2012-06-02 13:26:25

No ad armi in Siria e attenzione ai rifugiati: così mons. Tomasi all'Onu a Ginevra


In Siria cresce l’incubo di una guerra a tutto campo. Lo ha detto l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba in Siria, Kofi Annan, che ha paventato il rischio di un conflitto che metta tutti contro tutti. Un timore espresso anche dall’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi che ha condannato l’escalation di violenza nel paese durante il suo intervento davanti all’assemblea che ha approvato una risoluzione di condanna della violenza e di appoggio al piano di pace proposto da Kofi Annan. Fausta Speranza ha intervistato mons. Silvano Maria Tomasi:RealAudioMP3

R. – Il Consiglio dei diritti umani ha convocato una sessione speciale ed ha fatto passare una risoluzione purtroppo non all’unanimità: Federazione russa, Cina e Cuba si sono opposte, ma la stragrande maggioranza del Consiglio vede l’urgenza di terminare immediatamente gli attacchi contro i civili siriani, di tornare al dialogo e di cercare una strada pacifica per risolvere le difficoltà esistenti. Per questo si insiste sul fatto che l’inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Kofi Annan, possa attuare il piano di riappacificazione e di riconciliazione che ha proposto. Inoltre, il Consiglio dei diritti umani chiede che ci sia la possibilità, per una Commissione d’inchiesta, di entrare nel Paese ed analizzare esattamente lo stato della situazione, soprattutto sul piano dei diritti umani. Non è facile puntare il dito ed indicare dove si trova la piena responsabilità dell’ultimo eccidio avvenuto ad Hula, perché, secondo le diverse letture date dal governo o dagli insorti, si hanno delle visioni un po’ differenti. La cosa importante è bloccare l’escalation di questa violenza: non bisogna far entrare nuove armi, c'è il rischio di far scoppiare una guerra civile, perché questa porterebbe ad un completo disastro e ad una grave destabilizzazione, per cui servirebbero anni prima di ritornare ad una convivenza normale e pacifica.

D. – Lei, nel suo intervento, ha ricordato anche la questione dei rifugiati...

R. – Mi sembra molto importante, in questo momento, non dimenticare i rifugiati. Si tratta di iracheni – molti dei quali anche cristiani – che hanno trovato un primo asilo in Siria e dei rifugiati che sono dovuti fuggire dalla Siria e che ora si trovano in Turchia, in Libano o in altri Paesi. In questi momenti di tragedia e di guerra - perché si tratta di un conflitto armato davvero molto pesante - le vittime sono spesso famiglie intere o persone che si ritrovano a perdere la propria casa ed il lavoro. Tra l’altro si tratta di quelle persone che hanno meno potere di influenzare la soluzione di questi conflitti. La comunità internazionale, le organizzazioni caritative ed il volontariato hanno quindi un dovere speciale nell’assistere queste persone e nel cercare di aiutarle.

D. – Da parte del Papa tornano i ripetuti appelli in favore della Siria...

R. – Sì. Anche il Santo Padre, come il resto della comunità internazionale, è molto preoccupato: prima di tutto perché c’è il rischio di destabilizzare un Paese che si trova al centro del Medio Oriente - e quindi con conseguenze in altri Paesi -, e poi perché il modello di convivenza delle minoranze in Siria dovrebbe poter funzionare e dare un esempio per cui, nonostante le diversità religiose ed etniche, si può convivere e costruire un progetto comune di Stato.







All the contents on this site are copyrighted ©.