2012-06-01 14:33:37

Terremoto in Emilia: l'impegno della Chiesa, di Caritas e del Movimento cristiano lavoratori


“Ce la faremo”. E’ l’incoraggiamento lanciato alle popolazioni terremotate dell’Emilia, dal capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, nel messaggio per la festa della Repubblica di domani. Ribaditi vicinanza e impegno ad una terra che ha perso vite e patrimonio e che Napolitano visiterà il 7 giugno prossimo. Intanto, le scosse proseguono e la paura cresce anche per gli episodi di sciacallaggio, segnalati nelle strade e sul mercato con la speculazione alle aziende danneggiate. Ma la macchina della solidarietà è sempre più efficace. Un nuovo sostegno arriva dalla Cei e anche l’Ue promette fondi alle imprese. Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

La terra trema ancora in Emilia, fino a questa mattina più di 30 scosse. La gente resta fuori di casa. Oltre alla tendopoli, sceglie di dormire in macchina. 30mila le richieste di verifiche di agibilità. Intanto fuori uso circa 200 scuole, disabitati i principali borghi. A fare paura oggi anche gli episodi di sciacallaggio su cui sta indagando la Procura di Bologna. “Non mancheranno impegno e solidarietà dello Stato dopo questo dolore”, promette oggi Napolitano, ma tra la gente, grazie al volontariato, questo già si sperimenta. La testimonianza di Ferruccio Ferrante, responsabile comunicazione Caritas, che ha avviato una grande raccolta di fondi:

“Domenica 10 giugno, Corpus Domini, è stata indetta dalla Conferenza episcopale italiana, in tutte le chiese una colletta straordinaria i cui proventi verranno poi destinati alle Caritas attive sul territorio. L’attività principale è stata, da subito, quella dell’ascolto per dare alle persone la possibilità di sfogarsi, di relazionarsi. Poi gli aiuti immediati. Ma soprattutto si richiederà una presenza a medio e lungo termine per la ricostruzione del tessuto socio-economico, ma anche per la riaggregazione della comunità”.

“Occorre al più presto far partire le attività produttive" a fronte di 5 miliardi di euro di perdite e di 13mila posti di lavoro a rischio, sottolinea Mario Bortolotti presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl):

“Bisogna riportare i capannoni e soprattutto le macchine, alle attività produttive. Questo è sicuramente l’aspetto più grave perché richiede dei tempi certamente non brevi, mentre invece le attività produttive hanno delle tempistiche strettissime”.

Intanto c’è chi, pur avendo perso tutto col sisma, lavorano per i più deboli. E’ il caso di don Ferdinando Gallerani, parroco di Mirabello:

“La mia chiesa è distrutta, è crollata. Adesso stiamo pensando ai bambini, all’asilo. Le scuole sono state già chiuse quindi siamo qui per mettere in ordine. Abbiamo allestito una tenda, affinché i genitori possano andare a lavorare ed affidare i bambini alle suore per farli giocare e tenerli occupati con diverse attività. Insieme al Comune, abbiamo sistemato gli anziani della nostra casa di riposo. Si fa quello che si può”.







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