2012-06-01 15:26:42

Nuove stragi in Iraq. A Baghdad, la sfida del diritto umanitario


Non si arrestano gli attentati in Iraq. Nelle ultime 24 ore oltre 20 persone sono rimaste vittime di nuove stragi in varie città del Paese, circa 60 i feriti. In questo scenario proseguono le gare per l’appalto dello sfruttamento petrolifero, ieri un gruppo guidato dalla compagnia russa Lukoil, insieme al partner giapponese Inpex Corporation si è aggiudicata un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar, nel Sud del Paese. Il servizio di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

La violenza non abbandona l’Iraq. Secondo dati ufficiali nel mese di aprile, 126 persone sono morte a causa di azioni dei terroristi. E non calano le tensioni politiche, in particolare per il processo in corso a Baghdad, contro il vice presidente sunnita Tareq al Hashemi, appartenente allo schieramento rivale del premier sciita Maliki e accusato di avere “commissionato” alle sue guardie del corpo atti di terrorismo. Nonostante tutto però si continua ad alimentare la speranza per il futuro del Paese. Eco positiva sta avendo il documento firmato a Kirkuk, nel nord del Paese, a fine aprile - da oltre 50 intellettuali, leader politici e religiosi iracheni, durante il convegno: "Costruire ponti per la pace", promosso dal locale arcivescovado caldeo. Un documento che afferma la volontà di convivenza, rispetto e dialogo. E a tracciare linee in questa direzione c’è anche l’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, con sede a Sanremo, che in questi giorni proprio a Baghdad ha avviato il quarto corso sui diritti umani e diritto internazionale umanitario. Ai nostri microfoni il responsabile comunicazione e assistente al segretario generale, Gianluca Beruto:

R. – Questo progetto consiste in un corso di formazione per circa 40 esperti, consiglieri giuridici, funzionari governativi di varie sezioni del Ministero degli esteri, del Ministero degli interni e di quello che tutela la donna. Tutti loro apprenderanno le nozioni fondamentali del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Temi che sono di fondamentale importanza in uno scenario sempre più caratterizzato da violazioni in questo senso: creare una consapevolezza, promuovere un dialogo più che l’utilizzo della forza armata – sebbene questa, purtroppo, a volte sembri inevitabile – è molto importante.

D. – Gli iracheni stessi come vedono questa iniziativa?

R. – Sono entusiasti di poter beneficiare di programmi di questo genere. La stessa Nato opera nel campo del training: la Nato Training Mission in Iraq (Ntm-I) opera nel campo della formazione in senso lato e quindi non soltanto nel settore "specifico" del diritto umanitario, ma anche nella promozione di progetti volti all’educazione scolastica, di progetti che mirano alla promozione di capacità anche pratiche di professioni e quindi lo sviluppo di progetti nel campo dell’agricoltura, nel campo della medicina… Quindi la formazione, in ogni senso, è importante in questi Paesi in transizione, che passano da una situazione di piena conflittualità ad una situazione di relativa stabilità. L’iniziativa dell’Istituto internazionale di diritto umanitario (resa possibile grazie agli sforzi del Ministero degli esteri italiano ed all’ambasciata in Iraq) s’inquadra, dunque, in un processo portato avanti dalle organizzazioni internazionali quali la Nato, le Nazioni Unite e gli stessi governi. Importante è che ci siano attività volte alla diffusione, alla promozione e alla formazione di tutti coloro che sono coinvolti, in qualche modo, ad operare nelle istituzioni preposte anche alla salvaguardia dei diritti fondamentali.

In questo quadro complesso si tratta anche per l’oro nero, continuano a Baghdad le gare per ottenere gli appalti per lo sfruttamento petrolifero. Si stima che nel Paese risieda la quarta riserva di greggio al mondo. Ieri, nella quarta sessione, un gruppo guidato dalla compagnia russa "Lukoil" ha ottenuto, insieme al partner giapponese "Inpex Corporation", un lotto di 5.500 km quadrati nelle province di Muthanna e Dhi Qar, nel Sud del Paese. Dei 12 blocchi un altro è andato alla "Pakistan Petroleum" e un altro ancora ad un consorzio che vede riunite aziende del Kuwait, Turchia ed Emirati Arabi. Grande esclusa la statunitense "ExxonMobil", che avrebbe già concluso accordi con il Kurdistan. E mentre il ministro del Petrolio, Abdul Kareem Luaibi, ha dichiarato ai giornalisti che l'Iraq ha iniziato a preparare la quinta tornata di gare che sarà lanciata nei prossimi mesi, si apprende che saranno circa 60 i lotti di prospezione già disponibili per l’appalto.







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