don Paolo Gentili,
direttore dell’Ufficio Cei per la famiglia:
R. – Il Santo
Padre è stato perfettamente nell’orizzonte della verità e della misericordia. Della
verità del Sacramento, che più volte è venuta fuori con parole anche affascinanti;
dall’altra, però, anche sull’inscindibilità del Sacramento riguardo – appunto – ai
divorziati risposati e quindi nella non possibilità di accedere, per chi ha una nuova
unione, alla Comunione e alla Confessione. Direi, però, che è andato un po’ oltre.
Anche quel discorso che aveva già fatto al clero di Aosta, nel luglio del 2005, un
po’ all’inizio del suo Pontificato, incidendo in modo forte anche sulla misericordia
da tenere: una Chiesa che allarga le braccia nella verità e che fa sentire la vicinanza
alle persone che soffrono. In perfetta linea anche con il convegno che abbiamo avuto
recentemente – appena un anno fa, l’estate scorsa – dal titolo: “Luci di speranza
per la famiglia ferita”, da cui sta venendo una grande fecondità.
D. – Anche
senza la ricezione corporale del Sacramento – ha detto il Papa – c’è una comunione
spirituale con Cristo, e far capire questo – ha aggiunto – è importante. Qui c’è un
gran lavoro da fare …
R. – Credo che il lavoro più forte – e lo stiamo verificando
anche con tanti responsabili di coppie di sposi e di sacerdoti – è anche una grande
laboriosità pastorale: far scoprire la Chiesa come vero Corpo di Cristo, per cui anche
tutte le varie presenze che sono la presenza di Gesù nel Vangelo, nell’ascolto delle
Scritture, nella preghiera, nella sofferenza offerta, ma in modo speciale nel Sacramento
di salvezza che è la Chiesa. Per cui vuol dire poter vivere il Corpo di Cristo attraverso
la Chiesa, anche non ricevendolo corporalmente nella Comunione eucaristica. Questo
vuol dire veramente avere chiarezza sulla famiglia di famiglie che è la Chiesa, con
un grandissimo abbraccio del Santo Padre alle persone ferite, che abbiamo sentito,
dicendo di raccogliere quelle lacrime di tante persone che hanno vissuto il fallimento
matrimoniale. E penso, in particolare, anche ai tanti figli, particolarmente provati,
che hanno vissuto il divorzio dei propri genitori.
D. – Molte persone, ferite
da queste situazioni di separazione, sicuramente avranno sentito toccare il proprio
cuore. In questo senso, c’è anche un aspettativa di nuovi frutti, di fecondità dalle
parole del Papa?
R. – Noi stiamo già vedendo questa grande fecondità. Il convegno
nazionale che c’è stato l’anno scorso ha prodotto in autunno la nascita di tanti percorsi
per persone separate o per persone che hanno vissuto il divorzio ed acquisito una
nuova unione. Parliamo qui di fedeli che vivono come divorziati risposati: questo
è il termine importante, nel senso che magari talvolta hanno riscoperto la fede proprio
nella sofferenza di quel fallimento matrimoniale. E allora la ricchezza di questi
percorsi può diventare una vicinanza viva della comunità. Da una parte, il poter condividere
con altri che hanno vissuto la stessa esperienza, dall’altra l’essere guidati – però
– dalla direzione spirituale di sacerdoti profondamente formati per questo, ma anche
e soprattutto da tante coppie di sposi che, pur vivendo in questo momento la fedeltà
al matrimonio, sanno bene che non sono loro i veri autori, ma la grazia dello Spirito
che li accompagna e che va tutti i giorni ri-inondata da una vita veramente cristiana
…