Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella Domenica della Santissima Trinità, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui Gesù risorto appare ai discepoli in Galilea. Alcuni, però, continuano a dubitare.
Il Signore dice:
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo».
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia
spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Oggi un testo
di addio, che è insieme un nuovo inizio: Gesù risorto si avvicina ancora una volta
ai suoi discepoli; e, nonostante la loro fede sia fragile, e li invia per un grande
compito: far conoscere ai popoli da dove viene la vita, la felicità, la speranza.
Una conoscenza che diventa “immersione” (è il senso in greco del battesimo) nella
vita, nella felicità, nella speranza. Annuncio e dono, presenza e pienezza: la Trinità
intera abita in noi fin da quando siamo battezzati. Mistero grande, che percorre anima
e corpo, strade e giorni: non si tratta di parole, ma di un’arte nuova del vivere,
una sorgente che tutto plasma e trasforma. “Il Signore Dio è lassù nei cieli e quaggiù
sulla terra”, dice oggi Mosè agli israeliti. Adoriamo questa presenza così vicina
e impegnativa: con una condotta di bontà e di santità, profonda adorazione e gioiosa
confidenza. È il Dio della vita e della comunione che abita in noi, Dio che è Padre
e Figlio e Spirito d’amore. Diceva sant’Agostino: “Ecco sono tre: l’Amante, l’Amato,
l’Amore”. Non sciupiamo con le nostre meschinità questa parola preziosa: amore. È
divina, è l’essenza stessa di Dio, è la nostra stella di vita. Dio è amore, pieno,
vivo, totale, eterno.