2012-05-31 07:42:27

Terremoto in emilia. Il Papa chiede solidarietà. Lunedì 4 giugno lutto nazionale


Il Papa si stringe alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma. All’udienza generale Benedetto XVI ha rivolto un appello agli italiani chiedendo il loro sostegno a favore dei terremotati. Intanto continua a tremare la terra nelle province dell’Emilia colpite dal terremoto. Nella notte e all’alba decine di scosse, la più forte di magnitudo 3.6 intorno alle 6.20 di questa mattina. E’ salito intanto a 17 il bilancio delle vittime e a 16 mila il numero degli sfollati nei nove campi allestiti dalla Protezione civile. Lunedì 4 giugno sarà lutto nazionale: lo ha stabilito ieri il Consiglio dei ministri, che ha varato alcune misure per fronteggiare l’emergenza. Servizio di Giampiero Guadagni RealAudioMP3

Sospensione sino a fine anno delle rate dei mutui. E fino al 30 settembre di tutti i contributi fiscali: Irpef, Iva, Imu. Sono alcune delle decisioni adottate ieri dal Consiglio dei ministri a favore delle province emiliane colpite dal sisma, per le quali è stata disposta la deroga al patto di stabilità. Nessuno lascerà solo nessuno, assicura il premier Monti. A copertura degli interventi previsti ci sarà un aumento di due centesimi delle accise su carburanti e benzina. E saranno utilizzati i fondi resi disponibile dalla spending review, la revisione della spesa. Aiuti arriveranno anche da Bruxelles, come ha assicurato il presidente della Commissione europea Barroso. Ieri intanto è stato trovato il corpo di un altro operaio travolto nel crollo di un’azienda tra Midolla e Mirandola, nel modenese, uno degli epicentri del sisma di martedì scorso. La procura di Modena ha aperto un'inchiesta, per verificare in particolare i motivi dei crolli delle strutture industriali di recente costruzione. Da parte sua il capo dello Stato Napolitano ha sottolineato l'inadeguatezza delle politiche di prevenzione. E al termine di un vertice con il premier Monti e i presidenti di Senato e Camera Schifani e Fini, Napolitano ha confermato che la rassegna militare per la festa del 2 giugno ci sarà, ma improntata alla massima sobrietà, senza ad esempio l’esibizione delle Frecce tricolori.

Dunque il Papa ieri ha rivolto il proprio pensiero alle persone colpite dal sisma. Di seguito le sue parole dall’udienza generale:

“Il mio pensiero va ancora una volta alle care popolazioni dell’Emilia, colpite da ulteriori forti scosse sismiche, che hanno causato vittime e ingenti danni, specialmente alle chiese. Sono vicino con la preghiera e l’affetto ai feriti, come pure a coloro che hanno subito disagi, ed esprimo il più sentito cordoglio ai familiari di quanti hanno perso la vita. Auspico che con l’aiuto di tutti e la solidarietà dell’intera Nazione possa riprendere al più presto la vita normale in quelle terre così duramente provate”.

Tra le vittime della nuova scossa c’è anche il parroco della frazione di Rovereto nel comune di Novi di Modena, don Ivan Martini, che voleva portare fuori dalla chiesa la statua della Madonna perché fosse vicina agli sfollati. Ingenti i danni al patrimonio culturale e religioso al tessuto produttivo dell’Emilia. E’ quanto sottolinea, al microfono di Luca Collodi, il vescovo della diocesi di Carpi, mons. Francesco Cavina:

R. – La diocesi di Carpi era già stata colpita, solo che i giornali non ne avevano parlato affatto perché non c’erano stati morti. Soprattutto per quanto riguarda gli edifici di culto, con le scosse di ieri, siamo a venti chiese distrutte e tutte le altre sono inagibili. Questo è un danno gravissimo per la vita di queste comunità, perché la parrocchia rappresenta l’unico punto di aggregazione da una punto di vista sociale e non solo come sede. Ed è necessario partire immediatamente per la ricostruzione, perché altrimenti, queste comunità corrono veramente il rischio di smarrirsi, di perdere se stesse. Quindi, chiedo veramente che ci si affretti nel mettere in opera la ricostruzione.

D. – Mons. Cavina, avete fiducia nell’operato dello Stato per la ricostruzione?

R. - Non possiamo fare altro, perché l’economia è in ginocchio, le aziende sono crollate, per cui non c’è più nulla; resistono le case, però i danni morali e materiali sono veramente incalcolabili. Tra l’atro, la gente vive nella paura, perché queste scosse non finiscono mai. Chiediamo l’aiuto a tutti per quanto è possibile.

D. - È doveroso il ricordo di don Ivan vittima di un crollo mentre cercava di salvare una statua della Madonna...

R. - Era un parroco molto zelante, e molto amato dalla propria gente. Tanto è vero che quando sono andato sul posto, la gente esprimeva tutto il proprio dolore, lo sconcerto, dicendo: “E adesso come faremo senza don Ivan?” Queste, sono parrocchie dove la figura del parroco, gioca ancora un ruolo importante come punto di riferimento e di aggregazione delle persone. Questo me lo dicevano anche le persone non credenti che hanno espresso la loro sofferenza per questo grave incidente.

D. - La macchina dei soccorsi è soddisfacente?

R. - La Protezione civile, i Vigili del Fuoco sono veramente encomiabili. Ho incontrato vigili e membri della Protezione civile, che non chiudevano occhio da tre giorni, medici dell’ospedale che hanno evacuato l’ospedale di Carpi a rischio della propria vita. Queste continue scosse iniziano veramente a mettere a dura la resistenza fisica e psichica. Per cui avremo proprio bisogno di vedere dei segni concreti, per dire: “si ricomincia daccapo, si ricomincia a ricostruire, e soprattutto a mettere in sicurezza tante opere e tante chiese, che corrono il rischio di crollare”. Il Duomo di Carpi è gravemente danneggiato, la cupola corre il rischio di crollare, il Palazzo vescovile è totalmente inagibile, quindi anche io mi trovo fuori casa. Bisogna ricominciare, ma subito.

D. – Mons. Cavina, come possiamo aiutarvi?

R. - L’idea che mi era venuta, proprio per sostenere le nostre comunità parrocchiali è questa: se ci fossero parrocchie in Italia che vogliono fare un gemellaggio con le nostre di Carpi come segno di solidarietà, giovani che vengono qui per rianimare in nostri giovani -non subito ma una volta che queste scosse saranno finite- sarebbe, per me un aiuto enorme perché aiuterebbe la ricostruzione spirituale e morale delle persone, soprattutto dei giovani. L’altro aspetto è quello più materiale: anche un centesimo, offerto, può aiutarci nella ricostruzione, perché è quello che dobbiamo iniziare a fare senza troppi ritardi e senza troppe burocrazie. Vorrei ringraziare la Segreteria di Stato della Santa Sede, perché ho ricevuto veramente tanti attestati di solidarietà. Fino a tre mesi fa, ho lavorato lì, e quindi volevo veramente esprimere la gratitudine a tutti gli amici, ai vescovi, ai cardinali che mi hanno contattato per esprimere la loro vicinanza.

A divampare ora è la polemica sui capannoni crollati per il sisma e sotto le cui macerie sono morti diversi operai. L’accusa è che siano stati costruiti senza aver tenuto conto delle norme antisismiche. A rispondere è stato il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha definito artificiosa la polemica: i capannoni, ha detto, erano nella assoluta normalità e la zona non era classificata come particolarmente sismica. Federico Piana ha intervistato il geologo emiliano Paride Antolini:

R. – Prima del 2003 queste zone non erano classificate come sismiche, quindi si costruiva con determinati criteri. Successivamente al 2003, a queste aree è stato riconosciuto un determinato rischio. Bisogna poi vedere quando è stato costruito un edificio, prima o dopo, e se quando è stato costruito ha rispettato tutte le norme e così via. Adesso si può dire sicuramente che con il decreto ministeriale del 2008, quando si costruisce, tutti i progetti in Emilia Romagna vengono attentamente vagliati, curati e quindi se ci sono degli errori vengono rilevati. Poi, quando succedono queste disgrazie – che siano frane, dissesti idrogeologici o terremoti – e avviene un evento luttuoso, finito l’evento dobbiamo chiederci: “Ma è stato fatto tutto?”

D. – Dobbiamo in qualche modo trovare una soluzione per queste costruzioni?

R. – Il patrimonio edilizio italiano, le case dove tutti noi abitiamo, sono case, nella stragrande maggioranza dei casi, in percentuale, vecchie: risalgono ai decenni passati. Gran parte è dovuta alla nuova edificazione del Dopoguerra, per cui ci troviamo con un patrimonio costruito in fretta negli anni del boom, in cui non si guardava tanto per il sottile. Vogliamo salvaguardare le vite? Fermiamoci un attimo sul nuovo e guardiamo l’esistente.







All the contents on this site are copyrighted ©.