A Milano la Chiesa attenta anche alle coppie separate
Partecipa all’incontro mondiale di Milano anche l’Associazione Famiglie Separate Cristiane.
Al vicepresidente Emanuele Scotti, Antonella Palermo ha chiesto quanta
attenzione c’è oggi da parte della Chiesa nei confronti delle coppie separate:
R. – La Chiesa
ha affrontato l’argomento a livello dottrinale già da molto tempo: il direttorio di
pastorale familiare, nel 1993, aveva affrontato questa problematica nel capitolo settimo
e lo aveva fatto in maniera molto approfondita. Purtroppo, per molto tempo, le iniziative
che concretamente era auspicabile nascessero a seguito di queste indicazioni non sono
state sviluppate, ma da qualche anno c’è sicuramente una grande attenzione ed una
tendenza come anche una messa in pratica di principi di accoglienza nella verità.
Restando quindi nel principio dell’indissolubilità sacramentale – che è un elemento
che non può essere messo in discussione -, c’è una grande attenzione ed una grande
apertura verso l’accoglienza alle persone che hanno vissuto e vivono tutt’ora questo
dramma, nella coscienza – com’è stato detto e ricordato anche nella lettera del cardinale
Tettamanzi: il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito – di queste situazioni, nella
verità dei principi.
D. – A questo proposito di recente è nato un Osservatorio
sulle famiglie ferite, che è espressione della Consulta nazionale di pastorale familiare
della Cei, è così?
R. – Sì. E’ nato dopo il Convegno di Salsomaggiore del giugno
2011, che è stato il primo Convegno della Pastorale familiare nazionale che ha messo
esplicitamente a tema la problematica delle famiglie separate. E’ nato un gruppo di
lavoro interno alla Consulta con la finalità di monitorare e di osservare lo sviluppo
delle iniziative pastorali specifiche rivolte alle persone separate e divorziate.
In modo particolare, le iniziative che rileviamo e intendiamo rilevare sono quelle
che hanno un carattere di continuità e di permanenza, quindi non parliamo di singoli
convegni, serate o incontri, che sono naturalmente molti di più rispetto a quelli
che potremmo rilevare, ma ci limitiamo a queste – peraltro più significative – iniziative
che hanno questi caratteri di continuità nel tempo. E sono molte: si stanno sviluppando
un po’ in tutta Italia e, dato che il fenomeno, almeno fino a qualche anno fa, era
localizzato prevalentemente nel centro-nord, la maggior parte delle iniziative erano
originarie di questa zona, anche se il tutto si sta espandendo ed omogeneizzando sostanzialmente
su tutto il territorio nazionale. Oggi, quindi, nascono iniziative pastorali un po’
ovunque.
D. – Tra le famiglie separate c’è, secondo lei, abbastanza informazione
su questo movimento che la Chiesa sta cercando di attuare ed anche maggiore disponibilità
al confronto verso di loro?
R. – Questo è sicuramente un terreno sul quale
c’è ancora molto lavoro da fare. Molto si sta facendo e molto si è ottenuto, ma certamente,
a livello di informazione e comunicazione, c’è ancora da fare: sussiste ancora molta
disinformazione come anche molti equivoci, che bloccano un po’ l’avvicinamento delle
persone a queste iniziative, che invece potrebbero rivelarsi molto utili per la persona
stessa, per ‘ritornare a camminare’ e a rimanere ancorati alla Chiesa tramite il rapporto
con il Signore.