Sacerdoti e religiosi, testimoni della bellezza di donarsi a Cristo e alla Chiesa:
così il Papa nel Duomo di Milano
Il Papa ha presieduto questa mattina nel Duomo di Milano l’Ora media con il clero,
i seminaristi e i consacrati. “Ci siamo raccolti in preghiera – ha iniziato così la
sua omelia - rispondendo all’invito dell’Inno ambrosiano dell’Ora Terza: «E’ l’ora
terza. Gesù Signore sale ingiuriato la croce». E’ un chiaro riferimento all’amorosa
obbedienza di Gesù alla volontà del Padre. Il mistero pasquale ha dato principio a
un tempo nuovo: la morte e risurrezione di Cristo ricrea l’innocenza nell’umanità
e vi fa scaturire la gioia. Prosegue, infatti, l’inno: «Di qui inizia l’epoca della
salvezza di Cristo - Hinc iam beata tempora coepere Christi gratia». Ci siamo radunati
nella Basilica Cattedrale, in questo Duomo che è veramente il cuore di Milano. Da
qui il pensiero si estende alla vastissima Arcidiocesi ambrosiana, che nei secoli
ed anche in tempi recenti ha dato alla Chiesa uomini insigni nella santità della vita
e nel ministero, come sant’Ambrogio e san Carlo, e alcuni Pontefici di non comune
statura, come Pio XI e il Servo di Dio Paolo VI, e i Beati Cardinali Andrea Carlo
Ferrari e Alfredo Ildefonso Schuster”.
Benedetto XVI ha rivolto un affettuoso
pensiero di saluto “in modo speciale a quelli che sono malati e molto anziani”. Ha
salutato l’arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, i cardinali Carlo Maria Martini
e Dionigi Tettamanzi, e gli altri cardinali e vescovi presenti.
“In questo
momento – ha sottolineato - viviamo il mistero della Chiesa nella sua espressione
più alta, quella della preghiera liturgica. Le nostre labbra, i nostri cuori e le
nostre menti, nella preghiera ecclesiale, si fanno interpreti delle necessità e degli
aneliti dell’intera umanità. Con le parole del Salmo 118 abbiamo supplicato il Signore
a nome di tutti gli uomini: «Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti … Venga
a me, Signore, la tua grazia». La preghiera quotidiana della Liturgia delle Ore costituisce
un compito essenziale del ministero ordinato nella Chiesa. Anche attraverso l’Ufficio
divino, che prolunga nella giornata il mistero centrale dell’Eucaristia, i presbiteri
sono in modo particolare uniti al Signore Gesù, vivo e operante nel tempo. Il Sacerdozio:
quale dono prezioso! Voi cari Seminaristi che vi preparate a riceverlo imparate a
gustarlo fin da ora e vivete con impegno il tempo prezioso del Seminario! L’Arcivescovo
Montini, durante le Ordinazioni del 1958 così diceva proprio in questo Duomo: «Comincia
la vita sacerdotale: un poema, un dramma, un mistero nuovo … fonte di perpetua meditazione
…sempre oggetto di scoperta e di meraviglia; [il Sacerdozio] è sempre novità e bellezza
per chi vi dedica amoroso pensiero … è riconoscimento dell’opera di Dio in noi» (Omelia
per l’Ordinazione di 46 Sacerdoti, 21 giugno 1958)”.
Ha poi proseguito: “Se
Cristo, per edificare la sua Chiesa, si consegna nelle mani del sacerdote, questi
a sua volta si deve affidare a Lui senza riserve: l’amore per il Signore Gesù è l’anima
e la ragione del ministero sacerdotale, come fu la premessa perché Egli assegnasse
a Pietro la missione di pascere il proprio gregge: «Simone …, mi ami più di costoro?
… Pasci i miei agnelli (Gv 21,15)». Il Concilio Vaticano II ha ricordato che Cristo
«rimane sempre il principio e la fonte della unità di vita dei presbiteri. Per raggiungerla,
essi dovranno perciò unirsi a Lui nella scoperta della volontà del Padre e nel dono
di sé per il gregge loro affidato. Così, rappresentando il Buon Pastore, nell’esercizio
stesso della carità pastorale troveranno il vincolo della perfezione sacerdotale che
realizzerà l’unità nella loro vita e attività» (Decr. Presbyterorum Ordinis, 14)".
"Non c’è opposizione - ha rilevato - tra il bene della persona del sacerdote
e la sua missione; anzi, la carità pastorale è elemento unificante di vita che parte
da un rapporto sempre più intimo con Cristo nella preghiera per vivere il dono totale
di se stessi per il gregge, in modo che il popolo di Dio cresca nella comunione con
Dio e sia manifestazione della comunione della Santissima Trinità. Ogni nostra azione,
infatti, ha come scopo condurre i fedeli all’unione con il Signore e a fare crescere
la comunione ecclesiale per la salvezza del mondo”....
Il Papa ha quindi affermato
che “segno luminoso di questa carità pastorale e di un cuore indiviso sono il celibato
sacerdotale e la verginità consacrata. Abbiamo cantato nell’Inno di sant’Ambrogio:
«Se in te nasce il Figlio di Dio, conservi la vita incolpevole». «Accogliere Cristo
- Christum suscipere» è un motivo che torna spesso nella predicazione del Santo Vescovo
di Milano: «Chi accoglie Cristo nell’intimo della sua casa – egli dice – viene saziato
delle gioie più grandi» (Expos. Evangelii sec. Lucam, V, 16). Il Signore Gesù è stato
la sua grande attrattiva, l’argomento principale della sua riflessione e predicazione,
e soprattutto il termine di un amore vivo e confidente. Senza dubbio, l’amore per
Gesù vale per tutti i cristiani, ma acquista un significato singolare per il sacerdote
celibe e per chi ha risposto alla vocazione alla vita consacrata: solo e sempre in
Cristo si trova la sorgente e il modello per ripetere quotidianamente il «sì» alla
volontà di Dio. «Con quali legami Cristo è trattenuto?» – si chiedeva sant’Ambrogio,
che con intensità sorprendente predicò e coltivò la verginità nella Chiesa, promuovendo
anche la dignità della donna. E rispondeva: «Non con i nodi di corde, ma con i vincoli
dell’amore e con l’affetto dell’anima» (De virginitate, 13, 77). E proprio in un celebre
sermone alle vergini egli disse: «Cristo è tutto per noi: se desideri risanare le
tue ferite, egli è medico; se sei angustiato dall’arsura delle febbre, egli è fonte;
se ti trovi oppresso dalla colpa, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli
è potenza; se hai paura della morte, egli è vita; se desideri il paradiso, egli è
via; se rifuggi le tenebre, egli è luce; se sei in cerca di cibo, egli è nutrimento»
(Ibid., 16, 99)”.
Il Santo Padre ha quindi ringraziato i consacrati per la
loro testimonianza e li ha incoraggiati: “guardate al futuro con fiducia, contando
sulla fedeltà di Dio, che non mancherà mai, e la potenza della sua grazia, capace
di operare sempre nuove meraviglie in noi e con noi. Le antifone della salmodia di
questo sabato ci hanno condotto a contemplare il mistero della Vergine Maria. In essa
possiamo, infatti, riconoscere il «genere di vita verginale e povera che Cristo Signore
si scelse per sé e che la vergine Madre sua abbracciò» (Lumen gentium, 46), una vita
in piena obbedienza alla volontà di Dio. Ancora l’Inno ci ha richiamato le parole
di Gesù sulla croce: «Dalla gloria del suo patibolo, Gesù parla alla Vergine: “Ecco
tuo figlio, o donna”; “Giovanni, ecco tua madre”». Maria, madre di Cristo, estende
e prolunga anche in noi la sua divina maternità, affinché il ministero della Parola
e dei Sacramenti, la vita di contemplazione e l’attività apostolica nelle molteplici
forme perseverino, senza stanchezza e con coraggio, a servizio di Dio e a edificazione
della Chiesa”.
“In questo momento – ha aggiunto - mi è caro rendere grazie
a Dio per le schiere di sacerdoti ambrosiani, di religiosi e religiose che hanno speso
le loro energie al servizio del Vangelo, giungendo talvolta fino al supremo sacrificio
della vita. Alcuni di essi sono stati proposti al culto e all’imitazione dei fedeli
anche in tempi recenti: i Beati sacerdoti Luigi Talamoni, Luigi Biraghi, Luigi Monza,
Carlo Gnocchi, Serafino Morazzone; i Beati religiosi Giovanni Mazzucconi, Luigi Monti
e Clemente Vismara, e le religiose Maria Anna Sala ed Enrichetta Alfieri. Per la loro
comune intercessione – ha concluso - chiediamo fiduciosi al Datore di ogni dono di
rendere sempre fecondo il ministero dei sacerdoti, di rafforzare la testimonianza
delle persone consacrate, per mostrare al mondo la bellezza della donazione a Cristo
e alla Chiesa, e di rinnovare le famiglie cristiane secondo il disegno di Dio, perché
siano luoghi di grazia e di santità, terreno fertile per le vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata”.