Beatificato in Francia padre Jean-Joseph Lataste, “l’apostolo delle carceri”
Per la terza volta in poco più di un mese, il cardinale Angelo Amato, prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi, si è recato in Francia per presiedere un
rito di Beatificazione in rappresentanza del Santo Padre. Ieri a Besançon, a salire
agli onori degli altari, è padre Jean-Joseph Lataste, domenicano che nella sua pur
breve vita ha dato una fondamentale testimonianza di misericordia e accoglienza del
prossimo. Il servizio di Roberta Barbi:
La chiamata
del Signore si presentò presto nella vita di padre Jean-Joseph Lataste, battezzato
Alcide, ma per un po’ di tempo condusse un’esistenza da laico, pur prestando servizio
caritativo con le Conferenze di San Vincenzo. Fu quando, a breve distanza, morirono
l’amata fidanzata Cecile, la sorella suora e l’anziana nutrice, che Alcide si abbandonò
completamente a Dio e abbracciò la vita religiosa entrando nell’Ordine dei Frati Predicatori,
come ricorda il cardinale Amato:
“Ordinato sacerdote nel 1863,
i pochi anni di ministero – morì infatti nel 1869 a 37 anni - furono dedicati alla
predicazione e alla fondazione di una congregazione religiosa femminile, dedita al
ricupero umano e spirituale delle donne incarcerate”.
Era il 15 settembre
1864 quando padre Lataste entrò per la prima volta nel carcere femminile di Cadillac-sur-Garonne.
Ci andò per obbedienza, senza credere molto in questo apostolato, ma spinto dal suo
folle amore per Dio e per la donna, sia quella pura e innocente che aveva amato nella
sua ex fidanzata, sia per quella peccatrice, ma che poteva essere redenta, come erano
le detenute. Se ne trovò davanti 400 e propose loro di considerarsi come monache di
clausura, separate, come queste, dal mondo, e dalle quali potevano apprendere la gioia
della preghiera. Iniziò con una notte di Adorazione davanti al Santissimo Sacramento,
al quale padre Lataste era particolarmente dedito:
“Il Beato Padre Lataste
fu un uomo eucaristico. Da giovane, a Bordeaux, fu assiduo all’adorazione notturna
del Santissimo Sacramento. Da sacerdote fu promotore della comunione frequente, anche
quotidiana”.
Il giovane frate rimase sconvolto dal raccoglimento delle
detenute e dalla forza della loro fede. Come devoto di Santa Maria Maddalena, era
convinto che Dio non facesse differenza tra le donne innocenti e le peccatrici, ma
che pesasse le anime “solo secondo il peso dell’amore”. Viveva però nella Francia
di forte retaggio giansenista, secondo cui la grazia salvatrice è concessa da Dio
solo ai predestinati dalla sua volontà. Non era possibile, quindi, per quelle ex prostitute,
ergastolane, emarginate, entrare in un convento. Fu così che fondò la Congregazione
delle Suore Domenicane di Betania, dove convivevano ragazze "perbene" ed ex ragazze
di vita, ignorando le une il passato delle altre, contemplando la vita fraterna senza
discriminazioni, dedicando la vita alla preghiera e allo studio, ma anche al servizio
nelle carceri. Tutto ciò, padre Lataste ne era convinto, era possibile grazie alla
forza purificatrice dell’Eucaristia. Il cardinale Amato cita alcune parole
che scrisse in proposito il nuovo Beato:
“Penso che questo sublime sacramento
d'amore non sia stato istituito come ricompensa per le anime pie e ben disposte, ma
anche come un rimedio per distruggere il veleno del male, come una piscina per lavare
le piaghe dell'anima, come un balsamo per guarirle, come un cordiale per ritrovare
la forza e il coraggio di cui abbiamo bisogno”.
Padre Lataste è un precursore
delle idee sull’amore di Dio, espresse da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Dives
in Misericordia”. Per lui la Misericordia era fondamentale, soprattutto se accompagnata
da un attaccamento totale all’Eucaristia:
“Nella Lettera Apostolica di beatificazione,
il Santo Padre Benedetto XVI riscontra tre caratteristiche nella santità eroica del
nostro Beato. Egli fu un infaticabile predicatore della Divina Misericordia, un apostolo
generoso del recupero umano e spirituale delle detenute e un fondatore sapiente della
Congregazione delle Suore Domenicane di Betania”.