Terremoto in Emilia: l'impegno della Chiesa, di Caritas e del Movimento cristiano
lavoratori
“Ce la faremo”. E’ l’incoraggiamento lanciato alle popolazioni terremotate dell’Emilia,
dal capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, nel messaggio per la festa della
Repubblica di domani. Ribaditi vicinanza e impegno ad una terra che ha perso vite
e patrimonio e che Napolitano visiterà il 7 giugno prossimo. Intanto, le scosse proseguono
e la paura cresce anche per gli episodi di sciacallaggio, segnalati nelle strade e
sul mercato con la speculazione alle aziende danneggiate. Ma la macchina della solidarietà
è sempre più efficace. Un nuovo sostegno arriva dalla Cei e anche l’Ue promette fondi
alle imprese. Gabriella Ceraso:
La terra trema
ancora in Emilia, fino a questa mattina più di 30 scosse. La gente resta fuori di
casa. Oltre alla tendopoli, sceglie di dormire in macchina. 30mila le richieste di
verifiche di agibilità. Intanto fuori uso circa 200 scuole, disabitati i principali
borghi. A fare paura oggi anche gli episodi di sciacallaggio su cui sta indagando
la Procura di Bologna. “Non mancheranno impegno e solidarietà dello Stato dopo questo
dolore”, promette oggi Napolitano, ma tra la gente, grazie al volontariato, questo
già si sperimenta. La testimonianza di Ferruccio Ferrante, responsabile comunicazione
Caritas, che ha avviato una grande raccolta di fondi:
“Domenica 10 giugno,
Corpus Domini, è stata indetta dalla Conferenza episcopale italiana,
in tutte le chiese una colletta straordinaria i cui proventi verranno poi destinati
alle Caritas attive sul territorio. L’attività principale è stata, da subito, quella
dell’ascolto per dare alle persone la possibilità di sfogarsi, di relazionarsi. Poi
gli aiuti immediati. Ma soprattutto si richiederà una presenza a medio e lungo termine
per la ricostruzione del tessuto socio-economico, ma anche per la riaggregazione della
comunità”.
“Occorre al più presto far partire le attività produttive" a
fronte di 5 miliardi di euro di perdite e di 13mila posti di lavoro a rischio, sottolinea
Mario Bortolotti presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl):
“Bisogna
riportare i capannoni e soprattutto le macchine, alle attività produttive. Questo
è sicuramente l’aspetto più grave perché richiede dei tempi certamente non brevi,
mentre invece le attività produttive hanno delle tempistiche strettissime”.
Intanto
c’è chi, pur avendo perso tutto col sisma, lavorano per i più deboli. E’ il caso di
don Ferdinando Gallerani, parroco di Mirabello:
“La mia chiesa è
distrutta, è crollata. Adesso stiamo pensando ai bambini, all’asilo. Le scuole sono
state già chiuse quindi siamo qui per mettere in ordine. Abbiamo allestito una tenda,
affinché i genitori possano andare a lavorare ed affidare i bambini alle suore per
farli giocare e tenerli occupati con diverse attività. Insieme al Comune, abbiamo
sistemato gli anziani della nostra casa di riposo. Si fa quello che si può”.